mercoledì 26 gennaio 2011

domenica della santa famiglia

Domenica, 30 Gennaio 2011
S. FAMIGLIA DI GESU', MARIA E GIUSEPPE

letture commento e breve riflessione sul rapporto chiesa e famiglia



LETTURA
Lettura del libro del Siracide 7, 27-30. 32-36


Onora tuo padre con tutto il cuore / e non dimenticare le doglie di tua madre. / Ricorda che essi ti hanno generato: / che cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato? / Con tutta l’anima temi il Signore / e abbi riverenza per i suoi sacerdoti. / Ama con tutta la forza chi ti ha creato / e non trascurare i suoi ministri. / Anche al povero tendi la tua mano, / perché sia perfetta la tua benedizione. / La tua generosità si estenda a ogni vivente, / ma anche al morto non negare la tua pietà. / Non evitare coloro che piangono / e con gli afflitti mostrati afflitto. / Non esitare a visitare un malato, / perché per questo sarai amato. / In tutte le tue opere ricordati della tua fine / e non cadrai mai nel peccato.

SALMO
Sal 127 (128)

Vita e benedizione sulla casa che teme il Signore.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene. ®

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa. ®

Ecco com’è benedetto l’uomo
che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita! ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 12-21

Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre. Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 22-33

In quel tempo. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio «una coppia di tortore o due giovani colombi», come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo / vada in pace, secondo la tua parola, / perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, / preparata da te davanti a tutti i popoli: / luce per rivelarti alle genti / e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

Commento

Nel Vangelo di Luca il racconto della presentazione di Gesù al tempio acquista un particolare

significato poiché è la risposta alla profezia del profeta Malachia: "Ecco, io manderò il mio

messaggero... e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate... egli è come il fuoco

del fonditore e la lisciva dei lavandai... egli siederà per fondere e purificare" (3,1-4).

Ma, mentre ci si aspetta un ingresso trionfale di Dio nel suo santuario per giudicare e

condannare, nel tempio Dio entra come un neonato debole, avvolto in fasce, sorretto da una

donna poco più che adolescente e accompagnata dal giovane marito.

La legge giudaica obbligava i primogeniti, fossero uomini o animali, ad essere consacrati al

Signore (Es 13,1-16). Ma i bambini venivano ovviamente sostituiti con l'offerta di un animale

puro che veniva immolato al suo posto: un paio di colombe da parte di una famiglia povera, un

agnello da parte di una famiglia ricca.

Nel testo Luca ripete più volte che c'è una osservanza scrupolosa alla legge del Signore (vv.

22. 23.24.27.39). Fin dalla nascita Gesù adempie fedelmente la volontà di Dio, espressa nelle

Scritture.

Il messaggio è rivolto a tutti i genitori che sono chiamati a consacrare i figli a Dio e quindi ad

educarli nella fede. E poiché i bambini imparano più nel vedere che nel sentire, lo stile dei

genitori cristiani diventa stimolante ed educativo verso le nuove generazioni quando sa

impostare, a livello adulto, il proprio rapporto con Dio nella preghiera, nella lettura della

Bibbia, nella partecipazione alla comunità cristiana per ciò che è possibile, nella pratica del

perdono, dell'amore, della generosità verso le persone che si incontrano.

Luca, con una sottolineatura appena sfumata, ricorda che il cammino al tempio non è solo

quello che la legge chiede per la donna che ha partorito (come era d’obbligo), ma parla di una

purificazione per tutta la famiglia di Gesù (v 22 "quando venne il tempo della loro

purificazione"). In tal modo viene anticipata quella solidarietà con l'umanità peccatrice che

porterà Gesù a cercarla e ad accoglierla fino alla morte, provocando scandalo, ma garantendo,

in tal modo la misericordia agli impuri e ai peccatori del mondo.

