giovedì 28 aprile 2011

Domenica, 1 Maggio 2011


Domenica II di Pasqua - in albis depositis

LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 4, 8-24a

In quei giorni. Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati». Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. Vedendo poi in piedi, vicino a loro, l’uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa replicare. Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: «Che cosa dobbiamo fare a questi uomini? Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. Ma perché non si divulghi maggiormente tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome». Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando in che modo poterli punire, li lasciarono andare a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l’accaduto. L’uomo infatti nel quale era avvenuto questo miracolo della guarigione aveva più di quarant’anni. Rimessi in libertà, Pietro e Giovanni andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto loro i capi dei sacerdoti e gli anziani. Quando udirono questo, tutti insieme innalzarono la loro voce a Dio.

SALMO
Sal 117 (118)

® La pietra scartata dai costruttori ora è pietra angolare. oppure ® Alleluia, alleluia, alleluia.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre». ®

La pietra scartata dai costruttori
èdivenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. ®

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre. ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 2, 8-15

Fratelli, fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui, che è il capo di ogni Principato e di ogni Potenza. In lui voi siete stati anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano d’uomo con la spogliazione del corpo di carne, ma con la circoncisione di Cristo: con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 20, 19-31

In quel tempo. La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Commento

Giovanni racconta nel cap. 20 vari episodi che si concatenano tra loro:

A. i discepoli alla tomba (vv 1-10), B: Gesù e Maria Maddalena (11-18), C: Gesù e i discepoli

(19-23), B': Gesù e Tommaso (24-29), A': i futuri credenti (30-31).

Centrale è l'apparizione ai discepoli (19-23) in cui Gesù si fa riconoscere come il crocifisso

risorto da tutta la comunità dei discepoli, richiamando così l'identità tra il crocifisso e il risorto.

Il testo che leggiamo oggi ci riporta alla seconda parte del capitolo (20,19-31) dove vengono

raccontate due apparizioni nel cenacolo a distanza di 8 giorni l'una dall'altra, nella realtà di morte

che si è costituita per paura, in una stanza senza aperture e senza passaggi. Questa comunità sta

vivendo, essa stessa, l’esperienza della paura e della tomba. Gesù porta finalmente la vita e la

gioia.

· vv. 19-23: la prima apparizione al gruppo degli apostoli esprime il progetto della

missione nel mondo. Come Gesù, essi saranno portatori di pace (qui la pace non è data come

augurio ma come dono) e portatori di perdono perché ricchi dello Spirito di Gesù, che è capace

di perdono e di rigenerazione. Nella gioia e nella fede viene espressa la missione in rapporto al

Padre e viene riproposta la nuova creazione con il soffio di Dio: creazione e perdono rigenerano

il mondo: il tempo nuovo che si profila attraverso il dono dello Spirito.

· vv. 24-29: nonostante la protesta e la perplessità di Tommaso la comunità inizia a

testimoniare la risurrezione. Tommaso non si fida e sceglie come misura della propria

consapevolezza un nesso concreto tra 'vedere e credere". Già altri hanno preteso tale

connessione: Nicodemo, la Samaritana, lo stesso Giovanni (20,8), gli apostoli. Tommaso, in

particolare, è disposto a credere ma non attraverso la mediazione di testimoni qualificati. Gesù

aveva richiamato questo tipo di persone: "Se non vedete segni e prodigi, voi proprio non credete"

(Gv 4,48). Tommaso non è cieco ma neppure ha una fede umile. Egli ha una fede superba e

pretenziosa rispetto a Gesù. Eppure Gesù lo accontenta ma con Tommaso richiama la condizione

normale della chiesa: "Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto" (29).

Qui va precisato che la fede è la condizione ordinaria dell'uomo; solo chi è sciocco pretende di vivere di sole evidenze.

In realtà non possediamo mai evidenze assolute, ma sempre parziali e per vivere dobbiamo fidarci gli uni degli altri e

affidarci.

Anche per chi ha visto Gesù risorto, come Pietro, è rimasta la necessità di credere in Lui, di credere

che dedicargli la propria vita

sarebbe stato il modo migliore di vivere, che affrontare la Croce a testa in giù sarebbe stato meglio che fuggire e

rinnegare il Signore.

