VI domenica
T. Pasqua (Anno C)
Lettura
At 21,40b – 22,22
At 21,40b – 22,22
In quei
giorni. Paolo, in piedi sui gradini, fece cenno con la mano al popolo; si fece
un grande silenzio ed egli si rivolse loro ad alta voce in lingua ebraica,
dicendo:
«Fratelli e padri, ascoltate ora la mia difesa davanti a voi». 2Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero ancora più silenzio. Ed egli continuò: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso in Cilìcia, ma educato in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nell’osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, come può darmi testimonianza anche il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro avevo anche ricevuto lettere per i fratelli e mi recai a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti.
Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?”. Io risposi: “Chi sei, o Signore?”. Mi disse: “Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti”. Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. Io dissi allora: “Che devo fare, Signore?”. E il Signore mi disse: “Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia”. E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco.
Un certo Anania, devoto osservante della Legge e stimato da tutti i Giudei là residenti, venne da me, mi si accostò e disse: “Saulo, fratello, torna a vedere!”. E in quell’istante lo vidi. Egli soggiunse: “Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. E ora, perché aspetti? Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il suo nome”.
Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi e vidi lui che mi diceva: “Affréttati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me”. E io dissi: “Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nelle sinagoghe quelli che credevano in te; e quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anche io ero presente e approvavo, e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano”. Ma egli mi disse: “Va’, perché io ti manderò lontano, alle nazioni”».
Fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma a questo punto alzarono la voce gridando: «Togli di mezzo costui; non deve più vivere!».
Parola di Dio.
«Fratelli e padri, ascoltate ora la mia difesa davanti a voi». 2Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero ancora più silenzio. Ed egli continuò: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso in Cilìcia, ma educato in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nell’osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, come può darmi testimonianza anche il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro avevo anche ricevuto lettere per i fratelli e mi recai a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti.
Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?”. Io risposi: “Chi sei, o Signore?”. Mi disse: “Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti”. Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. Io dissi allora: “Che devo fare, Signore?”. E il Signore mi disse: “Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia”. E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco.
Un certo Anania, devoto osservante della Legge e stimato da tutti i Giudei là residenti, venne da me, mi si accostò e disse: “Saulo, fratello, torna a vedere!”. E in quell’istante lo vidi. Egli soggiunse: “Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. E ora, perché aspetti? Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il suo nome”.
Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi e vidi lui che mi diceva: “Affréttati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me”. E io dissi: “Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nelle sinagoghe quelli che credevano in te; e quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anche io ero presente e approvavo, e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano”. Ma egli mi disse: “Va’, perché io ti manderò lontano, alle nazioni”».
Fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma a questo punto alzarono la voce gridando: «Togli di mezzo costui; non deve più vivere!».
Parola di Dio.
Dopo il
terzo viaggio missionario, Paolo ritorna a Gerusalemme, consapevole dei
pericoli che deve
attraversare,
ma sente che deve ubbidire allo Spirito e rendere un servizio ai fratelli. Si
sono sparse
voci che
predica ai pagani e che li porta alla fede di Gesù attraverso Mosè che poi non
rispetta nelle sue leggi.
Anzi insegna
sia ai giudei che ai pagani che accolgono la Parola di Gesù e credono in Lui di
“non
circoncidere
più i loro figli e di non comportarsi secondo gli usi tradizionali” (At 21,21).
Paolo
incontra, invece, fratelli accoglienti, fa visita a Giacomo apostolo e, mentre
viene informato
di tutte le
dicerie contro di lui, gli attestano fiducia e venerazione. Tuttavia un giorno,
nel tempio,
Paolo viene
riconosciuto e quindi sequestrato da persone che vogliono ucciderlo. Salvato
dai soldati romani,in un trambusto in cui nessuno si raccapezza più per la
confusione, prima di essere portato in caserma, Paolo chiede di poter parlare
al popolo (v 39). Protetto dai soldati, pronuncia la sua prima difesa,
riportata dagli Atti (la seconda difesa è ricordata in At 24,10-21 e la terza
in At 26, 2-23) e parla in ebraico, sorprendendo la gente che si incuriosisce e resta ad ascoltarlo in silenzio.