Il centro di questo brano è costituito dall'incontro commovente di Simeone che riconosce,

confusi fra la folla, i portatori della speranza d'Israele: Giuseppe e Maria con il loro bambino

in braccio. Simeone è stupito, lui stesso e come uomo "giusto e pio che aspetta la consolazione

d'Israele" (v 25), ringrazia il Signore senza pretendere né di capire né di voler vedere il

compimento della speranza di Dio. Egli riconosce che il Signore si fa presente, è gioioso di

questo incontro, ma sa che i tempi sono scelti da Dio e non da lui. Non aspetta nulla, non

richiede nulla. Egli vive la consapevolezza di aver incontrato la salvezza in questo bambino, e

quindi sa di aver raggiunto il vertice della sua speranza e della sua vita. Ora, senza paura, può

morire in pace.

Ma a Giuseppe e a Maria ricorda che quel figlio non è loro, ma è un dono al mondo. Dio lo ha

affidato a loro, ma su di lui esiste una vocazione di speranza. E’ stato mandato "per illuminare

le genti" (v 32).

Questo vale per ogni bambino. Ogni bambino, infatti, viene affidato in custodia alla famiglia

perché venga educato e preparato a portare la luce e la speranza nel mondo.

Chiesa e famiglia: una amicizia indistruttibile

Poche note per un approfondimento

1. Tra chiesa e famiglia c’è comunanza di vocazione; entrambe hanno come principio guida la vita come dono secondo il comandamento centrale del vangelo.

La Vocazione all’amore è centrale per la Chiesa, come lo è per la famiglia.

Per questo la famiglia si sente a casa propria nella Chiesa e si può usare il termine di chiesa domestica.

2. D’altra parte la Chiesa sente la famiglia come comunità essenziale per la vita delle persone e per la sua stessa vita, perché nella vocazione matrimoniale la coppia vive l’amore gratuito, che diventa fecondo nell’accoglienza della vita. L’amore genera comunione e così si scopre che la chiesa è comunione, come lo è la famiglia.

La comunione della chiesa e della famiglia diventano il luogo vero della crescita delle persone, dove esse non sono oggetti, ma realtà preziose, figli di Dio. La comunione che nasce dall’amore contrasta l’individualismo e la solitudine tipiche della società frammentata.

3. Nella chiesa ognuno ha la dignità di Figlio di Dio, che ciascuno è chiamato a venerare, nella famiglia ogni persona è chiamata ad essere amata per quello che è, un dono da accogliere, nessuno se ne può fare padrone; si è servitori gli uni degli altri secondo la propria vocazione.

giovedì 20 gennaio 2011

Domenica, 23 Gennaio 2011

avviso: ricorda di vedere il post precedente sul pellegrinaggio in Terra Santa



III DOPO L'EPIFANIA

LETTURA
Lettura del libro dell’Esodo 16, 2-7a. 13b-18

In quei giorni. Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che avranno raccolto ogni altro giorno». Mosè e Aronne dissero a tutti gli Israeliti: «Questa sera saprete che il Signore vi ha fatto uscire dalla terra d’Egitto e domani mattina vedrete la gloria del Signore, poiché egli ha inteso le vostre mormorazioni contro di lui». Al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. Ecco che cosa comanda il Signore: “Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone che sono con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda”». Così fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto, chi poco. Si misurò con l’omer: colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo; colui che ne aveva preso di meno, non ne mancava. Avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva mangiarne.

SALMO
Sal 104 (105)

®Il Signore ricorda sempre la sua parola santa.
E' lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco. ®

Fece uscire il suo popolo con argento e oro,
nelle tribù nessuno vacillava.
Quando uscirono, gioì l’Egitto,
che era stato colpito dal loro terrore.
Distese una nube per proteggerli
e un fuoco per illuminarli di notte. ®

Alla loro richiesta fece venire le quaglie
e li saziò con il pane del cielo.
Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque:
scorrevano come fiumi nel deserto.
Così si è ricordato della sua parola santa,
data ad Abramo suo servo. ®

EPISTOLA
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 8, 7-15

Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dallo scorso anno siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma anche a volerla. Ora dunque realizzatela perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi. Se infatti c’è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 9, 10b-17

In quel tempo. Il Signore Gesù prese i suoi discepoli con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Commento

