III domenica
dopo il martirio di San Giovanni il Precursore (Anno C)
Lettura
Is 43, 24c – 44,3
Is 43, 24c – 44,3
Così dice il
Signore Dio:
«Non hai acquistato con denaro la cannella per me
né mi hai saziato con il grasso dei tuoi sacrifici.
Ma tu mi hai dato molestia con i peccati,
mi hai stancato con le tue iniquità.
Io, io cancello i tuoi misfatti per amore di me stesso,
e non ricordo più i tuoi peccati.
Fammi ricordare, discutiamo insieme;
parla tu per giustificarti.
Il tuo primo padre peccò,
i tuoi intermediari mi furono ribelli.
Perciò profanai i capi del santuario
e ho votato Giacobbe all’anatema,
Israele alle ingiurie».
Ora ascolta, Giacobbe mio servo,
Israele che ho eletto.
Così dice il Signore che ti ha fatto,
che ti ha formato dal seno materno e ti soccorre:
«Non temere, Giacobbe mio servo,
Iesurùn che ho eletto,
poiché io verserò acqua sul suolo assetato,
torrenti sul terreno arido.
Verserò il mio spirito sulla tua discendenza,
la mia benedizione sui tuoi posteri».
Parola di Dio.
«Non hai acquistato con denaro la cannella per me
né mi hai saziato con il grasso dei tuoi sacrifici.
Ma tu mi hai dato molestia con i peccati,
mi hai stancato con le tue iniquità.
Io, io cancello i tuoi misfatti per amore di me stesso,
e non ricordo più i tuoi peccati.
Fammi ricordare, discutiamo insieme;
parla tu per giustificarti.
Il tuo primo padre peccò,
i tuoi intermediari mi furono ribelli.
Perciò profanai i capi del santuario
e ho votato Giacobbe all’anatema,
Israele alle ingiurie».
Ora ascolta, Giacobbe mio servo,
Israele che ho eletto.
Così dice il Signore che ti ha fatto,
che ti ha formato dal seno materno e ti soccorre:
«Non temere, Giacobbe mio servo,
Iesurùn che ho eletto,
poiché io verserò acqua sul suolo assetato,
torrenti sul terreno arido.
Verserò il mio spirito sulla tua discendenza,
la mia benedizione sui tuoi posteri».
Parola di Dio.
Salmo (Sal 32(33))
Cantate al Signore, acclamate il suo santo nome.
Cantate al
Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate,
perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera. R.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore. R.
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo. R.
con arte suonate la cetra e acclamate,
perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera. R.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore. R.
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo. R.
Epistola
Eb 11,3912,4
Eb 11,3912,4
Fratelli, i
nostri padri, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non
ottennero ciò che era stato loro promesso: Dio infatti per noi aveva
predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione
senza di noi.
Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato.
Parola di Dio.
Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato.
Parola di Dio.
Acclamazione
al Vangelo
(Cfr Gv 14,11)
(Cfr Gv 14,11)
Alleluia.
Io sono nel Padre e il Padre è in me, dice il Signore;
credetelo per le opere stesse.
Alleluia.
Io sono nel Padre e il Padre è in me, dice il Signore;
credetelo per le opere stesse.
Alleluia.
Vangelo: Gv
5,25-36
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato».
Parola del Signore.
Commento al
Vangelo
Nel Vangelo
di Giovanni, con il cap. 5, si inizia una nuova sezione (capp 5-12) in cui si
sviluppa insieme ricerca e polemica su chi è Gesù. Praticamente si sviluppa un
processo in cui Gesù, sempre nel linguaggio di Giovanni, manifesta il suo
essere e irrigidisce gli interlocutori.
Gesù è a
Gerusalemme per la “festa”. Non si dice quale. E le feste fondamentali
d’Israele sono tre: la Pasqua (ma sarebbe stata nominata), la festa di
Pentecoste (o della mietitura) e la festa delle Capanne che Giovanni avrebbe citato più
avanti (7,2). Siamo perciò, probabilmente, a Pentecoste, quando gli ebrei
celebrano il dono della legge a Mosè e al popolo.
