giovedì 12 luglio 2012

VII DOMENICA DOPO PENTECOSTE 15.07.2012


VII DOMENICA DOPO PENTECOSTE 15.07.2012

LETTURA
Lettura del libro di Giosuè 10, 6-15

In quei giorni. Gli uomini di Gàbaon inviarono questa richiesta a Giosuè, all’accampamento di Gàlgala: «Da’ una mano ai tuoi servi! Vieni presto da noi a salvarci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano le montagne».
Allora Giosuè salì da Gàlgala con tutto l’esercito e i prodi guerrieri, e il Signore gli disse: «Non aver paura di loro, perché li consegno in mano tua: nessuno di loro resisterà davanti a te».
Giosuè piombò su di loro all’improvviso, avendo marciato tutta la notte da Gàlgala. Il Signore li disperse davanti a Israele e inflisse loro una grande sconfitta a Gàbaon, li inseguì sulla via della salita di Bet-Oron e li batté fino ad Azekà e a Makkedà. Mentre essi fuggivano dinanzi a Israele ed erano alla discesa di Bet-Oron, il Signore lanciò dal cielo su di loro come grosse pietre fino ad Azekà e molti morirono. Morirono per le pietre della grandine più di quanti ne avessero uccisi gli Israeliti con la spada.
Quando il Signore consegnò gli Amorrei in mano agli Israeliti, Giosuè parlò al Signore e disse alla presenza d’Israele: / «Férmati, sole, su Gàbaon, / luna, sulla valle di Àialon». / Si fermò il sole / e la luna rimase immobile / finché il popolo non si vendicò dei nemici.
Non è forse scritto nel libro del Giusto? Stette fermo il sole nel mezzo del cielo, non corse al tramonto un giorno intero. Né prima né poi vi fu giorno come quello, in cui il Signore ascoltò la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva per Israele. Giosuè e tutto Israele ritornarono verso l’accampamento di Gàlgala.


SALMO
Sal 19 (20)

® Il Signore dà vittoria al suo consacrato.

Ti risponda il Signore nel giorno dell’angoscia,
ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.
Ti mandi l’aiuto dal suo santuario
e dall’alto di Sion ti sostenga. ®

Ti conceda ciò che il tuo cuore desidera,
adempia ogni tuo progetto.
Esulteremo per la tua vittoria,
nel nome del nostro Dio alzeremo i nostri vessilli:
adempia il Signore tutte le tue richieste. ®

Ora so che il Signore
dà vittoria al suo consacrato,
gli risponde dal suo cielo santo
con la forza vittoriosa della sua destra. ®

Chi fa affidamento sui carri, chi sui cavalli:
noi invochiamo il nome del Signore, nostro Dio.
Quelli si piegano e cadono,
ma noi restiamo in piedi e siamo saldi. ®


EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8, 31b-39

Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto: «Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello».
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.


VANGELO
 Lettura del Vangelo secondo Giovanni 16, 33 - 17, 3


In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».
Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo».
 
Commento
Prosegue il racconto delle vicende di Israele con la faticosa conquista della terra promessa, guidata da Giosuè. Ma è Dio che guida alla vittoria il suo popolo, come il Signore sostiene sempre ognuno di noi nelle battaglie difficili della vita. “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Epist.). E Gesù assicura: “Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo”.
La Madonna nel Magnificat esalta il Signore.. perché dispiega la potenza del suo braccio, disperde i superbi, rovescia i potenti ed innalza gli umili (cf. Lc 1,51-52). Confidando nel Signore, anche noi come Paolo, possiamo dire: “In tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati” (Epist.). Sta tutta qui la forza - e la serenità - con la quale il credente affronta la vita con le sue prove... e le sue vittorie.

