giovedì 7 febbraio 2013

Gesù ci cerca per primo. 10 2 2013



10 febbraio 2013 Ultima domenica dopo Epifania (anno C)



Lettura
Sir 18,11-14
Il Signore è paziente verso di loro
ed effonde su di loro la sua misericordia.
Vede e sa che la loro sorte è penosa,
perciò abbonda nel perdono.
La misericordia dell’uomo riguarda il suo prossimo,
la misericordia del Signore ogni essere vivente.
Egli rimprovera, corregge, ammaestra
e guida come un pastore il suo gregge.
Ha pietà di chi si lascia istruire
e di quanti sono zelanti per le sue decisioni.
Parola di Dio.
Salmo (Sal 102(103))
Grande è la misericordia del Signore.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno. R.

Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono. R.

Quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono. R
Epistola
2Cor 2,5-11
Fratelli, se qualcuno mi ha rattristato, non ha rattristato me soltanto, ma, in parte almeno, senza esagerare, tutti voi. Per quel tale però è già sufficiente il castigo che gli è venuto dalla maggior parte di voi, cosicché voi dovreste piuttosto usargli benevolenza e confortarlo, perché egli non soccomba sotto un dolore troppo forte. Vi esorto quindi a far prevalere nei suoi riguardi la carità; e anche per questo vi ho scritto, per mettere alla prova il vostro comportamento, se siete obbedienti in tutto. A chi voi perdonate, perdono anch’io; perché ciò che io ho perdonato, se pure ebbi qualcosa da perdonare, l’ho fatto per voi, davanti a Cristo, per non cadere sotto il potere di Satana, di cui non ignoriamo le intenzioni.

Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
(Cfr 1Gv 4,16;3,20)
Alleluia.
Noi abbiamo conosciuto e creduto
l’amore che Dio ha in noi,
se il nostro cuore ci condanna,
Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Alleluia.
Vangelo: Lc 19,1-10
In quel tempo. Il Signore Gesù 1entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Parola del Signore.
Commento
La larghezza di cuore di Dio si traduce nella compassione che Gesù mostra nei confronti dei malati e delle sofferenze umane; ma soprattutto nella comprensione e nel perdono che offre ai peccatori. Gesù guarisce il corpo e salva l'anima.
Vertice di questa gratuità che cancella la colpa è il gesto al calvario col perdono offerto al "buon ladrone": "Oggi con me sarai nel paradiso" (Lc 23,43).
Ma quel perdono è sbocciato là dove s'è levata una invocazione: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno" (Lc 23,42).
Al perdono deve corrispondere il pentimento. "Vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte" (Lc 15,10).

1) IL PERDONO DI DIO
L'episodio di Zaccheo è emblematico. Gesù passa in città, è attorniato dalla folla, ma si dirige a cercare Zaccheo e a interessarsi di lui: "Gesù alzò lo sguardo e gli disse: Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". E gli cambia il cuore: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza". Dio viene da lontano per questo incontro, sua è l'iniziativa di portare all'uomo la salvezza; è il nocciolo di tutto il suo esporsi sulla nostra vicenda di peccatori: "Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto". "Benedetto il Signore, Dio di Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo", preghiamo ogni mattina nella celebrazione delle Lodi. E' passato per le nostre strade, "beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo" (At 10,38).
E' venuto a cercare l'ultimo, quelli che tutti disprezzavano come un pubblicano, anzi il capo dei pubblicani, strozzino delle tasse per i Romani oppressori. Non c'è esclusione davanti al cuore di Dio, "perché anch'egli è figlio di Abramo". Sant'Ambrogio commenta: "E' consolante che sia presentato come un capo dei pubblicani. Chi mai potrà più disperare se è arrivato anche costui la cui fortuna era di provenienza fraudolenta?" (In Luc.). Non c'è peccato che non possa essere perdonato. Dio è grande e sa trarre proprio dalla peggiore palude i fiori più belli: pensiamo alla Samaritana, la supermaritata; pensiamo alla Maddalena, da cui uscirono sette demoni. Anzi: "I pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel regno dei cieli" (Mt 21,31).
Una visita personalizzata quella di Gesù: "Oggi .. a casa tua". Sono moltissime le visite di Dio ad ognuno di noi, in forme diverse: incontri che stimolano al bene, prove che disincantano le nostre sicurezze e il nostro orgoglio, perché "tutto concorre al bene per quelli che amano Dio" (Rm 8,28). Si tratta di tenere la porta del cuore aperta quando egli viene e bussa: "Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap 3,20). Del resto proprio per questa cena con noi Gesù giunge ogni giorno fin sui nostri altari. "Beati gli invitati alla cena del Signore".

