mercoledì 14 settembre 2011

Domenica 18 Settembre 2011

A tutte le matricole Liuc il più caloroso benvenuto, da parte di don Michele e degli amici del Centro Pastorale.

Vi ricordo che martedì 27 settembre alle ore 18.00 presso la cappella del Campus inizierà il corso di preparazione alla Cresima. Rivolgiti a don Michele.


III DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

LETTURA
Lettura del profeta Isaia 11, 10-16

In quel tempo. Isaia parlò, dicendo: / «In quel giorno avverrà / che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. / Le nazioni la cercheranno con ansia. / La sua dimora sarà gloriosa. / In quel giorno avverrà / che il Signore stenderà di nuovo la sua mano / per riscattare il resto del suo popolo, / superstite dall’Assiria e dall’Egitto, / da Patros, dall’Etiopia e dall’Elam, / da Sinar e da Camat e dalle isole del mare. / Egli alzerà un vessillo tra le nazioni / e raccoglierà gli espulsi d’Israele; / radunerà i dispersi di Giuda / dai quattro angoli della terra. / Cesserà la gelosia di Èfraim / e gli avversari di Giuda saranno sterminati; / Èfraim non invidierà più Giuda / e Giuda non sarà più ostile a Èfraim. / Voleranno verso occidente contro i Filistei, / insieme deprederanno i figli dell’oriente, / stenderanno le mani su Edom e su Moab / e i figli di Ammon saranno loro sudditi. / Il Signore prosciugherà il golfo del mare d’Egitto / e stenderà la mano contro il Fiume. / Con la potenza del suo soffio / lo dividerà in sette bracci, / così che si possa attraversare con i sandali. / Si formerà una strada per il resto del suo popolo / che sarà superstite dall’Assiria, / come ce ne fu una per Israele / quando uscì dalla terra d’Egitto».

SALMO
Sal 131 (132)

®Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Il Signore ha giurato a Davide,
promessa da cui non torna indietro:
«Il frutto delle tue viscere
io metterò sul tuo trono!». ®

Sì, il Signore ha scelto Sion,
l’ha voluta per sua residenza:
«Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:
qui risiederò, perché l’ho voluto. ®

Là farò germogliare una potenza per Davide,
preparerò una lampada per il mio consacrato.
Rivestirò di vergogna i suoi nemici,
mentre su di lui fiorirà la sua corona».®

EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 1, 12-17


Carissimo, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 9, 18-22

In quel tempo. Il Signore Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Commento al Vangelo

Luca, con questo testo, vuole aiutare la sua comunità a ripensare seriamente a Gesù, nella concretezza e nelle

scelte.

La fede, infatti, non è una formula o un pacchetto di verità da ricordare, ma è la scelta di Gesù così come si

presenta.

Egli è profondamente diverso dalle aspettative, alternativo, sconcertante e, tuttavia, sempre in

comunione con il Padre e mai nella prospettiva capricciosa di voler fare, dimostrare, conquistare per esibire.

Gesù non gioca con i nostri sentimenti e le nostre fragilità.

Egli sa che sta ponendo anche ai suoi un’alternativa che li avrebbe sconcertati. Ma Gesù vuole svelare loro il

segreto della sua vita. Infatti non li vuole ingannare né li vuol manipolare, giocando sull'emotività

Sa di avere davanti persone affezionate, fiduciose e però cariche di quelle stesse speranze che tutta la storia

d’Israele aveva alimentato. Dopo qualche breve parentesi di gloria, che si è mostrata visibile nel regno di

Davide, re vittorioso e di suo figlio Salomone, re saggio, non si poteva contare su grandi dignità, degne di quella

regalità altissima che veniva da Dio nella millenaria storia del popolo di Dio.

Così l’attesa si preannuncia inimmaginabile, carica delle promesse di Dio. E, nello stesso tempo, in questo

periodo di vita di Gesù, si sono particolarmente sviluppate delle aspettative sempre più spasmodiche e sempre

più politiche. La stessa predicazione di Giovanni Battista, per quanto breve, aveva suscitato moltissime attese.

Gesù sente che è giunto il momento per incominciare a svelare il significato della sua missione.

Luca racconta il dialogo, molto scarno sulla identità di Gesù, senza collocarlo, come fanno gli altri evangelisti, a

Cesarea di Filippo. Probabilmente l’evangelista vuole che il testo diventi un riferimento preciso per ogni

interlocutore credente.

Luca, come spesso fa, introduce i momenti essenziali della vita di Gesù ricordando la sua preghiera: è indicativa

che qui sta avvenendo qualcosa di particolarmente significativo. Giocano, insieme, l’ esigenza di comunione e di

sostegno personale richiesti da Gesù e la sua strategia di educare i discepoli perché trovino, nella preghiera, la

forma più alta di sincerità, di disponibilità e di comunione con il Padre. Così avviene per alcune altre grandi

scelte di Gesù: al battesimo (3,21), prima di chiamare i 12 apostoli (6,12), nella Trasfigurazione (9,29), prima di

insegnare a pregare (11,1), nell’orto degli ulivi (22,39-46), dall’alto della croce (23,34-46).