1) FERMATI, SOLE

E’ pagina famosa, questa. Con accento epico Giosuè vuol ricordare quella giornata di vittoria, riconoscendo che tutto fu merito di Dio: “Né prima né poi vi fu giorno come quello,.. perché il Signore combatteva per Israele”. Infatti “morirono per le pietre della grandine più di quanti ne avessero uccisi gli Israeliti con la spada” (Lett.). Riconoscere l’iniziativa di Dio anche nelle nostre imprese riuscite, è il vero tratto di fede che qualifica il credente. Ci fa dire oggi il Salmo: “Chi fa affidamento sui carri, chi sui cavalli: noi invochiamo il nome del Signore, nostro Dio”. L’orgoglio dell’uomo - soprattutto quando gli van bene le cose - fa dimenticare che “in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). Tutto è dono di Dio e sua azione preveniente anche nel fare il bene: “Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?” (1Cor 4,7). Infatti “è Dio che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (Fil 2,13).
Il coraggio di Giosuè era fondato sulla promessa di Dio: “Non aver paura di loro, perché li consegno in mano tua”. La vita è fatta di prove, e quindi è naturale la paura. “Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”. Appoggiarsi su Dio e sul suo aiuto è forse l’aspetto più spontaneo della fede. Ricorrere a lui per un aiuto è preghiera legittima. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano.., liberaci dal male”, ci fa pregare Gesù nel ‘Padre nostro’ ogni giorno. La fiducia nella sua Provvidenza è la prima sicurezza da nutrire, anche nelle nostre necessità materiali. Tanto più in quelle spirituali. “Signore salvami!” (Mt 14,30), ha gridato Pietro mentre affondava nelle acque. E Gesù gli stende la mano. "Non è troppo corta la mano del Signore per salvare" (Is 59,1).
Il coraggio si trasforma in speranza che comunque “tutto concorre al bene per quelli che amano Dio” (Rm 8,28). Il Signore aiuta magari non sempre secondo le nostre immediate attese, ma certamente non lascia cadere la nostra invocazione e, per strade a noi ignote, guida la nostra vita alla sua piena realizzazione secondo il suo disegno. Anche dal male sa trarre un bene. Perché lui vede e vuole il mio bene più di quello che io non veda e voglia di me, cioè lui ha un progetto ben più grande d’ogni mia stessa attesa. Giungere a questa interiore certezza - che Dio comunque conduce al bene la mia vita - è la più grande conquista dell’esistenza credente, il vertice della fede. “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me”.

2) IO HO VINTO IL MONDO

Vittoria speciale quella di Cristo sul mondo. Mondo inteso anzitutto come tentazione di vivere la sua missione coi criteri umani opposti al disegno di Dio; ne abbiamo l’esemplificazione alle tentazioni nel deserto. Mondo inteso come reazione naturale di paura di fronte alla croce, come appare nella scelta del Getsemani: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 23,42). Mondo inteso come “potere delle tenebre” (Lc 22,53), satana, principio del male, e quindi sconfitta del peccato e delle sue conseguenze, come appare chiaramente nell’atto di obbedienza al Padre - fatto a nome nostro - fino alla morte di croce. La croce è la “glorificazione” di Cristo e la “gloria del Padre” che mostra in lui tutto il dono di sé agli uomini.
“Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te”. In vista di quella difficile vittoria da raggiungere - la croce -, Gesù con trepidazione e umiltà chiede l’aiuto al Padre, perché lo sostenga in quella lotta (Lc 23,44), cioè in quella battaglia tanto difficile. Luca dice che Gesù, quanto più era in angoscia, tanto più pregava. E un angelo venne a confortarlo; cioè il Padre l’ha sostenuto. La sua forza, capace di vittoria, l’ha ottenuta dal Padre, nel quale aveva posto ogni confidenza: “Offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono in lui, venne esaudito” (Eb 5,7). Da questa vittoria è scaturita per noi la salvezza.
La speranza e il coraggio del credente si fondano ora proprio su questo dono totale di Dio all’uomo, in Cristo, che costituisce il massimo segno di affidabilità e premura di Dio per ognuno di noi. “Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme con lui?” (Epist.). Non c’è più d’aver paura, neanche del giudizio di Dio: “Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica”, cioè Dio perdona. “Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!” (Epist.). Paolo esplode allora in un grido di entusiasmo e di sicurezza: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Niente potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Epist.).