Altro "segno", la moltiplicazione dei pani, premura di Dio per i bisogni del suo popolo, compassione di Gesù per la folla che lo seguiva nel deserto, lui "venuto perché tutti abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10).
Un giorno disse: "Non preoccupatevi dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?.. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno" (Mt 6,31-32). Non mancano le risorse del creato per il nutrimento di tutti. Forse è la mala gestione che provoca fame e povertà!
Ma "non di solo pane vivrà l'uomo" (Mt 4,4), per questo Gesù "prese a parlar loro del regno di Dio", e poi ad alludere a un cibo di vita che avrebbe dato per sfamare il bisogno di immortalità che c'è nel profondo del cuore di ogni uomo.

1) La manna nel deserto

"Che cos'è?" domandarono sorpresi gli ebrei nel deserto vedendo la manna. "E' il pane che il Signore vi dà in cibo" (Lett.), rispose Mosè. Dio guidava il suo popolo verso la terra promessa sostenendolo nei suoi quotidiani bisogni di acqua, di cibo, di quaglie..: "Fece piovere su di loro la manna per cibo e diede loro pane del cielo: l'uomo mangiò il pane dei forti; diede loro cibo in abbondanza. Su di loro fece piovere carne come polvere e uccelli come sabbia del mare" (Sal 78,24-25.27). A Mara il Signore addolcì un'acqua amara, e disse: "Io sono il Signore, colui che ti guarisce!" (Es 15,25). E sempre nel deserto liberò il suo popolo dai serpenti velenosi, prefigurazione di un'altra liberazione: "E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna" (Gv 3,14-15).
Dopo quella moltiplicazione dei pani compiuta da Gesù, la gente fu entusiasta.. e "veniva a prenderlo per farlo re" (Gv 6,15). Ma lui quella volta fu esplicito: "Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà" (Gv 6,27). E proseguì: "In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero" (Gv 6,32). "I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno" (Gv 6,49-51). Aderire alla sua persona è la soluzione definitiva della vita, è mangiare un cibo di immortalità, bere un'acqua che zampilla fino alla vita eterna: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!" (Gv 6,35).
E un giorno inventò il modo di raggiungere la fame di tutti col dare la sua "carne da mangiare" nel segno dell'Eucaristia: solo così ci si garantisce la risurrezione e la vita eterna, e da oggi una graduale assimilazione a lui. "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv 6,54). E ancora: "Colui che mangia me vivrà per me" (Gv 6,57). Il racconto oggi di Luca fa esplicito cenno alla celebrazione liturgica, dove anche oggi, "seduti a gruppi di cinquanta circa", il sacerdote in persona Christi fa quel che ha fatto Gesù: "Prese i cinque pani,.. alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla". Abbiano la vita in abbondanza: da quella materiale a quella spirituale e divina!

2) Voi stessi date loro da mangiare

Il riferimento all'Eucaristia è per dire che questo dono di Dio all'uomo è ormai permanente, tramite la Chiesa, alla quale Gesù diede l'ordine: "Fate questo in memoria di me!" (Lc 22,19). Anche oggi "le folle lo seguirono", cercano Gesù, ed "egli le accolse". E rinnova l'ordine: "Voi stessi date loro da mangiare". Sta in questa premura del cuore di Cristo la sorgente della missione della Chiesa. La Chiesa non ha altri interessi sull'uomo se non quello di servirlo nel suo vero bisogno di significato e di verità, offrendogli quel pane venuto dal cielo che è Dio stesso. Non da sé, ma da Cristo la Chiesa attinge la propria ricchezza. Solo perché Cristo moltiplica i pani, gli apostoli li possono distribuire e sfamare la moltitudine. I preti sono intermediari di gesti che solo Cristo compie: sia nel consacrare l'Eucarestia, sia nel battezzare, sia nel perdonare i peccati. Il sacerdote agisce a nome di Cristo.
"Non abbiamo che cinque pani e due pesci!", si lamentano gli apostoli. Si spaventano di fronte all'ordine di Gesù di saziare tanta folla. Forse anche oggi i cristiani si spaventano di fronte alla sfida del nostro mondo pagano, e si sentono impotenti. L'invito di Gesù è a credere non alle proprie capacità, ma alle risorse di Dio. E' necessaria questa coscienza coraggiosa della "potenza del vangelo" - lievito che silenziosamente ma efficacemente trasforma la pasta. La missionarietà non ha altra sorgente che in questa sicurezza di poggiarsi su Dio. Era tutta la forza di Paolo: "Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati" (Rm 8,35-37).
"Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi avanzati: dodici ceste". Quanto è abbondante il dono di Dio, e la Chiesa ne ha sempre riserva per tutti! Dono di Dio è il cibo spirituale della Parola di Dio e dell'Eucaristia. Dono di Dio è pure la carità che dall'Eucaristia deriva. Non è mai mancata la carità della Chiesa lungo i secoli, sempre pronta a "guarire quanti avevano bisogno di cure". Anche oggi la Chiesa è la prima a moltiplicare il pane della sua carità, sia in terra di missione per alleviare fame e ingiustizie, sia qui da noi per vincere emarginazione e nuove povertà.