Paolo,
mentre si difende, sviluppa una catechesi suGesù. Ricorda, infatti, che, sulla
strada che porta a Damasco, lo ha incontrato come "luce" e come
"voce" (6-10) e rimproverato perché “sta perseguitando la sua via” (v
4).
Paolo tiene
a presentarsi come un fedele ebreo, studioso e osservante della legge, “come
siete tutti voi" (3), e tuttavia, mentre sta avvicinandosi alla città,
pretendendo di imprigionare degli eretici nel nome di Dio, proprio Gesù lo ha
richiamato alla responsabilità di fedele. “Perché mi perseguiti?” (At 22,7).
Anche gli
apostoli hanno dovuto scegliere e quindi comportarsi di conseguenza. Per
esempio
Pietro e
Giovanni, arrestati, alle minacce del Sommo Sacerdote che li obbliga al
silenzio, replicano: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a
Dio, giudicatelo voi» ( At 4,19). Così Paolo, con molta semplicità, afferma che
la sua coscienza lo ha costretto ad accogliere Gesù.
La volontà
di Dio si è mostrata palese, senza illusioni o fantasie, ma chiara, esigente,
esauriente.
L'apparizione
e le parole ascoltate pongono Gesù risorto come il nuovo modello di
riferimento, il nuovo segno di Dio, la nuova strada per camminare verso la
salvezza.
Ma questa
voce, che ormai è l'unica sua guida, gli ha anche suggerito di camminare oltre
i confini e
di
evangelizzare il mondo intero. "Va', perché ti manderò lontano, alle
nazioni" (v 21). Ma questo progetto è inimmaginabile per un ebreo e lo
impaurisce poiché, in tale apertura, si consuma la contaminazione e il crollo
della "predilezione di Israele" da parte di Dio. E Dio non può
smentirsi, pensa chi crede nel Dio dei Padri. Eppure il Signore apre orizzonti
nuovi perché vuole raggiungere ogni uomo ed ogni donna che egli ama. E proprio
i suoi messaggeri, che hanno sperimentato, per primi, la paura, dentro di sé, e
quindi il tradimento e il rifiuto verso
di Lui, sono stati
ricuperati
da Gesù, dimostrando, per ciascuno, un amore profondo. Scelti e mandati perché
sappiano, con umiltà e consapevolezza, parlare della misericordia e
dell’accoglienza del Signore nel mondo.
Salmo (Sal
66(67))
Popoli
tutti, lodate il Signore, alleluia! oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.
Dio abbia
pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. R.
Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. R.
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
e lo temano tutti i confini della terra. R.
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. R.
Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. R.
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
e lo temano tutti i confini della terra. R.
Epistola
Eb 7,17-26
Eb 7,17-26
Fratelli, a Cristo è resa infatti questa testimonianza:
Tu sei sacerdote per sempre
secondo l’ordine di Melchìsedek.
Si ha così l’abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità – la Legge infatti non ha portato nulla alla perfezione – e si ha invece l’introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale noi ci avviciniamo a Dio.
Inoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento; costui al contrario con il giuramento di colui che gli dice:
Il Signore ha giurato e non si pentirà:
tu sei sacerdote per sempre.
Per questo Gesù è diventato garante di un’alleanza migliore.
Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.
Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli.
Parola di Dio.
Tu sei sacerdote per sempre
secondo l’ordine di Melchìsedek.
Si ha così l’abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità – la Legge infatti non ha portato nulla alla perfezione – e si ha invece l’introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale noi ci avviciniamo a Dio.
Inoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento; costui al contrario con il giuramento di colui che gli dice:
Il Signore ha giurato e non si pentirà:
tu sei sacerdote per sempre.
Per questo Gesù è diventato garante di un’alleanza migliore.
Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.
Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli.
Parola di Dio.
Gesù è sacerdote per sempre. Questa affermazione, che si ritrova nella “Lettera
agli ebrei” fa molta impressione poiché Gesù non discende dalla tribù di Levi,
la tribù che ha diritto e privilegio per il sacerdozio e il servizio al tempio.
