giovedì 14 novembre 2013

Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo



I domenica T. Avvento (Anno A)
Lettura
Is 51,4-8
Così dice il Signore Dio:
«Ascoltatemi attenti, o mio popolo;
o mia nazione, porgetemi l’orecchio.
Poiché da me uscirà la legge,
porrò il mio diritto come luce dei popoli.
La mia giustizia è vicina,
si manifesterà la mia salvezza;
le mie braccia governeranno i popoli.
In me spereranno le isole,
avranno fiducia nel mio braccio.
Alzate al cielo i vostri occhi
e guardate la terra di sotto,
poiché i cieli si dissolveranno come fumo,
la terra si logorerà come un vestito
e i suoi abitanti moriranno come larve.
Ma la mia salvezza durerà per sempre,
la mia giustizia non verrà distrutta.
Ascoltatemi, esperti della giustizia,
popolo che porti nel cuore la mia legge.
Non temete l’insulto degli uomini,
non vi spaventate per i loro scherni;
poiché le tarme li roderanno come una veste
e la tignola li roderà come lana,
ma la mia giustizia durerà per sempre,
la mia salvezza di generazione in generazione».
Parola di Dio.
Salmo (Sal 49(50))
Viene il nostro Dio, viene e si manifesta.
Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
Da Sion, bellezza perfetta,
Dio risplende. R.

Viene il nostro Dio e non sta in silenzio;
davanti a lui un fuoco divorante,
intorno a lui si scatena la tempesta.
Convoca il cielo dall’alto
e la terra per giudicare il suo popolo. R.

«Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio».
I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica. R.
Epistola
2Ts 2,1-14
Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.
Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio.
Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, io vi dicevo queste cose? 6 ora voi sapete che cosa lo trattiene perché non si manifesti se non nel suo tempo. Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo colui che finora lo trattiene. Allora l’empio sarà rivelato e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta. La venuta dell’empio avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di miracoli e segni e prodigi menzogneri e con tutte le seduzioni dell’iniquità, a danno di quelli che vanno in rovina perché non accolsero l’amore della verità per essere salvati. Dio perciò manda loro una forza di seduzione, perché essi credano alla menzogna e siano condannati tutti quelli che, invece di credere alla verità, si sono compiaciuti nell’iniquità.
Noi però dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità. A questo egli vi ha chiamati mediante il nostro Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia.
Iddio verrà e si farà vedere;
il nostro Dio non tarderà a venire.
Alleluia.

Vangelo: Mt 24,1-31
In quel tempo. Mentre il Signore Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. Egli disse loro: «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta».
Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Di’ a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo».
Gesù rispose loro: «Badate che nessuno vi inganni! Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori.
Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data la testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine.
Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele - chi legge, comprenda -, allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano!
Pregate che la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato. Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati.
Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto.
Se dunque vi diranno: “Ecco, è nel deserto”, non andateci; “Ecco, è in casa”, non credeteci. Infatti, come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Dovunque sia il cadavere, lì si raduneranno gli avvoltoi.
Subito dopo la tribolazione di quei giorni,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze dei cieli saranno sconvolte.
Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli».
Parola del Signore.

Introduzione generale al tempo di avvento

1. Questo tempo di preparazione al Natale ci ricorda il dono gratuito della visita di Dio. Egli è sorgente della nostra esistenza e si prende cura di noi. Non siamo soli. Da qui la gioia cristiana. Dio è con noi tutti i giorni della nostra vita. Celebriamo un dono immeritato e sempre disponibile: la venuta di Gesù, visita che fa rinascere ciascuno di noi attraverso il dono dello Spirito.

2. Scopriremo che il Cristo non dice mai ai discepoli fate questo o quello, senza che prima l’abbia fatto Lui, compreso l’invito a prendere la Croce. Dio entra nella nostra vita e si sporca le mani, con noi e con le nostre storie. Non sta a distanza e paga il prezzo più alto. Da qui la speranza cristiana. Noi possiamo fare andare a rotoli la nostra vita e il mondo, ma le mani di Gesù lavorano per far ritrovare a tutti pienezza di vita. L’ultima parola è la sua.