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Cinque pani e due pesci forse era la povera merenda di un bambino, quel giorno. Glieli avrà dati con gioia. Gesù moltiplica dei pani che sono dati, non creati di nuovo. Dio ha bisogno degli uomini, del loro cuore e della loro vita per moltiplicare la sua presenza e il suo dono di vita. Questo in fondo è la messa: veniamo a mettere a disposizione di Cristo i gesti della nostra vita quotidiana perché li trasformi e li assuma come luoghi e strumenti della sua salvezza per i fratelli che incontriamo. All'offertorio offriamo il pane, alla comunione lo mangiamo come Corpo di Cristo perché diveniamo anche noi, usciti da messa, il corpo di Cristo che prolunga l'amore di Dio verso tutti. Succede qualcosa del genere anche a noi?

mercoledì 12 gennaio 2011

Vangelo di Domenica 16 Gennaio 2011 e Pellegrinaggio in Terra Santa

II DOPO L'EPIFANIA

LETTURA
Numeri 20, 2. 6-13

In quei giorni. Mancava l’acqua per la comunità: ci fu un assembramento contro Mosè e contro Aronne. Allora Mosè e Aronne si allontanarono dall’assemblea per recarsi all’ingresso della tenda del convegno; si prostrarono con la faccia a terra e la gloria del Signore apparve loro. Il Signore parlò a Mosè dicendo: «Prendi il bastone; tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e parlate alla roccia sotto i loro occhi, ed essa darà la sua acqua; tu farai uscire per loro l’acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al loro bestiame». Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato. Mosè e Aronne radunarono l’assemblea davanti alla roccia e Mosè disse loro: «Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?». Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e il bestiame. Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Poiché non avete creduto in me, in modo che manifestassi la mia santità agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete quest’assemblea nella terra che io le do». Queste sono le acque di Merìba, dove gli Israeliti litigarono con il Signore e dove egli si dimostrò santo in mezzo a loro.

SALMO
Sal 94 (95)

®Noi crediamo, Signore, alla tua parola.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. ®

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
E' lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. ®

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere». ®

EPISTOLA
Romani 8, 22-27
Fratelli, sappiamo che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.

VANGELO
Giovanni 2, 1-11

In quel tempo. Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Commento

Giovanni, con il miracolo di Cana posto all'inizio del suo Vangelo, per un verso sconcerta
poiché, tra le tante fatiche e dolori che gli uomini vivono, Gesù incomincia i suoi segni,
semplicemente, portando vino agli sposi in una festa di nozze di poveri. Tanto più che è il
primo dei sette "segni" che Giovanni racconta tra i moltissimi che potrebbe raccontare
(20,30) ed è, addirittura, posto ai vertici della gloria di Gesù: "Manifestò la sua gloria e i
suoi discepoli credettero in lui” (2,11).

