venerdì 10 giugno 2011

Domenica, 12 Giugno 2011 PENTECOSTE - Solennità del Signore


Messa del giorno

LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 2, 1-11

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, i discepoli si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

SALMO
Sal 103 (104)

® Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra. oppure ® Alleluia, alleluia, alleluia.

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
La terra è piena delle tue creature. ®

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra. ®

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore. ®

EPISTOLA

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 12, 1-11

Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi nell’ignoranza. Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli idoli muti. Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 14, 15-20

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».

Nel Vangelo dl Giovanni continua il "discorso di addio" che nelle Scritture ritroviamo in altre

circostanze: Giacobbe (Gen 49), S. Paolo (Atti 20,17-38). Qui è riproposto il messaggio globale: la

ricapitolazione di tutto l'insegnamento di Gesù in una forma dialogica e familiare, la promessa

dello Spirito e la rivelazione del progetto di Dio Padre sull'esistenza di Gesù (soprattutto nella

preghiera sacerdotale: c.17).

• Stretta relazione tra amare Gesù e osservare i suoi comandamenti: non si dice di quali

comandamenti si tratti, ma si sintetizzano, nel richiamo alla sua predicazione e alla concretezza, in

un rapporto con Lui. Non si tratta di proclamare principi o pronunciare discorsi, ma di accogliere i

comandi di Gesù.

• Dono del Paraclito: “Egli vi darà un altro Paraclito”:primo dei cinque testi che riguardano lo

Spirito (Paraclito, Spirito di verità, Spirito Santo) nel discorso dopo la cena. Inviato dal Padre (o da

Cristo) dopo la partenza di Gesù (16,7;7,39;At 2,33), dimorerà per sempre presso i discepoli

(14,15-17), per “insegnare” e “ricordare” completando la comprensione dell’insegnamento di

Cristo (14,25-26). Lo Spirito conduce i discepoli in cammini di verità (8,32), spiegando loro il

senso degli avvenimenti futuri (16,12-15; cf.2,22;12,16;13,7;20,9).

La tradizione ebraica conosce un personaggio chiamato "Paraclito", "difensore" che aveva la

funzione di sedersi accanto agli accusati in tribunale e di ridimensionare o cancellare le accuse di

chi era citato in giudizio. Gesù si preoccupa di rassicurare i discepoli perché finora il "difensore consolatore"

è stato Lui. Ma dopo la sua morte ci sarà un "altro Consolatore" che abiterà

stabilmente in loro.

Come portatore di verità, insegnando e facendo ricordare ciò che Gesù ha detto (Gv 14,26),

condurrà i discepoli verso la verità completa (Gv 16,13). Infatti alla Comunità cristiana, che Gesù

lascia, resta il preziosissimo compito di sviluppare la missione iniziata da Gesù nel mondo. E’

perciò fondamentale che si rafforzi con chiarezza la fede della Chiesa e di ciascuno nella Chiesa.

Il mondo non vede e non conosce: non ha capacità di comunione ma Gesù tiene fortemente al

mondo.

Nel Vangelo di Giovanni "mondo" ha 3 significati diversi: 1) mondo è l'ambiente in cui opera

l'uomo = la terra. 2) indica l'umanità che Dio ama (Gv 3,16: “Dio ha tanto amato il mondo da

mandare il suo Figlio”). 3) indica una realtà in mano al maligno: il “principe di questo mondo”

(Gv12, 31) che si oppone a Gesù, ma Gesù lo vince (“Io ho vinto il mondo”: Gv 16,33).

Il cristiano, in tutti i tempi, diventa luogo di incontro, dimora del Dio trinitario poiché la pienezza

di Dio si apre nel cuore del credente che si trasforma nella tenda stessa di Dio: "Se uno mi ama,

osserverà la mia Parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a Lui e prenderemo dimora presso di

lui" (Gv 14,23).

La Pentecoste è come una grande garanzia che Gesù ci lascia: nello Spirito resta con noi. Il Dio

trinitario cammina nel tempo, trasforma con noi il mondo, ci irrobustisce e ci aiuta a scoprire i suoi

segni, le sue tracce nella storia. Gli avvenimenti degli ultimi 50 annui ne sono un esempio

bellissimo, tutto da riscoprire.



