martedì 15 giugno 2010

DOMENICA IV dopo Pentecoste - 20 giugno 2010


LETTURA
Lettura del libro della Genesi 4, 1-16

In quei giorni. Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Signore». Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo. Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai». Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà». Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. Caino si allontanò dal Signore e abitò nella regione di Nod, a oriente di Eden.

SALMO
Sal 49 (50)

® Sacrificio gradito al Signore è l’amore per il fratello.
Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
«Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti». ®

Al malvagio Dio dice:
«Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle? ®

Ti siedi, parli contro il tuo fratello,
getti fango contro il figlio di tua madre.
Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa».®

EPISTOLA
Lettera agli Ebrei 11, 1-6

Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché dall’invisibile ha preso origine il mondo visibile. Per fede, Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, avendo Dio attestato di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora. Per fede, Enoc fu portato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Infatti, prima di essere portato altrove, egli fu dichiarato persona gradita a Dio. Senza la fede è impossibile essergli graditi; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 5, 21-24

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono».

Il Vangelo di Matteo sta sviluppando "il discorso delle Beatitudini," il primo dei cinque lunghi discorsi che

l'evangelista scrive nel suo Vangelo per ricordare che Gesù, nuovo Mosè, porta a compimento la legge

raccolta nei primi 5 libri della Bibbia, detti la Torah.

Dopo le beatitudini e l’affermazione che i discepoli sono "sale e luce del mondo", avendo accolto le

beatitudini, Gesù sviluppa il significato della sua presenza. Egli è "compimento" della promessa, garanzia

di novità e di fedeltà di Dio.

E se invita all’osservanza della legge di Mosè, incoraggia per una "giustizia sovrabbondante". Non si

tratta, infatti, di rispettare alla lettera i comandamenti di Dio, ma di arrivare ad un atteggiamento interiore

profondo del cuore e alla purezza di intenzione.

Per chiarire meglio la rilettura profetica fatta da Gesù che "compie la legge" e per aiutare a scoprire questa

"giustizia superiore", Matteo riporta sei esempi o "antitesi" (contrapposizioni), introducendo con: "In

antico fu detto" e concludendo con: "Ma io vi dico".

Un elenco di sei è il richiamo ad una ricerca di comportamenti che non è però conclusa in sé, ma è

passibile di una ulteriore esemplificazione che la storia ci aprirà (un richiamo simile di sei situazioni di

sofferenza, ma non esaustivo, è sviluppato nello schema del giudizio finale che Gesù riporta in Mt25,31

ss: “Avevo fame, avevo sete, ecc”).

Il “non uccidere” è una disposizione chiara (Gen 9,5-6) che vale anche di fronte ad un criminale (Gen

4,15: Caino). La vita umana è sacra e intangibile. Ma il cuore delle persone può diventare, esso stesso, un

cimitero di uccisi ipotetici quando neghiamo il perdono, quando continuamente rinfacciamo agli altri il

loro errore commesso, quando abbiamo tolto il buon nome con maldicenze e calunnie, quando abbiamo

privato chi ci sta vicino dell'amore e della gioia di vivere. Usare parole offensive, adirarsi, alimentare

l'odio significa uccidere il fratello (v 22). E fa parte di questa operazione di esclusione e di violenza il

denigrare l'altro con una delle parole: "stupido, pazzo, senza Dio...". Non dimentichiamo che queste

parole, per gli ebrei, possono avere dei particolari significati religiosi di contrapposizione al Signore.

Nel testo, per tre volte, viene ripetuta la parola "fratello" (versetti 22-24): si pone, così, come un

fondamentale richiamo ai motivi della riconciliazione.

Ogni ebreo, prima di pregare, doveva sottoporsi a meticolose purificazioni, quindi, una volta iniziata la

preghiera giudaica più importante: "Ascolta Israele", non ci si poteva interrompere neppure se un serpente

si fosse attorcigliato intorno alla gamba di chi pregava. Gesù, invece, afferma che, per riconciliarsi con il

fratello, si può interrompere qualsiasi cosa, anche l'offerta del sacrificio nel tempio.

Il Vangelo va preso per quello che dice, per quello che vuole: non c'è da scegliere. Devi preferire la pace e

poi la preghiera e l’offerta. E poiché è difficile che noi ci rendiamo conto di avere sbagliato, e poiché la

pace incontra sui suoi passi l'orgoglio, la presunzione o la vanità, il Signore vuole veramente che ognuno

di noi cerchi la pace. Come? Non discutendo su chi ha la colpa della inimicizia, o su chi ha cominciato per

primo. L'invito che oggi ci sentiamo fare è, perlomeno, curioso e tuttavia estremamente robusto e virile:

"Guarda e controlla quanti hanno qualcosa contro di te. Se ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di

te, lascia il tuo sacrificio davanti all'altare. Rappacificati prima, poi vieni".

San Paolo traduce questa attenzione di Gesù in una sua lettera: "Non tramonti il sole sulla vostra ira"

(Efesini 4,26). Ci troviamo, comunque, in un orizzonte di difficile soluzione, ma proprio questi

suggerimenti ci rimandano alla nonviolenza che Gesù propone alla sua comunità e che spesso ci viene

facilmente oscurata dalla pretesa di avere ragione, o, addirittura, dalla volontà, magari, di voler difendere

Dio. Ma, a questo punto andrebbero inventate infinite situazioni di responsabili accoglienze, di rapporti

nuovi, di criteri di pace.

Il problema si pone poi, in particolare, nella realtà sociale e nel lavoro dove ci sembra scontato avere diritti

ed avere ragioni sull’altro.

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