mercoledì 7 luglio 2010

Domenica VII dopo Pentecoste - 11 luglio 2010

Domenica VII dopo Pentecoste - 11 luglio 2010

LETTURA
Lettura del libro di Giosuè 24, 1-2a. 15b-27

In quei giorni. Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo: «Sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore». Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano la terra. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio». Giosuè disse al popolo: «Voi non potete servire il Signore, perché è un Dio santo, è un Dio geloso; egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati. Se abbandonerete il Signore e servirete dèi stranieri, egli vi si volterà contro e, dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi annienterà». Il popolo rispose a Giosuè: «No! Noi serviremo il Signore». Giosuè disse allora al popolo: «Voi siete testimoni contro voi stessi, che vi siete scelti il Signore per servirlo! ». Risposero: «Siamo testimoni! ». «Eliminate allora gli dèi degli stranieri, che sono in mezzo a voi, e rivolgete il vostro cuore al Signore, Dio d’Israele!». Il popolo rispose a Giosuè: «Noi serviremo il Signore, nostro Dio, e ascolteremo la sua voce!». Giosuè in quel giorno concluse un’alleanza per il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem. Scrisse queste parole nel libro della legge di Dio. Prese una grande pietra e la rizzò là, sotto la quercia che era nel santuario del Signore. Infine, Giosuè disse a tutto il popolo: «Ecco: questa pietra sarà una testimonianza per noi, perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha detto; essa servirà quindi da testimonianza per voi, perché non rinneghiate il vostro Dio».

COMMENTO
Giosuè ha sostituito Mosè alla guida del popolo, dopo essere stato il suo giovane aiutante nel peregrinare nel deserto (Es 33,11); alla morte di Mosè, aveva preso il suo posto per “realizzare” la conquista della terra promessa. Giosuè era diventato la concreta testimonianza di una storia di popolo che ormai stava perdendo la memoria poiché le vecchie generazioni, anche quelle che avevano avuto testimonianze dalle proprie famiglie, erano finite.
Così Giosuè, «ormai vecchio e molto avanti negli anni» (Gs 23,1), compie il rinnovamento dell’Alleanza che già Mosè, ormai vicino alla morte, aveva celebrato a Moab, prima che il popolo, diretto da Giosuè, passasse il Giordano. E, con la medesima celebrazione nella terra ormai conquistata, al centro del territorio, a Sichem, viene sancita la scelta fondamentale (di questa celebrazione v’è un anticipo qualche capitolo prima, in Gs 8,30-35).
Il testo, che oggi abbiamo letto, mentre non riporta una prima parte (dai vv 3-14) in cui Giosuè sintetizza la storia di questo popolo, da Abramo fino ai giorni dell’insediamento in Canaan, ci conduce alla concretezza di una scelta del Dio che ha accompagnato. Tutto il popolo di Israele è invitato a riflettere e a scegliere. Esso può contare su una catena di testimonianze, appena enunciate, che traccia
un itinerario di secoli, percorso dall’assistenza del Signore in cui Giosuè crede: gente dispersa e schiava è diventata un popolo. E il Dio che è intervenuto è stato un Dio ignoto fino al tempo della liberazione dall’Egitto. Egli si svelò e fu conosciuto proprio per il suo inatteso interessamento e quindi per la potenza del suo intervento assolutamente imprevedibile.
Prima di loro gli dei del culto dei padri erano stati quelli della terra che abitavano. Ma chi ha salvato questo popolo è stato un Dio che Giosuè, personalmente, aveva sperimentato nonostante l'insufficienza della forza umana. L’intervento gratuito di Dio gli ha aperto gli occhi per cui, dichiara, lui e la sua gente hanno deciso di “servire il Signore”, ovvero di avere il Signore come unico punto di
riferimento, religioso, morale.
Anche il popolo accetta di essere destinatario, in prima persona, dei fatti passati di salvezza che si prolungano nella propria storia. E se Giosuè ricorda le conseguenze impegnative, facendo presente che tradire un’alleanza è più grave di non averla mai sancita, il popolo accetta insieme la propria storia e le scelte passate che continuamente si compiono.
In ogni messa noi ripetiamo, proclamando il CREDO, la stessa adesione nell’unico Dio uno e trino che ci ha creati, ci ha amati fino alla morte e ci ha alimentato di verità e grazia. Noi ripetiamo insieme, “nella nuova ed eterna Alleanza”, come un popolo fatto uno dalla fede, unanimemente, la scelta fatta 2000 anni fa dalla prima comunità cristiana e ripetuta lungo i secoli, pur tra tutte le traversie, le
sconfitte e i tradimenti.