Il cap 5
inizia con la guarigione di uno sconosciuto, paralitico, che Gesù ha voluto
incontrare e guarire "alla piscina, chiamata in ebraico Betzada, presso le
porte delle pecore" (5,2). Aveva una paralisi che lo teneva nel letto,
incapace di camminare da 38 anni (nel Deuteronomio 38 anni sono praticamente la
conclusione della vita (2,14) e quindi a un uomo in procinto di morire senza
speranza 5,5). Questo tale viene visto in giro, in giorno di sabato, con un
lettino/ branda/ giaciglio sulle spalle. E suscita scandalo, ribellione e
addirittura raccapriccio portare un peso: è la violazione pubblica del riposo.
I Giudei fanno una piccola inchiesta e chiedono chi sia veramente il
responsabile di questa guarigione e quindi di questa grave disobbedienza sul
sabato.
Scoprono che
è Gesù l’autore sia del miracolo che del comando di prendere il proprio
giaciglio e di tornare a casa. Così “i giudei cominciarono a perseguitare Gesù
perché faceva tali cose di sabato” (5,16).
I testi che
leggiamo oggi riportano solo un brano di tutta la discussione che Giovanni
registra: è una polemica durissima contro i dirigenti che perseguitano Gesù ed
il suo operato.
Gesù però si
spiega. Egli svolge la stessa attività di Dio e ne incarna la sua volontà ed il
suo disegno. Non esistono altri criteri di moralità. E il suo proposito è
invitare alla pienezza della vita coloro che sono assoggettati alla morte. E’
fondamentale capire che il successo o la sconfitta dell’uomo dipendono dalla
sua condotta verso gli altri. E’ il disegno di Dio che Gesù sta vivendo in
pienezza (5,25-30). Gesù opera come il Padre.
C’è, in
sottofondo, il rapporto di Mosè con Dio che gli interlocutori avvertono essere
l’unico valido e garantito. Gesù osa porsi in una relazione con Dio più
profonda e non certo come rivale.
Gesù riceve
tutto da Dio come un figlio riceve tutto dal padre e impara ad operare come suo
padre (qui c’è l’esperienza con Giuseppe, visto che Gesù è chiamato il “figlio
del carpentiere”).
Ciò che
irrigidisce il dialogo è questo legame stretto ed unico con Dio che gli è Padre
in modo singolare. Non è difficile immaginare che cosa queste discussioni
possano suscitare tra i Giudei diffidenti, agguerriti e cultori della teologia
ebraica. Si sente anche che il resoconto di Giovanni è lo sviluppo di una
riflessione per le sue prime comunità cristiane e per una loro fede matura,
L’opera del
Padre è quella di dare la vita: i farisei credono nella risurrezione alla fine
dei tempi?
Bene, e qui
Gesù garantisce la propria adesione alla loro fede e aggiunge che il Figlio
compie le stesse opere di vita. Dio farà risorgere e Gesù ha salvato dalla
morte un paralitico (da ricordare i 38 anni della sua malattia). Va poi riletto
il tutto alla luce della Risurrezione di Gesù stesso.
Resta il
problema delle garanzie: “Tu dici di essere e di fare ma chi testimonia per
te?”
Il testo di
Deut 19,15 stabilisce che nessuno può essere giudicato colpevole sulla parola
di un solo testimone. Perciò Gesù parla della testimonianza: accetta il loro
bisogno di garanzie e si rende conto che qui si gioca il destino di ogni
persona e il significato profondo che solo Lui può svelare da parte del Padre.
Siamo davanti ad una rivelazione più grande di quella del Sinai.
Perciò Gesù
garantisce con quattro testimonianze:
- la
testimonianza di Giovanni (vv 33-35),
- “le opere
che il Padre mi ha dato da compiere” (5,36),
- il
richiamo delle coscienze (vv 37-38)
- le Sacre
Scritture (vv 39-40).
Oggi abbiamo
letto il significato delle due prime testimonianze: sono le sue opere, segno di
liberazione ed è la testimonianza di Giovanni il Battista. Gesù sottolinea che
anche la testimonianza di Giovanni, che essi “solo per un momento” hanno
accettato, ha valore, pur essendo solo un uomo. La sua è luce di una lampada
"che arde e risplende; e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua
luce" (v 35).
Il messaggio
che ci giunge, però, è la novità delle opere: “le opere che il Padre mi ha dato
da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il
Padre mi ha mandato”.
Sono
garanzia per portare la vita, aperte ad ogni uomo o donna, dono di fedeltà come
Gesù è fedele testimone di Dio.
Coloro che
seguono Gesù debbono accogliere lo stesso progetto e costruire un cammino sulla
stessa fiducia, nel mondo quotidiano in cui vivono.
Nessun commento:
Posta un commento