3. E noi, ricchi del dono di Dio e del suo sporcarsi le mani, che faremo? Il cristiano che vede il suo Maestro umile e mite, ma determinato nell’amore, diventa insieme a Lui costruttore del Regno e della Chiesa, secondo la volontà del Padre. Da qui la carità cristiana. Che si fa accoglienza e testimonianza per tutti, in un rapporto di prossimità e fraternità, e servizio agli uomini e al mondo.

Commenti alle letture

Profeta Isaia 51,4-8


Stiamo leggendo un testo (a partire dal cap. 49) che sviluppa diversi aspetti della consolazione che il Signore sa dare. Nella sua visione sul futuro di Israele, Isaia incoraggia il popolo ad ascoltare il Signore, almeno tre volte nell'arco dei primi 8 versetti del capitolo 51: "Ascoltatemi (v. 1), porgete orecchio (v. 4). ascoltatemi (v. 7)".
C'è un invito al popolo di Israele a cercare il Signore, facendo memoria della propria radice: si parla di roccia e si parla di cava da cui viene presa la pietra per costruire (v. 1). Dio è più grande di qualunque Potenza e di qualunque essere umano. Il Signore perciò manderà la sua salvezza e il popolo si renderà conto di una nuova legge che uscirà, garantita dal Signore stesso. A questo punto tutte le nazioni scopriranno che da Dio e dal suo popolo esce il diritto come luce per tutti. La giustizia di Dio sarà forte, sarà vicina e sarà vera. Il braccio di Dio governerà i popoli, offrendo finalmente a tutte le nazioni speranza e fiducia in colui che comanda. E se il tempo logorerà il cielo e la terra e la morte sembrerà che faccia da padrona, la giustizia e la salvezza di Dio dureranno per sempre. Solo la giustizia di Dio dura sempre, e ciò avviene per ogni generazione. Tuttavia, con i propri occhi, il popolo d'Israele sta contemplando una realtà di disorientamento e di esclusione. E quindi grida al Signore di aver bisogno di Lui, della stessa potenza con cui ha creato il mondo, della stessa forza con cui ha liberato, in passato, i loro padri nell'esodo, strappandoli all'Egitto. Il popolo viene incoraggiato a continuare a credere alla fede ed alla legge "che porta nel cuore", anche se é schernito dagli uomini. Nel nostro tempo si rifà pesante il clima di individualismo che distorce la solidarietà, deforma la legge che diventa, spesso, pretesto per ingiustizie, separandola dalla giustizia, o si elude la legge stessa riportando interessi e danaro, potenza e potere come criteri di vita. La mentalità corrente tende a diventare sempre più mafiosa, quando il riferimento non è più ciò che è giusto, ma ciò che mi interessa. In tal caso, tuttavia, si generano criteri di guerra e di oppressione che distruggono il cuore più che non le mura o il tempio di Gerusalemme.



Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 2, 1-14


Nella seconda lettera ai Tessalonicési Paolo inizia con il saluto e il ringraziamento a Dio per la fermezza di fede dei destinatari e assicura che l'aver perseverato nella fedeltà, nonostante le fatiche, li porterà alla gioia eterna mentre chi avrà rifiutato il Regno sarapunito dalla giustizia di Dio. A questo punto pronuncia una duplice preghiera: il Signore vi renda degni della sua chiamata e compia nei Tessalonicési l'opera iniziata nella carità e nella fede.
La preoccupazione di Paolo resta sempre quella di un comportamento coerente da parte dei "fratelli che lui ama". Quello che restituisce consapevolezza e coraggio è la coscienza che il Signore è presente e che il Signore viene. Paolo allora si sforza di offrire alcuni segni, utilizzando espressioni già note nell'AT che riguardano avvenimenti drammatici e catastrofici (Is 11,4; Ez 28,2; Dn11,36).
Di questo futuro prossimo o lontano, non si sa, se ne parla in giro utilizzando linguaggi strani e fantasiosi. Qualcuno ha addirittura immaginato di poter garantire le proprie affermazioni con una lettera scritta da Paolo stesso, pretendendo di affermare che il tempo della fine è ormai alle porte. Per questo, dice Paolo, rifiutando con chiarezza ogni comunicazione a lui attribuibile su questi problemi, si preoccupa di firmare di suo pugno la lettera che sta inviando (3,17).
Prima della fine, dice Paolo, si verificherà il rinnegamento della fede da parte di molti (apostasia); e comparirà "l'uomo dell'iniquità", che si contrappone a Dio, ma che qualcuno "lo trattiene". Tolto quest'ostacolo, esploderà l'odio contro Cristo e i credenti in Gesù.
Certamente sarà annientato da Cristo stesso, ma l'empio raggiungerà un altissimo livello di grandezza, di potenza e di prodigi.
Nella riflessione Paolo non ci dà elementi di identificazione per capire i riferimenti che porta e tuttavia chiarisce che esistono, dentro di noi, nonostante inganni e illusioni, capacità di libertà e responsabilità senza acquiescenze e senza fatalismi.
La prospettiva è un orizzonte di difficoltà e di lotta e tuttavia l'essere credenti ci apre alla fiducia, al ringraziamento per l'amore del Signore, per la vocazione ricevuta, per lo Spirito Santo che ci santifica nella verità.
La lettura della storia ci obbliga a ripensare a questi testi che, se non si decifrano nel contesto di Paolo, poiché non abbiamo sufficienti elementi, ci danno però dei parametri per l'oggi: la persecuzione dei credenti innocenti nel Medio Oriente e non solo, l'orgoglio e la potenza dell'uomo d'iniquità, lo stravolgimento della legge, l'illusione del benessere a scapito di interi popoli dimenticati.
I credenti in Gesù sono invitati a ripensare sul significato dell'esistenza e della propria fede, a vivere in modi diversi, a chiarirsi e chiarire, a ripresentare il significato della coerenza alla ricerca della verità di cui Gesù è portatore.



Vangelo secondo Matteo 24, 1-31


II Vangelo di Matteo di questa liturgia inizia il quinto discorso di Gesù (capp 24-25) secondo i criteri di Matteo (le parole di Gesù sono, infatti, raggruppate in questo Vangelo in cinque lunghi insegnamenti, per un richiamo alla "Legge" ebraica che veniva custodita nei primi cinque libri della Bibbia). L'argomento fondamentale, in tale discorso, è la fine del mondo che viene identificata con la venuta (parusia) del Figlio dell'uomo (Gesù risorto). Viene utilizzato un particolare linguaggio detto "apocalittico", usato in quel tempo per indicare fatti nuovi e sconvolgenti. Gesù abbandona definitivamente il Tempio e la città santa per salire al monte degli Ulivi proprio di fronte alla città ed al tempio che risplende sotto il sole come il gioiello più prezioso e più sacro (v. l). E per il tempio i discepoli mostrano l'orgoglio di essere parte di un popolo che ospita Dio ed è capace di offrire una casa bella, degna di Dio. Ma il destino di questi luoghi sacri è segnato: "Non resterà pietra su pietra". Gesù annuncia una conclusione impressionante che sconvolge e crea, insieme, molta curiosità: "Quando la distruzione? Quando la tua venuta? Quando la fine del mondo?" Nel v. 3 si vede bene l'intreccio dei piani: si parla, da una parte, del crollo del tempio, abbattuto dai romani nel 70 d.C. e consacrato con la "dedicazione ebraica" al tempo di Erode il grande nel 18 a.C. Insieme, si riflette sulla soluzione globale di tutta la storia del mondo. A Gesù chiedono il "quando?", ma il maestro vuol fare superare la curiosità sul tempo. Non offre date o appigli, ma vuol riportare la riflessione sul "come" si cammina nella storia. Come affrontare l'attesa, il tempo presente che è l'unica realtà concreta su cui si giocano la libertà di ciascuno e la presenza di Dio? Egli sviluppa i segni della venuta, preannunciando ai discepoli l'inganno di falsi profeti, le guerre, le tragedie della lotta fratricida, le carestie e i terremoti. Tutta questa è la vita quotidiana e, nello stesso tempo, la fatica prevista per la nascita di un mondo nuovo. L'inizio dei dolori è come la sofferenza del parto (Gv 16,21). Alla sofferenza della persecuzione si aggiungerà anche la fatica del conflitto nella Chiesa stessa, a causa del raffreddamento dell'amore. Ma ogni credente è invitato ad essere fedele a Gesù fino alla vittoria conclusiva poiché tale fedeltà permetterà, cosi, di partecipare al trionfo con lui. In tutto questo cataclisma si profilano però la grande gioia e la ricca vitalità del "Vangelo del Regno". Esso sarà annunciato in tutto il mondo da una comunità che non si lascerà sopraffare dalla paura e dal male. Quando il Signore verrà, ci saranno cataclismi nel cielo (ma è un linguaggio da non prendere alla lettera; lo si usa anche per parlare della caduta di Babilonia (Is 13,10) e del popolo di Edom (Is 34,4). Verrà il Figlio dell'uomo con il suo segno. Potrà essere la croce che è stata lo strumento di morte e di rifiuto, orgoglio di potere e segno di amore. E si scoprirà che nel progetto di Dio la croce ha materializzato la fedeltà di Gesù al Padre mostrandola e garantendola anche a noi. Egli ha vinto i criteri di potenza che si sono sviluppati nella storia e ha trionfato sul mondo. Le immagini utilizzate, oltre la croce, sono: il raduno e il suono della tromba (per gli ebrei serviva come richiamo di chi comanda perché ha il potere di raccogliere). Il Signore è potente e grande. Ha lasciato nel cuore dei discepoli il segreto della sua potenza e della salvezza. Perciò bisogna valutare il mondo, vivere attentamente nella linea di Gesù e "vegliando".

