giovedì 3 maggio 2012


6.05.2012
V DOMENICA DI PASQUA

Avviso importante:

nei venerdì di maggio a partire da domani venerdì 4 terremo in cappella LIUC la PICCOLA SCUOLA DELL’AMORE, nella quale tratteremo alcuni dei temi decisivi della vita di coppia.
Dalle 13.00 alle 14.00: la prima mezz’ora esposizione mia del tema e poi domande vostre e discussione.

LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 7, 2-8. 11-12a. 17. 20-22. 30-34. 36-42a. 44-48a. 51-54

In quei giorni. Stefano rispose: «Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloria apparve al nostro padre Abramo quando era in Mesopotamia, prima che si stabilisse in Carran, e gli disse: “Esci dalla tua terra e dalla tua gente e vieni nella terra che io ti indicherò”. Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte di suo padre, Dio lo fece emigrare in questa terra dove voi ora abitate. In essa non gli diede alcuna proprietà, neppure quanto l’orma di un piede e, sebbene non avesse figli, promise “di darla in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui”. Poi Dio parlò così: “La sua discendenza vivrà da straniera in terra altrui, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni. Ma la nazione di cui saranno schiavi, io la giudicherò – disse Dio – e dopo ciò usciranno” e mi adoreranno in questo luogo. E gli diede l’alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e lo circoncise l’ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi.
Su tutto l’Egitto e su Canaan vennero carestia e grande tribolazione e i nostri padri non trovavano da mangiare. Giacobbe, avendo udito che in Egitto c’era del cibo, vi inviò i nostri padri.
Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto.
In quel tempo nacque Mosè, ed era molto bello. Fu allevato per tre mesi nella casa paterna e, quando fu abbandonato, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come suo figlio. Così Mosè venne educato in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente in parole e in opere.
Passati quarant’anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. Mosè rimase stupito di questa visione e, mentre si avvicinava per vedere meglio, venne la voce del Signore: “Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”. Tutto tremante, Mosè non osava guardare. Allora il Signore gli disse: “Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo in cui stai è terra santa. Ho visto i maltrattamenti fatti al mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli. Ora vieni, io ti mando in Egitto”.
Egli li fece uscire, compiendo prodigi e segni nella terra d’Egitto, nel Mar Rosso e nel deserto per quarant’anni. Egli è quel Mosè che disse ai figli d’Israele: “Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me”. Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l’angelo, che gli parlava sul monte Sinai, e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi. Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, anzi lo respinsero e in cuor loro si volsero verso l’Egitto, dicendo ad Aronne: “Fa’ per noi degli dèi che camminino davanti a noi, perché a questo Mosè, che ci condusse fuori dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono un sacrificio all’idolo e si rallegrarono per l’opera delle loro mani. Ma Dio si allontanò da loro e li abbandonò al culto degli astri del cielo.
Nel deserto i nostri padri avevano la tenda della testimonianza, come colui che parlava a Mosè aveva ordinato di costruirla secondo il modello che aveva visto. E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè la portarono con sé nel territorio delle nazioni che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. Costui trovò grazia dinanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per la casa di Giacobbe; ma fu Salomone che gli costruì una casa. L’Altissimo tuttavia non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo.
Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete diventati traditori e uccisori, voi che avete ricevuto la Legge mediante ordini dati dagli angeli e non l’avete osservata».
All’udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano.           


SALMO
Sal 117 (118)

          ®  Lodate il Signore e proclamate le sue meraviglie.
             oppure
          ®  Alleluia, alleluia, alleluia.


Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre». ®

Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». ®

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza. ®


EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 2, 6-12

Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma, come sta scritto: / «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, / né mai entrarono in cuore di uomo, / Dio le ha preparate per coloro che lo amano».
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi infatti conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato.            


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 17, 1b-11

In quel tempo. Il Signore Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi».
Commento

Di Gesù non abbiamo molte preghiere direttamente dette da lui: il Padre nostro, quella prima della risurrezione di Lazzaro, al Getsemani, sulla croce.. Qui abbiamo una lunga preghiera, molto intensa, al Padre: per Sé, per i suoi discepoli e per quelli che crederanno per mezzo loro.
Viene così rievocato l’intimo legame tra il Padre e il Figlio, e l’identità del discepolo la cui chiamata e risposta di fede sono tutto dono di Dio.

