martedì 22 giugno 2010

DOMENICA V dopo Pentecoste - 27 giugno 2010

DOMENICA V dopo Pentecoste - 27 giugno 2010

LETTURA
Lettura del libro della Genesi 18, 1-2a. 16-33

In quei giorni. Il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Quegli uomini andarono a contemplare Sòdoma dall’alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso». Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!». Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo». Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque». Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.

Commento

Questo testo, mentre parla dell'amicizia di Dio con Abramo, svela la fiducia e la confidenza di Dio per l'amico: così gli comunica la sua volontà di purificazione che però diventa tragedia per le due città di Sodoma e Gomorra. Poiché qui abitano i parenti di Abramo, il Signore si preoccupa di comunicare che vuole salvare la discendenza di Abramo, ma sarà possibile solo se ubbidiranno e abbandoneranno questo mondo di corruzione.
È in gioco il soccorso al nipote di Abramo, Lot e alla sua famiglia.
In questo testo si ricorda il famosissimo dialogo di Abramo che intercede perché non siano cancellate le due città in nome dei giusti, anche pochi, che vi possono essere. La conclusione si ferma al numero 10: "Anche se ci fossero 10 giusti, io non cancellerò le città" garantisce il Signore. Ma i 10 giusti non ci sono (Gen 18,32).
- Abramo è l’amico di Dio che ha ricevuto il dono dell’intimità e della scelta privilegiata di generare un popolo "grande e potente: in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra".
L'autore biblico vuole garantire che Dio è giusto e che il clamore del male come, d'altra parte, la preghiera salgono fino a lui. Tutto da lui è conosciuto.
- poiché Abramo è un amico di Dio, può permettersi di pregare e di insistere in un dialogo che non ha costruito con formule, ma con speranza e sincerità. E sembra di assistere all'incontro tra due mercanti orientali in cui si tira il prezzo, scendendo prima di cinque e poi, scoprendo che l'altro è disposto a trattare, di 10 in 10.
- il testo più globale, nella Bibbia, merita di essere letto perché si intersecano insieme la preoccupazione di salvare i propri parenti, da parte di Abramo, e il desiderio di salvare le due città e la popolazione che vi fa parte.
- Due angeli si impegnano alla liberazione dei parenti di Abramo, comunicando il pensiero e la scelta di Dio.
- Non sembra proprio che Lot voglia allontanarsi dalla città e continua ad attardarsi, poiché il nuovo fa paura e al male sociale, in cui viviamo, in un certo senso, è più comodo assuefarsi.
Lot viene così costretto a fuggire mentre il cataclisma inizia a distruggere. La moglie, a cui è stato chiesto di non guardare indietro, viene pietrificata. Il guardare indietro ricrea nostalgia e tentazione: si perdono le forze e non si accetta di cambiare.
- Perché ci si è fermati al 10?
Geremia ed Ezechiele oseranno scendere ancora di più, intuendo che Dio perdona il suo
popolo se incontrasse anche un solo giusto.

Ricorda Geremia: "Percorrete le vie di Gerusalemme, osservate bene e informatevi,
cercate nelle sue piazze se c’è un uomo che pratichi il diritto, e cerchi la fedeltà, e io la
perdonerò" ( (5,1).

Ricorda Ezechiele: " Ho cercato fra loro un uomo che costruisse un muro e si
ergesse sulla breccia di fronte a me, per difendere il paese perché io non lo devastassi, ma non
l’ho trovato." (22,30).

- In un certo senso sono state riprese dall'autore biblico delle leggende e si vuol dare significato, con un tocco di fantasia, alle formazioni saline, che sembrano figure umane cristallizzate. Ma, ancor meglio, l'autore biblico vuole dare un significato teologico ad alcuni sommovimenti, ad antichi ricordi di tradizioni e, probabilmente, a terremoti, che hanno sconvolto la regione, molto prosperosa e, per molti versi, diventata proverbialmente immorale. Il Signore sa salvare e vuole ricostruire un popolo santo, rispettoso della legge, e quindi capace di vivere nella giustizia, sottraendolo al male e al castigo.
Noi cristiani abbiamo trovato l'unico giusto. E’ Gesù, Figlio di Dio; così siamo certi del perdono di Dio stesso.