2) IL PENTIMENTO DELL'UOMO
Era capo e ricco, ma era inquieto. In mezzo forse alle frustrazioni di sentirsi odiato e scomunicato, desiderava essere capito e accolto. Passa Gesù, ed ecco .. che "cercava di vedere chi era, ma non gli riusciva a causa della folla. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là". Zaccheo è punto dalla nostalgia del Mistero; anche nel peggior peccatore v'è un angolo di bene sul quale ricostruire una vita. "La misericordia del Signore riguarda ogni essere vivente" (Lett.). In ogni uomo è stampato questo ricordo di Dio perché ognuno di noi è fatto a sua immagine, e vi è quasi un bisogno naturale di Lui. L'inizio della conversione avviene quando non si soffoca questo profondo anelito, ma lo si fa emergere, e .. si compie il primo passo "per cercare di vedere Gesù".
"Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia". Bella questa gioia di chi ha finalmente incontrato quello che cercava. Viene in mente la ricerca drammatica di Agostino e la sua soddisfazione, e il rincrescimento di aver tanto ritardato: "Tardi ti ho amato, Bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Tu eri dentro di me e io stavo fuori, Tu eri con me, ma io non ero con te. Tu mi hai chiamato, hai gridato, hai vinto la mia sordità. Tu hai balenato, hai folgorato, hai dissipato la mia cecità. Hai diffuso il tuo profumo, io l'ho respirato e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo del desiderio della tua pace" (Confessioni, X, 27).
Quella di Zaccheo è una ricerca sincera che sfocia in una vera conversione e decisione: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Da strozzino, a uomo che vive la giustizia e la carità. Scrive ancora sant'Ambrogio: "Sappiamo che colpa è non l'esser ricchi, ma di non saper usare le ricchezze; infatti le ricchezze, che sono ostacolo per i malvagi, per i buoni sono fonte di virtù. Sì, il ricco Zaccheo è stato scelto da Cristo" (Idem). E' interessante notare come si configuri la "salvezza entrata in questa casa" di Zaccheo: il nuovo rapporto con Dio si traduce in un nuovo rapporto con le cose e con gli uomini. "Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" (1Gv 4,20). Oggi san Paolo lo ricorda alla sua comunità di Corinto il dovere del perdono: "Voi dovreste usargli benevolenza e confortarlo. Vi esorto quindi a far prevalere nei suoi riguardi la carità" (Epist.).

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Si dice spesso: una volta si parlava solo di giudizio di Dio e di inferno; oggi si parla solo di misericordia e perdono. Ed è vero, perché "qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata" (Mt 12,31). La bestemmia contro lo Spirito è chiudere volutamente gli occhi e il cuore ai segni di Dio, cioè l'ostinazione a non pentirsi. Una volta - mi ha insegnato un uomo di Dio - tre erano le virtù teologali; oggi sono quattro: fede, speranza, carità e .. pentimento.

