mercoledì 9 febbraio 2011

DOMENICA VI DOPO L'EPIFANIA - 13 Febbraio 2011



LETTURA
Lettura del primo libro di Samuele 21, 2-6a.7ab

In quei giorni. Davide si recò a Nob dal sacerdote Achimèlec. Achimèlec, trepidante, andò incontro a Davide e gli disse: «Perché sei solo e non c’è nessuno con te?». Rispose Davide al sacerdote Achimèlec: «Il re mi ha ordinato e mi ha detto: “Nessuno sappia niente di questa cosa per la quale ti mando e di cui ti ho dato incarico”. Ai miei giovani ho dato appuntamento al tal posto. Ora però se hai sottomano cinque pani, dammeli, o altra cosa che si possa trovare». Il sacerdote rispose a Davide: «Non ho sottomano pani comuni, ho solo pani sacri per i tuoi giovani, se si sono almeno astenuti dalle donne». Rispose Davide al sacerdote: «Ma certo! Dalle donne ci siamo astenuti dall’altro ieri». Il sacerdote gli diede il pane sacro, perché non c’era là altro pane che quello dell’offerta, ritirato dalla presenza del Signore.

SALMO
Sal 42 (43)

® La tua verità, Signore, sia luce al mio cammino.
Fammi giustizia, o Dio,
difendi la mia causa contro gente spietata;
liberami dall’uomo perfido e perverso. ®

Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna, alla tua dimora. ®

Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra, Dio, Dio mio. ®

Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio. ®

EPISTOLA
Lettera agli Ebrei 4, 14-16

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 12, 9b-21

In quel tempo. Il Signore Gesù andò nella sinagoga; ed ecco un uomo che aveva una mano paralizzata. Per accusarlo, i farisei domandarono a Gesù: «È lecito guarire in giorno di sabato?». Ed egli rispose loro: «Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l’afferra e la tira fuori? Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene». E disse all’uomo: «Tendi la tua mano». Egli la tese e quella ritornò sana come l’altra. Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; / il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. / Porrò il mio spirito sopra di lui / e annuncerà alle nazioni la giustizia. / Non contesterà né griderà / né si udrà nelle piazze la sua voce. / Non spezzerà una canna già incrinata, / non spegnerà una fiamma smorta, / finché non abbia fatto trionfare la giustizia; / nel suo nome spereranno le nazioni».

Quando il bene viene sottomesso alle proprie convinzioni – convenienze

Il vangelo per quanto breve è composto da due scene: la prima presenta la guarigione di un uomo in contesto altamente conflittuale. La seconda presenta lo stile della missione di Gesù, connotata da mitezza e umiltà.


1) Un uomo vale ben più di una pecora!


I primi versetti del vangelo mettono l’accento sulla reazione di Gesù di fronte alla meschinità di un atteggiamento religioso che pone la legge sopra la persona solo per mantenere le proprie convinzioni – convenienze : "Ora un uomo vale più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene", cioè vivere la carità anche a scapito di qualche legge esteriore! "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato" (Mc 2,27). In un episodio analogo Gesù ebbe a dire: "Misericordia io voglio e non sacrifici" (Mt 12,7).
E' dai tempi dei profeti che il cuore del vero culto gradito a Dio è la carità: "E' forse come questo il digiuno che bramo, .. piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere.. Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique.., nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto.." (Is 58,5-7). Significativo è l'indicazione dell'evangelista Giovanni che nel posto dell'istituzione dell'Eucaristia nell'ultima cena, pone la lavanda dei piedi, invitando quindi a fare memoria di Lui nel gesto sacramentale e in quello della carità. Quanta vita cristiana anche oggi distacca culto e vita, preghiera e carità. Formalismi e pratiche vuote che non fanno piacere a Dio. Senza parlare di chi - come questo farisei - fanno battaglie di retroguardia per formalismi liturgici!

Ma anche fuori dal contesto strettamente religioso, sembra che pure oggi un cane valga più di un uomo. Tutti ricordiamo la barbara uccisione del tassista milanese. Aldilà di questo grave fatto di cronaca si sta diffondendo una mentalità utilitaristica e schizofrenica che dice che l’uomo può essere utilizzato a fini di sperimentazione, può essere chiuso nei congelatori e abbandonato a un destino di morte, mentre guai a fare tutto questo a un animale.

Per salvare i diritti degli animali si chiede un mutamento della metodologia e degli obiettivi scientifici, mentre se si chiede questo per la vita umana nella sua fase iniziale si passa per retrogradi. Così và il mondo. Ma va male!



2) Non spegnerà una fiamma smorta

A commento della guarigione fatta con puntiglio da Gesù di fronte ai farisei intolleranti, l'evangelista apre al discorso della misericordia e della pazienza di Dio che Gesù è venuto a tradurre con i suoi gesti pieni di compassione. Discrezione anzitutto, rispetto dei ritmi di ognuno nel cammino di fede, pazienza che sa attendere la conversione, valorizzando anche quei piccoli passi di bene che albergano in ogni uomo, senza scoraggiare o spegnere livelli forse ancora molto iniziali e non standard entro la diversificata appartenenza alla comunità.
Quella della comunità dei perfetti è tentazione che trova eco già nel vangelo, quando Gesù richiama alla compresenza del buon grano e della zizzania. "Vuoi che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano" (Mt 13,28-29). Lasciamo a Dio il giudizio, e noi cerchiamo di avere quella tolleranza che ha il cuore stesso di Dio: "Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso" (Lc 6,36). Fino alla larghezza di cuore di Dio Padre che dona sempre con gratuità a tutti: "Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e gli ingiusti" (Mt 5,45).

Nessun commento:

Posta un commento