SALMO
Sal 104 (105)

® Serviremo per sempre il Signore, nostro Dio.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto. ®

È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco. ®

Ha fatto uscire il suo popolo con esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia.
Ha dato loro le terre delle nazioni
e hanno ereditato il frutto della fatica dei popoli,
perché osservassero i suoi decreti
e custodissero le sue leggi. ®

EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 1, 2-10

Fratelli, rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione: ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene. E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia. Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 6, 59-69

In quel tempo. Il Signore Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il santo di Dio».

COMMENTO
Questo testo è la conclusione del discorso sul pane, che occupa tutto il cap. 6, fatto nella sinagoga di Cafarnao, sviluppo e spiegazione del gesto dei pani che sono stati spezzati per 5000 persone al di là del lago.
Il filo logico è molto complesso e molto tortuoso. Gli ascoltatori sono stati condotti dallo stupore del pane distribuito, a chiedersi se Gesù poteva diventare un condottiero che libera Israele.
Poi sono stati condotti alla ricerca del significato del seguire Gesù e quindi ad intravedere in Lui il vero dono di Dio di cui la manna nel deserto era, semplicemente insieme, un gesto di misericordia ma anche un segno.
Poi sono stati condotti ad accettare che solo in Gesù esiste il vero rapporto con il
Padre. Infine si sono sentiti dire che devono entrare in una comunione con Gesù così intima e così profonda da assomigliare al rapporto tra chi mangia e ciò che si mangia.
Gli ascoltatori hanno tentato inizialmente di accogliere le proposte di Gesù, hanno cominciato a reagire quando si sono resi conto che addirittura ci si contrapponeva a Mosé, hanno avuto il coraggio di resistere fino in fondo, quando il Signore ha parlato di: "mangiare il mio corpo e bere il mio sangue". Ma, alla fine, la maggior parte, “ molti dei suoi discepoli", stupiti di tali assurdità, al limite
dell'eresia, hanno abbandonato Gesù, pur essendo stati suoi ammiratori entusiasti.
Pur nella difficoltà le persone che lo hanno ascoltato fino alla fine si rendono conto che Gesù sta esigendo da loro un rapporto essenziale e unico. E si rendono anche conto, pur non comprendendo pienamente, che Gesù li chiama al suo stesso destino, ad un progetto di vita che ha bisogno di essere riletto alla luce dello Spirito. Tutto ciò che hanno ascoltato non va riletto secondo la carne, che in
questi casi "non giova a nulla" e che anzi fa irrigidire, scoraggia, annebbia la lettura della Parola di Dio e fa allontanare. Gesù garantisce che lo Spirito è capace di dar loro la vita, che lo Spirito viene dal Padre e rende capaci di immettersi nella fede in Gesù.
Il confronto tra la carne e lo Spirito, il confronto tra la fede e l'abbandono, il confronto tra il mangiare con Lui o il lasciarlo: la conclusione di questo testo ci rimanda alla Eucaristia, alla possibilità di seguirlo mangiando insieme con Lui o di abbandonarlo, al segno della comunione o al segno del rifiuto.
Il gioco tra parola di Gesù, esigente e irreversibile, e la libertà che ci riconosce, in questo testo, pur drammatico, si conclude, da parte dei dodici in una fiducia incondizionata in Gesù, pur nella testimonianza di una incapacità a comprendere fino in fondo.
Perciò l'Eucaristia non è il dono per i santi, ma è il viatico per i poveri e Gesù lo ha ripetuto con chiarezza. Essa è “il sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati" (Matteo 26,27-28).
Gesù chiede ai 12 e chiede anche a noi se vogliamo trovare altri punti di riferimento nella nostra vita.
Pietro, a nome di tutti, risponde: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna».
Così questa liturgia
- incomincia con la responsabilità di un'alleanza con il Signore che libera,
- continua con lo sguardo stupito di quanto il Signore sa moltiplicare i suoi doni per tutti,
- conclude nella fiducia di essere radunati e accolti, se ci fidiamo, anche se peccatori poveri.

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