mercoledì 1 giugno 2011

Domenica 5 Giugno 2011



DOPO L'ASCENSIONE - VII di Pasqua

LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 1, 9a. 12-14


In quei giorni. Mentre gli apostoli lo guardavano, il Signore Gesù fu elevato in alto. Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui.

SALMO
Sal 132 (133)

® Dove la carità è vera, abita il Signore. oppure ® Alleluia, alleluia, alleluia.
Ecco, com’è bello e com’è dolce
che i fratelli vivano insieme! ®

È come olio prezioso versato sul capo,
che scende sulla barba, la barba di Aronne,
che scende sull’orlo della sua veste. ®

È come rugiada dell’Ermon,
che scende sui monti di Sion.
Perché là il Signore manda la benedizione,
la vita per sempre. ®

EPISTOLA
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 4, 1-6

Fratelli, avendo questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata accordata, non ci perdiamo d’animo. Al contrario, abbiamo rifiutato le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunciando apertamente la verità e presentandoci davanti a ogni coscienza umana, al cospetto di Dio. E se il nostro Vangelo rimane velato, lo è in coloro che si perdono: in loro, increduli, il dio di questo mondo ha accecato la mente, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo, che è immagine di Dio. Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio, che disse: «Rifulga la luce dalle tenebre», rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 24, 13-35


In quello stesso giorno due discepoli del Signore Gesù erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Commento

Il Vangelo di questo giorno ci rivela il metodo pastorale di Gesù:

Lui semina la Parola nei cuori e poi segue passo, passo lo sviluppo della sua azione del dono della verità.

I due discepoli di Emmaus erano come molti di noi persone di buona volontà, ma non avevano compreso in pienezza il mistero del Signore.

Gesù non si scoraggia. Li accosta, risemina la Parola, rispiega il suo mistero, annunzia nuovamente la sua verità, dona il segno di credibilità, apre il loro cuore alla vera fede, li costituisce missionari dal cuore infiammato e perciò solerti e zelanti, rapidi e infaticabili.


Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.


L'efficacia di un buon metodo di pastorale si rivela proprio in questo: nell’incontrare una persona, aprirla alla verità del mistero di Gesù Signore, farla entrare nella vera fede, trasformarla in un missionario permanente.

Se l'opera pastorale non trasforma i cristiani in missionari, c’è qualcosa di insufficiente nella nostra attività pastorale e nella vita della comunità.

Quando l'evangelizzato non si trasforma in evangelizzatore è segno che il metodo pastorale va cambiato perché fallimentare. Questa è la spiegazione del perché le nostre comunità cristiane pur ancora così numerose, sono così poco incise come capacità di testimonianza, e come capacità di trasformazione della società. Il lievito è debole e non fa fermentare la pasta.

In tal modo si consumano inutilmente molte nostre energie. Le attività parrocchiali sono sempre più numerose e assorbenti, ma non riusciamo a produrre frutti di salvezza e di redenzione.

Vero è che Gesù ha accolto tutti, anche coloro che non avevano una fede così solida da diventare apostoli.

Vero è che il profeta Isaia ci ricorda che il messia non spegnerà il lucignolo fumigante, per dire che anche coloro che camminano debolmente sulla via dell’amore di Dio sono accolti,

ma resta il fatto che i doni dello Spirito ci sono e danno origine a personalità forti e coraggiose nell’annuncio del vangelo. Dobbiamo collaborare alla sua azione perché tali personalità si formino e portino frutto. ciascuno di noi è chiamato a vivere questa forza e questo coraggio dell'annuncio.

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