E questo è un ruolo fondamentale nella religione ebraica. L’autore della
Lettera riprende il riferimento a Cristo dal salmo 110,4, in cui si parla del
sacerdozio regale del Messia. Il sovrano d’Israele partecipa alla funzione
sacerdotale, come a suo tempo avevano fatto Davide (2 Samuele 6,13 ecc) e Salomone (1 Re 3,15).
L'autore si preoccupa di dimostrare che il sacerdozio di Gesù è superiore al
sacerdozio ebraico e mette in confronto il re Melchisedek e il sacerdozio della
tribù di Levi.
Melchisedek,
che pure è una piccola comparsa nella storia di Abramo (Gen 14,18-20), è re e
sacerdote nella Gerusalemme pre-israelitica. "
Questo
Melchìsedek infatti, re di Salem, sacerdote del Dio altissimo, andò incontro ad
Abramo mentre ritornava dall’avere sconfitto i re e lo benedisse; a lui Abramo
diede la decima di ogni cosa. Anzitutto il suo nome significa «re di
giustizia»; poi è anche re di Salem, cioè «re di pace». Egli, senza padre,
senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto
simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote per sempre”.( Eb 7,1-3). Gesù
risorto, scelto dal Padre e non
sacerdote
per eredità, come i leviti, è sacerdote "per sempre" (v 17). Egli
garantisce, insieme, secondo il compito sacerdotale, le due caratteristiche
fondamentali del sacerdozio: la sua intercessione eterna in nostro favore
presso il Padre e la fedeltà di Dio verso di noi:
“Egli
invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.
Perciò può
salvare
perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è
sempre vivo per intercedere a loro favore” (7,24-25).
Gesù
garantisce un cammino nuovo di speranza e permette di aprire di aprire gli
occhi sul nuovo volto di Dio che è fedele e porta salvezza. La Comunità
cristiana ha ereditato questa consapevolezza per sé e per gli altri per cui,
comunque, il Signore alimenta la fiducia e la speranza. Ogni credente è re,
sacerdote e profeta dal giorno del
battesimo, segnato con gli stessi caratteri di Gesù, ma è anche chiamato a
questa forma preziosa di intercessione per un mondo che ha bisogno di pace, di
perdono e di misericordia.
Essere
sacerdoti significa anche mostrare il volto di Dio e la sua misericordia nel
mondo.
Acclamazione
al Vangelo
(Cfr Gv 16, 16a)
(Cfr Gv 16, 16a)
Alleluia.
Un poco e non mi vedrete più, dice il Signore.
Alleluia.
Un poco e non mi vedrete più, dice il Signore.
Alleluia.
Vangelo: Gv
16,12-22
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verso lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia».
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verso lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia».
Parola del Signore.
Gesù sta
rivelando, nella sua ultima cena, il segreto della sua vita e quindi il segreto
del Padre, ma insieme incoraggia i discepoli perché non perdano la speranza nel
prossimo smarrimento che su di loro è incombente. Non possono capire tutto e
tutto insieme poiché il significato dell’esistenza nuova, che Gesù porta, ha
bisogno di una ricerca, di un cammino, di una esperienza, di una fedeltà che
ricostruisca via via il senso delle proprie scelte e della propria coerenza.
“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne
il peso” (16,12). Non si tratta di tempo scaduto. L’essenziale è già stato
detto: “Tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (15,15) e
lo Spirito Santo non aggiungerà nulla di suo: “”Non parlerà da se stesso, ma
dirà tutto ciò che avrà udito” (v 13).
Lo Spirito
Santo accompagnerà i discepoli per assisterli nel tempo e, quindi, per aiutare
ad
intendere, a
scoprire, a decifrare fatti e situazioni difficili da innestare sul pensiero di
Gesù,
per
interpretarli e vivere.
