mercoledì 26 gennaio 2011

domenica della santa famiglia

Domenica, 30 Gennaio 2011
S. FAMIGLIA DI GESU', MARIA E GIUSEPPE

letture commento e breve riflessione sul rapporto chiesa e famiglia



LETTURA
Lettura del libro del Siracide 7, 27-30. 32-36


Onora tuo padre con tutto il cuore / e non dimenticare le doglie di tua madre. / Ricorda che essi ti hanno generato: / che cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato? / Con tutta l’anima temi il Signore / e abbi riverenza per i suoi sacerdoti. / Ama con tutta la forza chi ti ha creato / e non trascurare i suoi ministri. / Anche al povero tendi la tua mano, / perché sia perfetta la tua benedizione. / La tua generosità si estenda a ogni vivente, / ma anche al morto non negare la tua pietà. / Non evitare coloro che piangono / e con gli afflitti mostrati afflitto. / Non esitare a visitare un malato, / perché per questo sarai amato. / In tutte le tue opere ricordati della tua fine / e non cadrai mai nel peccato.

SALMO
Sal 127 (128)

Vita e benedizione sulla casa che teme il Signore.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene. ®

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa. ®

Ecco com’è benedetto l’uomo
che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita! ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 12-21

Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre. Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 22-33

In quel tempo. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio «una coppia di tortore o due giovani colombi», come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo / vada in pace, secondo la tua parola, / perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, / preparata da te davanti a tutti i popoli: / luce per rivelarti alle genti / e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

Commento

Nel Vangelo di Luca il racconto della presentazione di Gesù al tempio acquista un particolare

significato poiché è la risposta alla profezia del profeta Malachia: "Ecco, io manderò il mio

messaggero... e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate... egli è come il fuoco

del fonditore e la lisciva dei lavandai... egli siederà per fondere e purificare" (3,1-4).

Ma, mentre ci si aspetta un ingresso trionfale di Dio nel suo santuario per giudicare e

condannare, nel tempio Dio entra come un neonato debole, avvolto in fasce, sorretto da una

donna poco più che adolescente e accompagnata dal giovane marito.

La legge giudaica obbligava i primogeniti, fossero uomini o animali, ad essere consacrati al

Signore (Es 13,1-16). Ma i bambini venivano ovviamente sostituiti con l'offerta di un animale

puro che veniva immolato al suo posto: un paio di colombe da parte di una famiglia povera, un

agnello da parte di una famiglia ricca.

Nel testo Luca ripete più volte che c'è una osservanza scrupolosa alla legge del Signore (vv.

22. 23.24.27.39). Fin dalla nascita Gesù adempie fedelmente la volontà di Dio, espressa nelle

Scritture.

Il messaggio è rivolto a tutti i genitori che sono chiamati a consacrare i figli a Dio e quindi ad

educarli nella fede. E poiché i bambini imparano più nel vedere che nel sentire, lo stile dei

genitori cristiani diventa stimolante ed educativo verso le nuove generazioni quando sa

impostare, a livello adulto, il proprio rapporto con Dio nella preghiera, nella lettura della

Bibbia, nella partecipazione alla comunità cristiana per ciò che è possibile, nella pratica del

perdono, dell'amore, della generosità verso le persone che si incontrano.

Luca, con una sottolineatura appena sfumata, ricorda che il cammino al tempio non è solo

quello che la legge chiede per la donna che ha partorito (come era d’obbligo), ma parla di una

purificazione per tutta la famiglia di Gesù (v 22 "quando venne il tempo della loro

purificazione"). In tal modo viene anticipata quella solidarietà con l'umanità peccatrice che

porterà Gesù a cercarla e ad accoglierla fino alla morte, provocando scandalo, ma garantendo,

in tal modo la misericordia agli impuri e ai peccatori del mondo.

Il centro di questo brano è costituito dall'incontro commovente di Simeone che riconosce,

confusi fra la folla, i portatori della speranza d'Israele: Giuseppe e Maria con il loro bambino

in braccio. Simeone è stupito, lui stesso e come uomo "giusto e pio che aspetta la consolazione

d'Israele" (v 25), ringrazia il Signore senza pretendere né di capire né di voler vedere il

compimento della speranza di Dio. Egli riconosce che il Signore si fa presente, è gioioso di

questo incontro, ma sa che i tempi sono scelti da Dio e non da lui. Non aspetta nulla, non

richiede nulla. Egli vive la consapevolezza di aver incontrato la salvezza in questo bambino, e

quindi sa di aver raggiunto il vertice della sua speranza e della sua vita. Ora, senza paura, può

morire in pace.

Ma a Giuseppe e a Maria ricorda che quel figlio non è loro, ma è un dono al mondo. Dio lo ha

affidato a loro, ma su di lui esiste una vocazione di speranza. E’ stato mandato "per illuminare

le genti" (v 32).

Questo vale per ogni bambino. Ogni bambino, infatti, viene affidato in custodia alla famiglia

perché venga educato e preparato a portare la luce e la speranza nel mondo.

Chiesa e famiglia: una amicizia indistruttibile

Poche note per un approfondimento

1. Tra chiesa e famiglia c’è comunanza di vocazione; entrambe hanno come principio guida la vita come dono secondo il comandamento centrale del vangelo.

La Vocazione all’amore è centrale per la Chiesa, come lo è per la famiglia.

Per questo la famiglia si sente a casa propria nella Chiesa e si può usare il termine di chiesa domestica.

2. D’altra parte la Chiesa sente la famiglia come comunità essenziale per la vita delle persone e per la sua stessa vita, perché nella vocazione matrimoniale la coppia vive l’amore gratuito, che diventa fecondo nell’accoglienza della vita. L’amore genera comunione e così si scopre che la chiesa è comunione, come lo è la famiglia.

La comunione della chiesa e della famiglia diventano il luogo vero della crescita delle persone, dove esse non sono oggetti, ma realtà preziose, figli di Dio. La comunione che nasce dall’amore contrasta l’individualismo e la solitudine tipiche della società frammentata.

3. Nella chiesa ognuno ha la dignità di Figlio di Dio, che ciascuno è chiamato a venerare, nella famiglia ogni persona è chiamata ad essere amata per quello che è, un dono da accogliere, nessuno se ne può fare padrone; si è servitori gli uni degli altri secondo la propria vocazione.

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