Gesù entra in dialogo con i suoi e bisogna lasciarsi interpellare da Lui. Egli conduce via via a scoprire che cosa

si aspetta da loro.

Una prima domanda, probabilmente, lascia sconcertati gli apostoli: "Chi sono io secondo la gente?". In fondo il

maestro non si è mai interessato di sapere che cosa la gente dicesse di lui. Tuttavia rispondono con grande

onestà. Tutti pensano, più o meno, che egli sia un precursore, cioè colui che ha, come vocazione, quello di

indicare il Messia che viene.

La risposta significa almeno due cose:

- La gente riconosce in Gesù un altissimo spessore morale e, a seconda dei personaggi richiamati, a cui ognuno

fa riferimento, collegano Gesù, in un rapporto privilegiato con il Dio d’Israele che si serve di Lui per annunciare

la novità che presto apparirà all’orizzonte e che sarà il vero, grande Messia;

- Ma Gesù non può essere Messia, essi pensano, poiché non dimostra di avere una progettualità di liberazione

dal potere politico e di contrapposizione alle forze imperanti pagane e straniere. I suoi miracoli, al massimo,

garantiscono che Dio accetta Gesù come suo messaggero. Qui ci sono tutta la dialettica e l’ambiguità della

classe dirigente ebraica che pone a Gesù la richiesta:: “Dacci un segno”,

"Ma voi che cosa dite?". Gesù prende atto di ciò che hanno manifestato e li interpella sul significato che essi

danno sulla sua persona.

Sorge l’obbligo di confessare la vera identità di Gesù. Pietro lo fa, anche a nome degli altri, e si contrappone alla

mentalità corrente, accettando di vedere in Gesù la nuova messianicità.

Essi però continuano a sperare, mantenendo come tutti, le attese di un Messia glorioso, pur accettando che sia

Gesù a trovare i tempi e i modi per manifestarsi.

Pietro e i discepoli convivono con la propria ambiguità interpretativa e sono incapaci di cogliere l’identità più profonda di Gesù e la sua messianicità.

Nel loro cuore continuano a tenere insieme la prospettiva del tempo del cambiamento e del tempo della rivoluzione.

Perciò Gesù obbliga severamente di non divulgare la sua messianicità: essa, infatti, sarebbe stata intesa in modo

distorto.

A questo punto, però, Gesù propone un “mini-vangelo della passione, morte e risurrezione” (v 22): la croce è

un itinerario che va dalla vita alla vita passando attraverso la sofferenza, la crisi, il giudizio, la morte. Il Figlio

dell’uomo deve soffrire e tutto ciò che avverrà non saranno un destino o un incidente ma una misteriosa strada

attraverso cui si manifesterà la volontà del Padre che vuole salvi tutti noi. E Gesù, docile, accetta e chiede alla

sua comunità di essere solidali con lui.

A questo sono chiamati tutti.

Certamente ci si sente spiazzati poiché, piaccia o no, anche a noi interessano il vincere, il dimostrare di essere, il

conquistare le masse, avere forze di sostegno alle spalle.

Sono i criteri del gioco politico e della conquista del potere che poi si spera sia gestito con responsabilità e

moralità. E le leggi dovrebbero aiutare a ridimensionare le tentazioni.

Stiamo scoprendo le tentazioni di tutti, anche della Chiesa.

Ma nella Chiesa Gesù ha sviluppato altre logiche: esse non passano attraverso le dimostrazioni della sua

risurrezione ai sommi sacerdoti o a Pilato. Se c’è una vittoria, questa è nella serenità dei primi cristiani che

professano la fede, e che nei tribunali mostrano ossequio e libertà, e insieme formulano l’obiezione di coscienza,

quasi a scusarsi, senza supponenza, ma continuando ad essere fermi e fiduciosi (At 4,19-20: “Ma Pietro e

Giovanni risposero loro: «Giudicate voi se è giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio. Quanto a noi,

non possiamo non parlare delle cose che abbiamo viste e udite»”).

La morte e la risurrezione di Gesù ha sconcertato la prima comunità cristiana e, nel suo significato essenziale,

continua a sconcertare anche noi.

In conclusione:

Chi è Gesù per te?

Puoi rispondere citando il Catechismo oppure ascoltando il tuo cuore.

E se ascolti il tuo cuore “chi è veramente Gesù per te?”

Sei disposto a capire l’intimo di Gesù, anche se questa comprensione ti chiederà un vero cambiamento di pensiero e di scelte?

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