Per un altro verso suggerisce un significato teologico profondissimo: Gesù porta doni e
rigenerazione al mondo. I magi hanno portato i doni al Bambino, in realtà è il Bambino che porta i suoi doni di vita all’umanità e a ciascuno di noi.

Questo segno è posto alla fine di una settimana, al “settimo giorno”, tenendo presente che
Giovanni inizia tutto il suo Vangelo con "in principio" in perfetto parallelo con il richiamo
dell'inizio del tempo della creazione (Gen 1) e le nozze di Cana corrispondono alla
pienezza e al completamento della creazione (settimo giorno) e quindi al riposo di Dio.

Il testo di Giovanni si presenta carico di richiami, di storia biblica, di anticipazioni, di
progetti, di novità, tanto più che il seguito di questo miracolo, nello stesso capitolo, è
l'anticipazione di un gesto drammatico che tutti gli evangelisti raccontano alla fine della
vita di Gesù e che Giovanni invece colloca qui, all'inizio come seguito delle nozze di
Cana: e cioè la purificazione del tempio e il tentativo di Gesù di scacciare dal tempio i
mercanti (Gv 2,13-22).

In questo caso Giovanni anticipa il significato del racconto del suo Vangelo: Gesù è il
nuovo sposo che porta la gioia a coloro che incontra ed è colui che rigenera la religiosità
del popolo, riconducendolo ad un rapporto coerente e fiducioso con Dio.

Il matrimonio, nella Scrittura, è preso a significato di un rapporto di alleanza profondo e
totale che Dio ha con il suo popolo (Israele è la sposa). Gesù interviene a questo banchetto,
ma manca il vino della gioia. Israele vive questo rapporto, preoccupato del rispetto
cavilloso e angoscioso della legge: manca persino l'acqua perché le giare sono vuote.

Le nozze di Cana rappresentano Israele deluso. Potremmo anche pensare ai mille
banchetti dell’uomo secolarizzato, pieni di cibo e vuoti di gioia.
Tutto si può comprare per riempire la tavola, ma non la gioia, che solo si costruisce con l’amore autentico.

La madre di Gesù, Maria, non ricorre al capotavola, né ai capi religiosi che sono incapaci
di organizzare una vera festa. Maria manifesta la novità necessaria della discepola e
riconosce in Gesù il Messia, ripone in lui la speranza, fa presente la situazione, pur
attraverso un atteggiamento che prende le distanze: "Non hanno più vino" e non "non
abbiamo vino". Maria capisce che ci sono le grandi carenze di Israele e solo Gesù può
porre rimedio.

Ricorre a Gesù. "Non è ancora l'ora", dice Gesù. L'ora di Gesù è la morte, il momento del
capovolgimento totale, dell'amore pieno che cambia il mondo. Anche allora sarà presente
"la donna" (19,25): Maria.
E se anche non è ancora giunta la sua ora, la fede di Maria, custode della fedeltà con Dio
come la fede della sua futura comunità, è capace di “costringerlo” ad iniziare i segni nuovi di
Dio.
Dio accetta di “cambiare” la sua volontà di fronte alle nostre giuste invocazioni.
Ora Maria invita a fare quello che Gesù comanda, Ella non sa il futuro, ma è disposta a
seguire e a far seguire Gesù ovunque.

Le giare di pietra ricordano la legge, vuote come il vecchio patto, ma anche il nostro cuore quando lontano da Gesù vive la tragica incapacità di amare;
"per la purificazione.."indica che gli ebrei sono consapevoli della propria indegnità; e infine le giare sono 6, un numero imperfetto. Sarà Gesù a riempire di gioia, e mentre l'acqua scorre sul corpo, il vino entra nel corpo e dà pienezza e amore (il simbolo del vino nel Cantico dei Cantici: 1,2;
7,10; 8,2).

Gesù è presente, praticamente, alla fine della festa (le feste del matrimonio duravano 7
giorni) e regala una gran quantità di vino (500 o 600 litri).
Siamo solo all’inizio, ma Gesù si prepara ad annunciare la novità del Padre e quindi a
passare da questo mondo al Padre (13,1), dando l'acqua nuova che zampilla per la vita
eterna (4,14), che scaturisce dal suo costato (19,34) insieme al sangue: acqua della vita e
sangue di amore.