Sta bene oggi la preghiera del Prefazio, che facciamo nostra: “Ti sei chinato sulle nostre ferite e ci hai guarito, donandoci una medicina più forte delle nostre piaghe, una misericordia più grande della nostra colpa. Con sorprendente larghezza hai infuso nei nostri cuori lo Spirito Santo e ci hai dato di condividere con Cristo risorto l’eterna eredità della tua gloria”. Dalla miseria dell’inimicizia alla fortuna di essere figli, alla sorpresa di divenire eredi di Dio. Una vittoria, quella del cristiano, giocata tutta sulla iniziativa gratuita e l’opera potente di Dio!
Rito romano

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)


Prima Lettura
Am 7,12-15
Dal libro del profeta Amos

In quei giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno».
Amos rispose ad Amasìa e disse:
«Non ero profeta né figlio di profeta;
ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro.
Il Signore mi prese,
mi chiamò mentre seguivo il gregge.
Il Signore mi disse:
Va’, profetizza al mio popolo Israele».
Salmo responsoriale (Sal 84)
Mostraci, Signore, la tua misericordia.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.
Seconda Lettura
Ef 1,3-14
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui, mediante il suo sangue,
abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
facendoci conoscere il mistero della sua volontà,
secondo la benevolenza che in lui si era proposto
per il governo della pienezza dei tempi:
ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
In lui anche voi,
dopo avere ascoltato la parola della verità,
il Vangelo della vostra salvezza,
e avere in esso creduto,
avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso,
il quale è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione
di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.

Parola di Dio.

Forma breve (Ef 1, 3-10):

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui, mediante il suo sangue,
abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
facendoci conoscere il mistero della sua volontà,
secondo la benevolenza che in lui si era proposto
per il governo della pienezza dei tempi:
ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra.
Acclamazione al Vangelo
(Ef 1,17-18)
Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia.
Vangelo: Mc 6,7-13
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Commento
Partono i discepoli a due a due. E non ad uno ad uno. Perché, se è solo, l'uomo è portato a dubitare perfino di se stesso. La prima predicazione è senza parole, è già in questo accompa­gnarsi, l'uno al passo dell'al­tro. Partono forti di una pa­rola e di un amico: ordinò lo­ro di non prendere nient'altro che un bastone. Solo un ba­stone a sorreggere il passo e un amico a sorreggere il cuo­re. Un bastone per appog­giarvi la stanchezza, un ami­co per appoggiarvi la solitu­dine.
E proclamarono che la gente si convertisse, ungevano con olio molti infermi e li guari­vano.
Il loro messaggio è con­versione: giratevi verso la lu­ce, perché la luce è già qui. Le loro mani sui malati annun­ciano: Dio è già qui, è vicino a te con amore, e guarisce la vita, girati verso di lui. Quel­lo dei dodici è un viaggio den­tro l'uomo più autentico, li­berato da tutto il superfluo: non portate né pane né sacca né denaro, perché la nostra vita non dipende dai nostri beni, voi vivrete di fiducia: fi­ducia in Dio, che non farà mancare nulla, e fiducia ne­gli uomini, che apriranno le loro case. «Bagaglio leggero impone il viaggio e cuore fi­ducioso. Domani non so se qualcuno aprirà la porta ma confido nel tesoro d'amore disseminato per strade e città, mani e sorrisi che apro­no case e ristorano cuori...» (M. Marcolini).
I dodici, senza parole, con il loro stile di vita, contestano il mondo dell'accumulo, del­l'apparire, del denaro. Pro­clamano: «ci sono due mon­di noi siamo dell'altro» (Cri­stina Campo). In questo mondo altro, la forza non ri­siede nei grandi mezzi mate­riali, ma nel fuoco interiore, nel suo contagio misterioso e lucente. La povertà dei di­scepoli fa risaltare la potenza creativa dell'amore. Invece le cose, il denaro, i mezzi, lun­go i secoli hanno spento la creatività della Chiesa. L'an­nunciatore deve essere infinitamente piccolo, solo così l'annuncio sarà infinitamen­te grande. Sono partiti a due a due, con niente. Ma i dodi­ci avevano un fuoco. Il fuoco si propaga col fuoco.
Entrati in una casa lì rima­nete.
Ecco il punto di appro­do: la casa, il luogo dove la vi­ta nasce ed è più vera, ab­bracciata dal cerchio degli af­fetti che fanno vivere. E il Vangelo deve essere signifi­cativo lì, nella casa, deve par­lare e guarire nei giorni delle lacrime e in quelli della festa, quando il figlio se ne va, quando l'anziano perde il senno o la salute... Se in qual­che luogo non vi ascoltassero, andatevene, al rifiuto i disce­poli non oppongono risentimenti solo un po' di pol­vere scossa dai sandali. E non deprimetevi per una sconfitta, non abbattetevi per un rifiuto: c'è un'altra casa poco più avanti, un al­tro villaggio, un altro cuore. All'angolo di ogni strada germoglia l'infinito.

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