1) PADRE, GLORIFICA IL FIGLIO TUO

La “gloria” del Padre è rendere manifesta la sua opera di salvezza gratuita per tutti gli uomini; e Gesù proprio così riassume tutta la sua esistenza terrena: “Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare”. E ancora: “Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo”. Gesù non ha fatto nient’altro che essere il portavoce e lo strumento dell’agire salvifico di Dio tra gli uomini: “Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te”. Anzi “essi sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato”. Per cui vi è identità non solo di vedute e di azione, ma di natura e potere: “Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie”.
La manifestazione dell’amore di Dio ha un suo vertice, “l’ora”, la croce, per la quale Gesù prega perché gli riesca di andare fino in fondo nel suo gesto d’immolazione quale obbedienza al Padre, e sia quindi vera “glorificazione” del Padre: “Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te”. Lì davvero Dio ha mostrato di dare tutto, quando “non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi” (Rm 8,32). E Gesù ha vissuto al massimo grado la sua donazione a Dio e agli uomini: “Sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” (Gv 14,1).
Realizzata la sua missione, ora si aspetta quasi un riconoscimento da parte del Padre: “E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse”. Il riferimento è sia alla risurrezione sia alla sua preesistenza nel seno del Padre. Un giorno Gesù così ha sintetizzato la sua vicenda, terrena ed eterna: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre” (Gv 16,28). Paolo lo dirà: “Pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso..; per questo Dio lo esaltò” (Fil 2,5-11). Esaltato ora anche nella sua umanità, portata al vertice della sintonia col Padre, in piena libertà ed eroismo.
La gloria si innalza quando tutta la nostra vita si fa obbedienza al Dio che oggi parla, oggi vuole, oggi comanda, oggi chiede, oggi si manifesta, oggi si rivela, oggi decide per noi la via da percorrere. Quando siamo noi a decidere il bene da fare, tutto è dalla nostra volontà, dalla nostra intelligenza, sapienza, desideri, vedute, immaginazioni. Essendo tutto da noi, noi rendiamo solo gloria a noi stessi, non certamente al Signore. Noi non siamo chiamati per fare il bene che promana dal nostro cuore, dalla nostra volontà. Il cristiano è chiamato ad una obbedienza perenne ad un comando del suo Dio e Signore che è sempre attuale, sempre dato nell'oggi.


2) CUSTODISCILI NEL TUO NOME

Nella preghiera Gesù vede i suoi discepoli anzitutto quale frutto dell’iniziativa di Dio: sono “coloro che tu mi hai dato. Erano tuoi e li hai dato a me”. Ogni vocazione alla fede viene da Dio. Gesù lo disse: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato. E’ scritto nei Profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me” (Gv 6,44-45). Non è da noi conoscere e aprirci a Dio, ma è progetto antico e dono suo. Si tratta “di una sapienza che non è di questo mondo - dice Paolo -, ma della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria” (Epist.).
E’ per il tramite di Gesù che questa sapienza giunge a noi: “Le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte”. Più precisamente per l’azione dello Spirito che è stato dato da Gesù ai suoi: “Quando verrà lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità; egli mi glorificherà perché prenderà da quel che è mio” (Gv 16,13-14). Infatti, “i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. Ora, noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato” (Epist.). Dal Padre, a Gesù, ai suoi: “Come il Padre ha amato me, così anche io ho amato voi. Vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,12.15).

La mira finale di questa azione è di dare “la vita eterna a tutti coloro che mi hai dato”, dice Gesù. “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo”. Solo così si scopre “ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano: cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo” (Epist.); cioè una vita ben oltre ogni nostra stesso desiderio e sogno! Solo il Padre - per l’intercessione di Gesù - può custodirci in questa speranza ben oltre ogni nostra prospettiva, restando uniti nel suo nome, cioè nella Chiesa: “Padre santo, custodiscili nel tuo nome”.
Questa glorificazione non serve solo a Gesù, serve anche ad ogni suo discepolo. Dio glorificherà i discepoli, se i discepoli glorificano Cristo Gesù, se cioè vivranno di costante, ininterrotta obbedienza alla volontà del Padre. Come Gesù vive di totale obbedienza al Padre e il Padre potrà attestare che è stato Lui a mandarlo sulla nostra terra, così dovrà essere per ogni suo discepolo. Gesù potrà glorificarlo, solo se lui compirà ogni cosa come obbedienza pura, vera, attuale ad ogni suo comando. Quante cose noi facciamo per la gloria di Gesù e quante per la nostra? Quanta obbedienza vi è in noi e quanta autonomia? Chi rifiuta la profezia attuale di Gesù, di certo non lavora per la sua gloria e neanche chi disprezza gli inviati di Dio per portarci la sua attuale volontà. La salvezza nasce sulla terra solo dalla più alta e perfetta glorificazione del Signore. Per quanto motivo mai sparirà la profezia attuale e mai la mozione dello Spirito Santo. Il Signore sempre vorrà manifestarci la sua divina volontà.


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