La religiosità che Gesù vuole proporre, allora, non è tradizione vuota, ma è consapevolezza di speranza, è accoglienza coraggiosa, è attenzione ai bisogni veri delle persone, è coraggio di osare,
è novità per tutti coloro che sono rassegnati e delusi. Siamo chiamati a vivere una fede come quella di Maria alle nozze di Cana.

Agrate Brianza, 21 dicembre 2010


GRUPPO AMICI DI DON MICHELE

FURATO – INVERUNO - LIUC

PELLEGRINAGGIO IN TERRASANTA

CON PETRA

dal 16 al 23 Agosto 2011

8 Giorni – 7 Notti

Il pellegrinaggio si rivolge sia a chi non è ancora stato in Terra Santa, sia a chi ha già fatto questa meravigliosa esperienza. Infatti l’itinerario classico è arricchito con visite che ci permetteranno di conoscere meglio la cultura ebraica (Safed, Herodion; Museo di Israele, s. Giovanni d’Acri). Petra poi è una perla che dà grande valore culturale al percorso. Ma le mete principali restano i luoghi santi che saranno visitati con la calma necessaria e la conoscenza dell’intero vangelo di Marco, che costituirà la spina dorsale delle nostre riflessioni.

n. b. Anche se c’è tempo per formalizzare l’iscrizione, fatemi sapere presto (entro fine febbraio) la vostra di intenzione di partecipare.



Volo di linea da Milano Malpensa

Operativo voli: (indicativo)

andata: Malpensa – Tel Aviv h 08,00 – 12,50

ritorno: Tel Aviv – Malpensa h 22,30 – 01,45

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE Euro 1.375,00 Min. 40 persone

Euro 1.390,00 Min. 30 persone

SUPPLEMENTO CAMERA SINGOLA Euro 300,00

La quota individuale di partecipazione comprende:

· volo di linea a/r Milano-Tel Aviv in classe economica

· tasse aeroportuali (in vigore ad oggi circa 35,00 euro)

· sistemazione in hotels 4 stelle in camere doppie con servizi privati:

· trattamento di pensione completa dalla cena del primo giorno al PRANZO dell’ultimo giorno

· tour ed escursioni come da programma con pullman GT privato con aria condizionata

· ingressi come da programma

· guida locale parlante italiano per tutto il tour (una per Israele e una per la Giordania)

· tasse in ingresso e uscita dalla Giordania;

· assicurazione medico-bagaglio 24 ore su 24 “NAVALE S.O.S.”

· copertura annullamento viaggio per motivi di malattia o infortunio con franchigia del 10% (pari ad euro 30,00) – vd. Condizioni.

· omaggio e libro preghiere ad ogni partecipante

La quota individuale di partecipazione non comprende:

· Mance (obbligatorie euro 35,00) bevande ed extra di carattere personale; tutto quanto non espressamente indicato ne “la quota individuale di partecipazione comprende”.

Note generali:

· per questo viaggio è necessario il Passaporto in corso di validità con scadenza non inferiore a 6 mesi rispetto la data di partenza

· un mese prima della partenza verranno richiesti per ogni partecipante i seguenti dati:

Nome – cognome – data di nascita – nr. Passaporto – data scadenza

· per le persone che non hanno la cittadinanza italiana preghiamo accertarsi circa i documenti necessari per poter effettuare questo viaggio

· nessun rimborso compete a chi si dovesse presentare alla partenza senza i documenti necessari per il viaggio o con documento scaduto

Condizioni di pagamento:

ACCONTO euro 300,00 entro il 10 maggio 2011

tramite bonifico bancario all’Agenzia GEAWAY di Agrate Brianza – codice IBAN

IT34V0351232390000000002131

causale “Acconto Pellegrinaggio in Terra Santa 16 – 23 agosto

+ cognome e nome dei partecipanti”

