venerdì 15 luglio 2011

Domenica 17 Luglio 2011



DOMENICA V DOPO PENTECOSTE

LETTURA
Lettura del libro della Genesi 11, 31. 32b - 12, 5b

In quei giorni. Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cioè di suo figlio, e Sarài sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nella terra di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono. Terach morì a Carran. / Il Signore disse ad Abram: / «Vattene dalla tua terra, / dalla tua parentela / e dalla casa di tuo padre, / verso la terra che io ti indicherò. / Farò di te una grande nazione / e ti benedirò, / renderò grande il tuo nome / e possa tu essere una benedizione. / Benedirò coloro che ti benediranno / e coloro che ti malediranno maledirò, / e in te si diranno benedette / tutte le famiglie della terra». Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. Abram prese la moglie Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan.

SALMO
Sal 104 (105)

® Cercate sempre il volto del Signore.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto. ®

È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco. ®

«Ti darò il paese di Canaan
come parte della vostra eredità».
Quando erano in piccolo numero,
pochi e stranieri in quel luogo,
non permise che alcuno li opprimesse
e castigò i re per causa loro. ®

EPISTOLA
Lettera agli Ebrei 11, 1-2. 8-16b

Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare. Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 9, 57-62

In quel tempo. Mentre camminavano per la strada, un tale disse al Signore Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: »Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: »Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Commento al Vangelo

Nel Vangelo di Luca siamo all’inizio del grande cammino verso Gerusalemme che si concluderà con l’ingresso nel

tempio (9.51-19,46) “Mentre si stavano compiendo i giorni in cui sarebbe stato rilevato in alto, egli prese la ferma

decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (v9,51).

Questo cammino rappresenta anche un itinerario di approfondimento del significato del Regno e di vocazione per la

sua nuova comunità a cui Gesù svela i segreti del Padre.

“Compiersi” per Luca è un verbo importante: lo usa nella nascita di Gesù (2,6) e nella Pentecoste (Atti 2,1): indica

uno degli avvenimenti centrali nella vita del Signore. Il testo greco parla di “indurimento del volto” per significare

che egli prende una decisione irrevocabile.

Gesù trova difficoltà fra le persone che incontra sul suo cammino e che si svolge dalla Galilea a Gerusalemme

passando, per l'occasione, attraverso la Samaria (rappresenta il percorso più breve ma anche più insidioso). E infatti

qui incontra molte persone prevenute e, comunque ostili, verso tutti coloro che stanno andando verso Gerusalemme.

“Non lo accolsero perché il suo volto era in cammino verso Gerusalemme” (v53). E tuttavia Gesù non si scoraggia,

anzi deve frenare i suoi discepoli che gli fanno una proposta drammatica, degna di persone che si sentono offese a

morte: "Signore, voi che diciamo che scenda un fuoco del cielo e li consumi ?" (v 54). Gesù ci preoccupa che i suoi

discepoli scelgano la nonviolenza: "Si voltò e li rimproverò" (v 55).

Ma Gesù incontra anche persone coraggiose e generose, disposte a seguirlo.

Un tale, pieno di entusiasmo, vuole seguirlo e Gesù lo mette in guardia da superficialità, chiarendo che il discepolo

non ha garanzie. Non può aspettarsi ricchezza e possedimenti da lui poiché la sua esistenza è precaria. Deve essere

disposto a passare la notte sotto le stelle e accontentarsi della ospitalità che gli può venire offerta in sistemazioni

provvisorie. In altri termini, seguire Gesù non deve avere, come sottofondo, l’attesa della ricchezza, la garanzia del

benessere, il potere. Ma il testo può essere anche collegato con un significato che viene dato alla Sapienza (Sir 24,7):

la sapienza non trova sulla terra dove appoggiare il piede. “E’ Dio che ordina alla sapienza di piantare la tenda in

Israele" (Sir 24,8). Gesù sapienza segue la stessa sorte.

Un altro, invitato da Gesù, chiede di andare “prima” a seppellire il padre (e non si capisce se è un funerale o è servizio

verso il padre in attesa delle morte). Gesù dice che “prima vocazione è andare ad annunciare il Regno” e pone qui una

forte radicalità. Gesù non annulla l’amore filiale, ma vuole chiarire che cosa viene prima, altrimenti la morte

continuerà ad essere morte. Per un giudeo questa è una risposta scandalosa poiché il compito di seppellire i propri

genitori viene prima di qualunque precetto della legge. Ma Gesù pretende che non si metta il Regno a nessun secondo

posto, compreso i sentimenti più sacri dei figli verso i genitori. Si potrebbe anche leggere qui la preoccupazione di

rivedere gli schemi della propria cultura tradizionale: il padre rappresenta il passato, la consuetudine, l'ambiente

culturale. Luca vuole aiutare a capire che esiste un tempo nuovo in cui vanno rivisti tutti gli schemi mentali, nella

linea della Parola di Gesù. Ciò che blocca ed impedisce di seguire Gesù rende comunque schiavi.

Più profondamente si deve pensare che il Regno di dio non è in concorrenza con l’amore verso i genitori e in genere per coloro che si amano, infatti chi diventa vero discepolo del Signore sarà un uomo che amerà il padre, la madre e i fratelli con un amore ancora più grande.

Anche nel linguaggio del terzo anonimo c’è un “prima”: “Prima lascia che mi congeda da quelli di casa mia”. Gesù ’

non concede neppure il saluto ai suoi (lo aveva invece concesso Elia ad Eliseo 1Re 19,16-21), poiché Gesù è più

grande di Elia stesso.

Gesù è deciso, nella sua scelta, di voler camminare verso il Padre, passando per la fatica e la tragedia che si prospetta

per Lui a Gerusalemme. Chiede ai suoi di essere altrettanto essenziali, coraggiosi e radicali per operare scelte che

passino, prima di tutto, per le esigenze del Regno.

Siamo quindi alla lettura della radicalità così come Gesù ci richiama. Tutto il tema del Regno è legato al cammino

(annuncio) ed è legato alla fede, come quella di Abramo, che cammina su strade nuove e si fida di Dio. Tutto quello

che si frappone, blocca, ridimensiona o che immiserisce il messaggio impoverisce la persona che lo porta,

impoverisce il mondo, costruisce idoli e oscura il volto di Dio.

Pur nella povertà della persona umana, fragile e insicura, Gesù ci sostiene in un progetto che Lui, per primo, accetta e

in cui crede. Il camminare verso Gerusalemme, insieme con i discepoli, nonostante la fragilità dei loro

comportamenti, è garanzia. Il Signore non abbandona e sosterrà scelte, fatiche, incontri, comunità che arricchiscano la

speranza e diano forza. In questo caso il valore della comunità cristiana diventa sempre più preciso e sempre più

profondo: la fedeltà di uno diventa fiducia per tutti.

Questa pagina di vangelo mette in crisi la vita religiosa che propende verso la superstizione. C’è sempre la

tentazione di cercare Dio per avere dei benefici. Come si vede Gesù ha promesso un cammino difficile ai suoi

discepoli, il dono che non manca a nessuno è costituito dalla sua amicizia e dal dono dello Spirito Santo che ci

rende capaci di amare come Dio stesso ama. Senza questa nuova ricchezza, l’unica a capace di sconfiggere la

morte tutte le altre cose alla fine saranno vane.

Nessun commento:

Posta un commento