SALMO
Sal 27 (28)

® Signore, ascolta la voce della mia supplica.
Ascolta la voce della mia supplica,
quando a te grido aiuto,
quando alzo le mie mani
verso il tuo santo tempio. ®

Sia benedetto il Signore,
che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.
Il Signore è mia forza e mio scudo,
in lui ha confidato il mio cuore.
Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore,
con il mio canto voglio rendergli grazie. ®

Forza è il Signore per il suo popolo,
rifugio di salvezza per il suo consacrato.
Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità,
sii loro pastore e sostegno per sempre. ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 4, 16-25

Fratelli, eredi si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono. Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne «padre di molti popoli», come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza». Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara. Di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 13, 23-29

In quel tempo. Un tale chiese al Signore Gesù: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio».


Commento

Gesù, dice l'evangelista Luca, sta svolgendo il suo compito educativo attraverso la
predicazione mentre ha come meta Gerusalemme: "Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme" (v 22).
La domanda che gli viene rivolta da uno sconosciuto "Sono pochi quelli che si salvano?", è suggestiva ed ha già ricevuto alcune risposte negli scritti giudaici dell'epoca e avrebbe aperto un'infinita discussione teologica. Alla fine, però, sarebbe diventata inutile e irrilevante.
Gesù non si presta a questi interrogativi curiosi, ma rimanda alla serietà del problema della salvezza, filtrato tuttavia nel modo di affrontare da parte di ciascuno le proprie scelte.
- "Sforzatevi". In questo caso, però, il problema non si pone più su quanto il Signore è disponibile a salvare. Il problema si pone su quanto ciascuno di noi è disposto ad impegnarsi fino in fondo. Collegato con l'insegnamento che Gesù sta sviluppando nel suo cammino mentre sale a Gerusalemme, lo “sforzatevi” rimanda non solo ad un allenamento sportivo, ma ad un impegno verso mete attese e conquistate.
- La parabola del banchetto, a cui però si accede per una porta stretta e che può essere improvvisamente chiusa, pone infiniti e angosciosi interrogativi. È proprio Luca che riporta questo testo, mentre, normalmente, testi pesanti per la loro durezza siamo abituati a leggerli nel Vangelo di Matteo. Eppure qui Luca divide drammaticamente in due il gruppo di persone che cercano il Signore.
Quelli che sono entrati sono tanti, da tutto il mondo (c'è il richiamo ai quattro punti cardinali), probabilmente neppure conoscitori di Gesù che pure è al centro del banchetto.
Eppure tutti questi, consapevoli o meno, si sono impegnati e si sono sforzati di cercare la strada del Signore.
- quelli che sono rimasti fuori si direbbero conoscenti, ascoltatori e amici di Gesù, alcuni curiosi, alcuni diffidenti, probabilmente, però, molti simpatizzanti del messaggio che Gesù proponeva. Questi bussano con violenza, insistono e, per quello che dicono, pretendono che la porta si apra per loro.
- Chi sono coloro a cui Gesù si rivolge? Certamente, Gesù fa riferimento ai suoi
contemporanei che lo hanno ascoltato, ma non hanno accettato le scelte che Gesù ha
suggerito, insegnamento come traduzione della volontà di Dio nell'oggi. Ma i riferimenti possono essere anche rivolti ai cristiani che Luca ha davanti, mentre scrive, e a cui ha proposto il messaggio di Gesù. Certamente la linea di Luca nel rileggere la proposta di Gesù passa attraverso la sua misericordia: Gesù è accogliente, porta speranza, è attento ai piccoli e ai poveri, racconta l’abbraccio del Padre con il figlio prodigo che torna. Ma questo non significa che allora il messaggio di Gesù sia insignificante, superficiale, generico, banale.
Nell'impegno dello “sforzarsi” c’è tutta la ricerca di un cambiamento, il coraggio di sgretolare le incrostazioni, la fiducia nel ritrovare il senso più profondo della parola che Gesù insegnava, la sua passione ("Gesù cammina verso Gerusalemme”), il superamento della delusione e della disperazione attraverso la risurrezione di Gesù e nostra.
Alla fine Gesù, alla domanda iniziale, risponde. Egli dice che sono infiniti coloro che si salvano, e i loro volti saranno una sorpresa perché verranno da tutte le nazioni. Ma ciascuno saprà di avere avuto un rapporto unico con il Signore, personale, legato alle esperienze di vita, alla parola di Gesù maturata e macerata nella fatica del proprio “sforzarsi di passare per la porta stretta.”
Certamente, nella riflessione su questo testo bisognerebbe esemplificare, lasciando ai fratelli e alle sorelle le risposte. Che cosa significa porre il problema dello sforzarsi nel lavoro, nella giustizia, nelle relazioni, nel rispetto della legge, nella conoscenza delle povertà, nelle chiusure personali per non essere disturbati, nelle competenze, nella politica? E qual è la porta stretta in tutte queste situazioni?

Nessun commento:

Posta un commento