SALDO entro il 10 luglio 2011

tramite bonifico bancario all’Agenzia GEAWAY di Agrate Brianza – codice IBAN

IT34V0351232390000000002131 – causale “Saldo Pellegrinaggio in Terra Santa 16 – 23 agosto

+ cognome e nome dei partecipanti”

PELLEGRINAGGIO IN TERRASANTA

“con Petra”

8 giorni / 7 notti

1° Giorno: MILANO – TEL AVIV - PETRA

Riunione dei Signori Partecipanti all'aeroporto di Milano Malpensa. Operazioni di imbarco e partenza con volo di linea per Tel Aviv (snack a bordo). Arrivo e partenza per il confine giordano. Formalità di frontiera e arrivo a Petra. Sistemazione in hotel. Cena e pernottamento.

2° Giorno: PETRA – MONTE NEBO – NAZARETH

Pensione completa. Visita di Petra e del sito archeologico. Nel pomeriggio visita al Monte Nebo, dove Mosè vide per la prima volta la Terra Promessa. Vista ai resti della Chiesa e del Monastero, decorati con bellissimi mosaici bizantini. Celebrazione. Al termine formalità di frontiera e rientro in Israele. Partenza per Nazareth. Sistemazione in hotel.

3° giorno - NAZARETH – Escursione MONTE TABOR e AKKO

Pensione completa. In mattinata visita a Nazareth e Basilica dell’Annunciazione. S. Messa. Proseguimento con la salita in taxi al Monte Tabor. Nel pomeriggio visita di Akko (San Giovanni d'Acri) con la cittadella fortificata. Rientro in hotel.

4° giorno - NAZARETH – Escursione BANYAS e CAFARNAO e TABGHA

Pensione completa. In mattinata partenza per Banyas in alta Galilea alle fonti del Giordano. Rinnovo delle promessi battesimali. Rientro con sosta a Safed. Visita a Cafarnao con la casa e Chiesa di San Pietro a Tabgha e Chiesa del Primato di Pietro. Celebrazione. Rientro in hotel.

5° Giorno: NAZARETH – BETLEMME – MUSEO DELL'OLOCAUSTO - GERUSALEMME

Pensione completa. Partenza per Betlemme visita al Campo dei Pastori, Basilica e Grotta della Natività (Santa Messa) e Herodion. Proseguimento per la visita al museo dell'Olocasuto Yad Vashem. Al termine Ingresso a Gerusalemme e primo sguardo alla Città Santa. Sistemazione in hotel.

6° giorno GERUSALEMME

Pensione completa. Visita al Monte degli Ulivi: Dominus Flevit, il cimitero ebraico; Chiesa e giardino del Getsemani, Tomba di Maria e Piscina di Siloe. Nel pomeriggio visita al Cenacolo e S.Pietro in Gallicantu. Chiesa di San Anna e Piscina Probatica, Via Dolorosa con termine al Santo Sepolcro. S.Messa. Rientro in hotel.

giorno GERUSALEMME

Pensione completa. Visita al Museo del Libro. Trasferimento ad Ein Karem per la visita al Santuario della Visitazione. S.Messa. Discesa nella depressione del Giordano. Visita a Gerico e al Monte delle Tentazioni. Nel pomeriggio visita agli scavi di Qumran e sosta sulle rive del Mar Morto. Rientro in hotel.

8° Giorno: GERUSALEMME – TEL AVIV – MILANO

Prima colazione. Mattinata dedicata alle ultime visite di Gerusalemme. Ultima visita al Santo Sepolcro. Proseguimento per il Quartiere ebraico, Muro del Pianto con Spianata del Tempio e agli scavi del Muro. Pranzo. S.Messa ad Emmaus/Abu Gosh. Trasferimento in aeroporto in tempo utile. Partenza con volo di linea per Milano Malpensa.

nb.

L'ordine delle visite potrebbe subire modifiche senza nulla togliere a quanto previsto

Visita al Tunnel sotto le Mura Erodiane a Gerusalemme da prenotare in base alla disponibilità.