In questo testo,

tuttavia, l’esclamazione di Tommaso: "Signore mio e Dio mio" è la professione di fede più alta

di tutto il Vangelo e corrisponde alla solenne proclamazione del primo versetto del Vangelo: il

prologo (Gv1,1). Viene applicata a Gesù la parola di fede che nell'Antico Testamento viene

rivolta a Dio: vedi Salmo 35,23 :”Déstati, svégliati per il mio giudizio, per la mia causa,

mio Dio e Signore!”

· vv. 30-31: prima conclusione del Vangelo. Gesù ha operato molti "segni": sono i

miracoli che fanno da indicatori per orientare alla sua persona Nel suo Vangelo Giovanni ne

riportata solo 7: ma il 7 indica la completezza. E viene indicato lo scopo del Vangelo: la

partecipazione alla vita divina a cui si accede mediante la fede in Cristo.

Il Vangelo ha una finale che esprime il motivo della scrittura del Vangelo: esso è per la salvezza

che viene donata solo attraverso Cristo ("nel suo nome").

Il vangelo del rito romano è uguale

Leggi anche questo commento

Giovanni 20,19-31

Siamo alla sera della domenica, il primo giorno della settimana. I

discepoli hanno paura dei Giudei che hanno messo a morte Gesù e

temono anche loro di subire la stessa sorte. Inoltre pensano al

tradimento di Giuda, uno che li lasciati, al rinnegamento di Pietro,

presente, e al fatto che in ogni caso tutti si sono defilati di fronte al

processo e alla morte di Gesù.

I discepoli sono in questa condizione esistenziale. Non credono alle

parole di Gesù che aveva annunciato la sua morte, ma anche la sua

resurrezione. Anche il posto, chiuso, dice della loro chiusura

mentale.

Gesù si fa presente in mezzo a loro e dice: Pace a voi. Non li

rimprovera, non li giudica, non li conforta, ma dice Pace a voi. La

pace è abbondanza di vita. Gesù offre abbondanza di vita a chi di

vita se ne aspetta poca. E questa abbondanza di vita si concretizza nel

mandato di annunciare l’evangelo di Dio: Come il Padre ha mandato

me, anche io mando voi. Lo Spirito che ha accompagnato tutta la vita

di Gesù, dalla nascita al battesimo al Giordano, fino alla morte in

croce, ora Gesù lo soffia sui discepoli, dando loro il potere di

rimettere i peccati, potere che è proprio di Dio. Da questo momento

in poi, questi uomini paurosi e peccatori, potranno annunciare la pace

di Dio agli uomini, perdonando il peccato e facendoli rinascere così a

una vita nuova.

Tommaso era assente quando Gesù si rende presente in mezzo ai

suoi. Giovanni non ci dice il motivo di questa assenza, che diventa

per Tommaso fonte di invidia che sfocia nell’incredulità verso le

parole degli altri discepoli. Il toccare il corpo di Gesù diventa

segno necessario per la fede. Gesù non si sottrae a questa richiesta,

invitando Tommaso a fare quello che ritiene più opportuno per la sua

fede, ma contemporaneamente lo invita a lasciar cadere la sua

incredulità, che nasce più dall’essersi sentito escluso che da una vera

e propria mancanza di fede, e a credere con fiducia nella parola dei

suoi compagni. Tommaso, abbandonando la sua posizione un po’

infantile, professa la sua fede: Mio Signore e mio Dio, in una forma

molto alta, riconoscendo in Gesù il Dio che si è manifestato agli

uomini.

A Tommaso è bastato dunque vedere Gesù per credere in lui. A noi

invece Gesù annuncia la beatitudine di coloro che crederanno sulla

parola dei discepoli che annunciano al mondo la pace di Dio.

I due ultimi versetti sono una prima chiusura del vangelo di

Giovanni, che ci invita a ritenere sufficiente per la nostra fede in

Gesù quale Cristo e Figlio di Dio le parole evangeliche lette fin qui.

Ritenerle sufficienti significa non andare in cerca di altre parole o

esperienze che possano aiutarci a credere di più o meglio di quanto

l’evangelo ci aiuti a fare. C’è una economia evangelica, che è

necessaria e sufficiente, per credere in Gesù e accedere alla vita in

Cristo. Altro non serve se non avere fiducia che chi scrive è degno di

fede, perché ha conosciuto per primo l’amore di Gesù, trovando in

lui la vita vera.

La vita vince la morte e chi crede in Gesù avrà la vita eterna «Dio

infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché

chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv

3,16).

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