PER LA NOSTRA VITA

1. Zaccheo era capo dei pubblicani, uomo di potere. Egli cercava di vedere Gesù. Interesse? Curiosità? Gesù ha fama di profeta e guaritore; l’interesse di Zaccheo può allora benissimo colorarsi di una qualche ricerca religiosa. Zaccheo, piccolo, ostacolato dalla folla, non può vedere Gesù. Zaccheo «cerca di vederlo» e il cieco «si informa» (Lc 18,36). La loro domanda li muove: «Che era questo?», «Chi era?».
Corre innanzi, sale su un albero. La sua ricerca è così ostinata da portarlo in alto. L’ironia raffinata che si legge in questo passaggio ci insegna che il dubbio su “chi sia Gesù” non paralizza quest’uomo importante, ma piccolo, bensì ne svela la determinazione ad andare oltre. La barriera della folla, gli ostacoli non lo fanno desistere. Se veramente si cerca…! Cosa conosceva di Gesù per avere un desiderio così vivo di vederlo? Era la sua unica occasione?
Qualcosa di incorruttibile che si trova in fondo ad ognuno di noi e che non può mai essere ingannato […] è la fame di nascere del tutto. M. ZAMBRANO, Verso un sapere dell’anima, Traduzione di E. NOBILI, Edizione italiana a cura di R. PREZZO (Minima 31), Raffaello Cortina Editore, Milano 1996, p. 92.



Un’energia che muove verso il compimento della propria storia […] ancora incerta e sospesa. […]
Nei momenti difficili, quando la morsa troppo stretta degli eventi dà la sensazione di non avere più né spazio in cui stare, né tempo in cui aspettare, la speranza si mette in moto per trovare una via d’uscita. Così la speranza dona prospettiva ad un istante piegato nell’immediatezza di una vita troppo pesante, lasciando intravedere la possibilità di una rinascita. Come un ponte, sostiene una distanza che dà respiro senza cadere nell’evasione.
Gli indica un nuovo orizzonte e mettendolo altresì in contatto con quello spazio scomposto e disarmonico che lo comprime. Il negativo allora non risulta così assoluto e prevede una possibilità di innalzamento.
La speranza ha occhi che funzionano però solo se si accetta di camminare sopra il proprio tumulto interiore. La speranza ha anche passi […] di spostamento dell’asse esistenziale dai propri bisogni ai propri desideri. L. VANTINI, La luce della perla. La scrittura di Maria Zambrano tra filosofia e teo-logia, Prefazioni di W. TOMMASI - V. SARTORI, Appendice di C. SIMONELLI (Sui Generis 3), Effatà Editrice, Cantalupa TO 2008, pp. 153-154.
Nel dubbio, cercare, vedere, lasciarsi chiamare e incontrare. Parabola ironica e compassionevole di un incontro, di un nuova relazione sul cammino verso Gerusalemme.


2. Gesù alza gli occhi, lo vede e gli dice: «Zaccheo, scendi in fretta: oggi infatti bisogna che mi fermi a casa tua». Gesù lo vede – lo cerca, chiamandolo per nome e fermandosi da lui. Con tanti buoni, proprio in casa di un peccatore!
Non c’è indugio, né lamento sulla propria indegnità, o sui peccati. «Ecco la metà del mio patrimonio, Signore, la do ai poveri e, se a qualcuno ho estorto qualcosa iniquamente, restituisco il quadruplo».
Il sovvertimento che investe Zaccheo, nella persona come nelle sue cose, nella sua condizione concreta come nelle sue relazioni, è ratificato dalla risposta di Gesù: «Oggi la salvezza è avvenuta per questa casa, dal momento che persino lui è un figlio di Abramo. Il Figlio dell’Uomo infatti è venuto a cercare e a salvare chi era perduto».
Tutti gli «oggi» del Vangelo di Luca ci consegnano la possibilità, la permanenza della Parola, l’apertura della narrazione sul versante del discepolo di questo tempo e la salvezza
che è racchiusa. «Scendi in fretta», dice Gesù: il tempo favorevole non prevede pigrizie e digressioni.