C’è nell’Evangelo di oggi, domenica di Pentecoste, cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, un tratto di singolare tenerezza: Gesù nell’imminenza della sua separazione dai discepoli, promette loro: “Non vi lascerò orfani”. Poco prima si era rivolto a loro chiamandoli affettuosamente: “Figliolini miei, sono con voi ancora per poco” (13, 33). Gesù avverte la tristezza che avvolge il cuore dei discepoli: “Perché vi ho detto questo la tristezza ha riempito il vostro cuore” (16,6). “Ora siete nel dolore ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà” (ibid 22).

Il vangelo non è estraneo ai sentimenti che abitano il nostro cuore. Gesù e i discepoli hanno vissuto insieme, condividendo fatiche e entusiasmi, sono diventati amici e così Gesù li chiama. L’imminente separazione non può non provocare tristezza, smarrimento. Eppure dopo Gesù non vi sarà il vuoto ma una sua diversa presenza. Ecco la promessa di un altro Paraclito, un altro che stia accanto. Un altro, un secondo: il primo è stato Gesù, adesso è il tempo del suo Spirito. Gesù sarà con i suoi attraverso il suo Spirito. Questo annuncio deve radicare in noi la certezza che i giorni che viviamo non sono privi della presenza del Signore grazie al suo Spirito. Certamente noi non vediamo e non tocchiamo Gesù, non udiamo la sua voce eppure grazie al suo Spirito sarà con noi per sempre, anzi lo vedremo, sarà in noi e noi saremo in lui. Sulle strade del mondo i discepoli di Gesù, la sua Chiesa, hanno la certezza d’essere accompagnati dal Signore Gesù, grazie al suo Spirito. Ma questo clima di confidenza e di tenerezza è turbato da un ripetuto cenno al mondo: mondo che non può ricevere lo Spirito, non lo vede e non lo conosce. E ancora “il mondo non mi vedrà più”.

Impariamo a stare nel mondo

E’ importante nel quarto Vangelo, che appunto stiamo leggendo, l’uso del termine ‘mondo’. Ha una duplice accezione. Una nettamente positiva e sta ad indicare tutta la benevolenza di Dio. Ricordiamo la stupenda affermazione: “Dio ha tanto amato il mondo fino a dare il suo Figlio …”. Parola carica di ottimismo, piena di confidenza, perché Gesù è il Salvatore del mondo, la luce del mondo. Poi, via via, il termine assume una connotazione sempre più negativa: il mondo è quanto si chiude, si oppone a Gesù, fino a dire che il mondo è tutto sotto il potere del Maligno. Vuol dire, allora, che senza disprezzo per il mondo il discepolo di Gesù deve avere uno sguardo lucido capace di riconoscere tutti i segni negativi, tutte le molteplici forme di male che deturpano il volto dell’uomo e della terra.

L’ottimismo cristiano, radicato nella certezza che Dio ha tanto amato il mondo, non può condurre all’ingenuità che non riconosce nella coscienza dell’uomo e quindi nei solchi del mondo, innumerevoli forme di negatività e di male. Ai suoi discepoli e quindi anche a noi Gesù ha promesso il dono del suo Spirito: noi abitiamo un tempo carico della presenza dello Spirito di Gesù e per questo il nostro sguardo verso il tempo, il mondo, la storia deve essere sguardo positivo, confidente, in una parola ‘ottimista’. Ma non ingenuo né superficiale perché nel mondo, abitato dallo Spirito di Gesù, Spirito che rinnova il volto della terra, sono presenti e operanti segni di negatività.

Né ottimismo ingenuo ma nemmeno disprezzo e fuga dal mondo, ma uno stare dentro il mondo con la forza dello Spirito di Gesù: rispondendo al male sempre e solo con l’inerme forza del bene, creando bellezza nel degrado e nella volgarità … ricordate la preghiera di Francesco d’Assisi: Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace …

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