Allora la
storia del mondo sarà la strada, su cui noi ,camminando, via via, capiremo il
messaggio di
Gesù. La storia, nel cammino con lo Spirito, ci aiuterà, attraverso fatti,
situazioni, rapporti nuovi, sconvolgimenti, speranze, paci, guerre, a scoprire
davvero che cosa
Gesù ha
voluto dirci. La Parola e lo stile di Gesù saranno i filtri attraverso cui
rileggere,
umilmente, i
messaggi e la traduzione della volontà di Dio, oggi.
Gesù sta
camminando verso la croce ed essi non se ne rendono ancora conto, nonostante i
richiami e
le predizioni. E così, ogni giorno, ci sono la fatica nostra e degli altri, la
nostra e
altrui
stanchezza, la nostra e l’altrui guerra. Il Signore ci incoraggia perché
accettiamo di
interpretare,
sull’esempio che Gesù ci ha offerto, la volontà di Dio e i suoi segni nello
Spinto
È già tutto
detto, è già tutto in cammino. E se ci si rifiuta di rileggere il nostro tempo,
fatto di
grazia e di
peccato, come luogo di rivelazione per noi attraverso lo Spirito, magari
ricordando
che: “Ai
miei tempi si faceva o era diverso”, non si coglie più il dono di Gesù per la
Chiesa
che ci
sostiene e che però ci rimette in ricerca.
“Lo Spirito
vi guiderà a tutta la verità” e questo ci aiuterà, via via, a scoprire il
cammino
poiché
compito dello Spirito è guidare nel tempo e affrontare, di volta in volta,
fatti e
situazioni,
problemi e interrogativi. Si prospettano per Gesù un suo andare ed un suo
tornare, vicinissimi l’un l’altro. Direttamente c’è un richiamo alla morte ed
alla risurrezione, ma
dal Vangelo
scaturisce anche un andare al Padre e un ritorno alla fine dei tempi: si
delinea
il cammino
della Chiesa nel tempo.
Nell’attesa
ci sarà afflizione, ma non sarà sterile: sarà
una
sofferenza per una nascita, una preparazione alla gioia. “La vostra afflizione
si tramuterà in gioia” (v 20) e, subito dopo, aggiunge: “nessuno vi potrà
togliere la vostra gioia” (v 23).
Su questa
fiducia sull’opera dello Spirito si sono particolarmente sviluppate alcune
intuizioni
in Papa
Giovanni XXIII mentre ha suggerito sia la ricerca dei “segni dei tempi” e sia,
in modo
più vasto,
il Concilio.
Sono state
queste alcune intuizioni che Papa Giovanni XXIII ha suggerito sia nella ricerca
dei
“segni dei
tempi” e sia, in modo più vasto, nel Concilio. La stessa operazione
dell’interpretazione del nostro tempo, il famoso “aggiornamento” non è tanto
una spolverata linguistica per tradurre concetti e verità teologiche nella
comprensione di oggi, ma è il rileggere la Parola di Dio nel cammino della
storia che stiamo vivendo, con umiltà, alla ricerca dello Spirito.
Dice Mons.
Capovilla, segretario di Giovanni XXIII, che quando riferiscono al Papa, ormai
sul letto di
morte, i mormorii e le accuse sulla sua enciclica: “Pacem in terris” (siamo nel
1963), rimproverandogli di aver cambiato il Vangelo nel suo sforzo di
valorizzare la pace e l’impegno contro la guerra, anche quella cosiddetta giusta,
Papa Roncalli risponde quello che potrebbe essere il significato della sua vita
e, in fondo, lo sforzo della Chiesa : “Non è il Vangelo che cambia, siamo noi
che cominciamo a comprenderlo meglio”.
Nelle
Comunità cristiane dovremmo essere molto attenti al cammino della storia. Senza
pretendere di indirizzarla ad interessi di parte, la accogliamo, la
interpretiamo nei suoi segni che il Signore ci può indicare e la viviamo, nel
tentativo di interpretarla e orientarla verso i grandi valori di ogni persona,
soprattutto dei più deboli e più fragili. Non si tratta di giustificare il
male, ma di essere solidali con la sofferenza, incoraggiando a camminare
insieme e sostenendo quelli che, per scelte, vocazioni, lavoro sono impegnati e
faticano.
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