3. Narrazione di conversione o essenzialmente di grazia. La sua benevolenza (ḥesed) può dimorare nella nostra accoglienza, sempre. All’inizio, prima di ogni bene-fare, essenzialmente come incontro in cui gustare la bellezza della bontà divina, originaria, gratuita.
Ogni desiderio di vedere Gesù, da qualsiasi condizione abbia il suo inizio, incrocia la realtà di Gesù stesso che compie la strada che manca per raggiungerlo. «Lo vede» e gli dice di scendere, perché «bisogna» che entri in casa sua. Di fronte ad un peccatore Gesù vede la necessità. Non è la corsia ordinaria con cui noi trattiamo chi sta al confine… Il modo di Dio disorienta – è solo di Lui questa iniziativa arbitraria. Zaccheo lo chiama «Signore»: «Il Figlio dell’Uomo ha potere sulla terra di rimettere i peccati», «è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
La consegna è molto impegnativa per il discepolo oggi. Non permette cambiamenti di registro o di priorità. Il Signore narrato da Luca somiglia al Pastore narrato dal profeta Ezechiele (cap. 34): ciò che è smarrito va cercato.


4. Il perdono è Parola che appartiene all’alfabeto di Dio. Ma chi lo incontra e inizia a riceverlo impara da Zaccheo, che era corso avanti, a desiderarlo; lui che era salito a cercare il modo per vederlo, ora discende per accoglierlo. Storia di movimento esistenziale, di cammini di vita.
Le conseguenze che Zaccheo vede per se stesso sono di quelle che cambiano la vita. Ma il vangelo non registra dubbio a questo punto. E dopo averlo visto sull’albero desiderare di conoscerlo, ora ne conosce il cuore per poter dire: «Oggi la salvezza è avvenuta per questa casa, dal momento che persino lui è un figlio di Abramo. Il Figlio dell’Uomo infatti è venuto a cercare e a salvare chi era perduto».
Questi segni di accoglienza e perdono Gesù li donava a chi incontrava, istruivano gli “inadatti” alla sequela, con l’energia per sovvertire la vita stessa e insegnare a conoscere il “cuore di Dio” attraverso quegli incontri di salvezza.
Non conosciamo nella vicenda umana l’abisso di questo perdono, se non perché lo riceviamo. Ma accoglierlo, esplorarne la forza ed esserne lavati radicalmente è la via verso Gerusalemme (e la croce) che anche noi sperimentiamo.
Che cosa cambia in noi? Tutto. Tutto e niente. Lascia le cose, i giorni e i volti come sono. Ma lo sguardo e il cuore cambiano; e ci “fa rinascere” a una vita che da soli non potremmo costruire. È come portare allo sguardo salvifico la nostra condizione di creature, integralmente.
Ogni vita senza perdono è vita perduta. E nel perdono, ogni vita è salvata. Un “dopo” questo passaggio. Molte realtà vengono poste al passato e la rinascita cammina in avanti.

5. A mo’ di conclusione, chiedo l’aiuto al poeta che esprima con una sintesi – ad iride spiegata – la ricchezza del tema del perdono e della grazia divina:
Gratis – di quale gratuità? –
quale non lo sappiamo,
nondimeno
celeste, ultraterrena
ardenza – qui il pensiero,
il ricordo,
il desiderio:
esente
da prezzo e da pedaggio
il nudo incontro
con l’ultrapassato
e col vivente.
Ininterrotto
l’Alito ti solleva alla tua altezza
e sopra
dove non andresti,
ti profonda
esso e ti rimonta
nel dolore delle valli.
C’è e non c’è perdono,
ma grazia
sovrabbonda.
Qualcuno
magnifico e leggero
passato prima
lasciò pagato il conto
per noi, ci statuì liberi, assolti.
Questo pensi o pensano per te
i perpetui pensamenti.
M. LUZI, Sotto specie umana (Poesia), Garzanti Libri, Milano 1999, pp. 176s.

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