Rito romano

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Prima Lettura
Ml 3,19-20
Dal libro del profeta Malachìa

Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno.
Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio.
Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.

Salmo responsoriale (Sal 97)
Il Signore giudicherà il mondo con giustizia.
Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene a giudicare la terra.

Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.

Seconda Lettura
2Ts 3,7-12
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi.
Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi.
Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.

Acclamazione al Vangelo
(Lc 21,28)
Alleluia, alleluia.
Risollevatevi e alzate il capo,
perché la vostra liberazione è vicina.
Alleluia.

Vangelo: Lc 21,5-19
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Commento
Con il suo linguaggio a­pocalittico il brano non racconta la fine del mondo, ma il significato, il mistero del mondo. Vange­lo dell'oggi ma anche del do­mani, del domani che si pre­para nell'oggi. Se lo leggiamo attentamente notiamo che ad ogni descri­zione di dolore, segue un punto di rottura dove tutto cambia, un tornante che apre l'orizzonte, la breccia della speranza: non è la fine, alza­te il capo, la vostra liberazio­ne è vicina.
Al di là di profeti ingannato­ri, anche se l'odio sarà do­vunque, ecco quella espres­sione struggente: Ma nem­meno un capello del vostro ca­po andrà perduto; ribadita da Matteo 10,30: i vostri capelli sono tutti contati, non abbia­te paura. Nel caos della storia lo sguardo del Signore è fisso su di me, non giudice che in­combe, ma custode innamo­rato di ogni mio frammento. Il vangelo ci conduce sul cri­nale della storia: da un lato il versante oscuro della violen­za, il cuore di tenebra che di­strugge; dall'altro il versante della tenerezza che salva. In questa lotta contro il male, contro la potenza mortifera e omicida presente nella storia e nella natura, " con la vostra perseveranza salverete la vo­stra vita". La vita - l'umano in noi e negli altri - si salva con la perseveranza. Non nel di­simpegno, nel chiamarsi fuo­ri, ma nel tenace, umile, quo­tidiano lavoro che si prende cura della terra e delle sue fe­rite, degli uomini e delle loro lacrime. Scegliendo sempre l'umano contro il disumano (Turoldo).
Perseveranza vuol dire: non mi arrendo; nel mondo sem­brano vincere i più violenti, i più crudeli, ma io non mi ar­rendo.
Anche quando tutto il lottare contro il male sembra senza esito, io non mi arren­do. Perché so che il filo rosso della storia è saldo nelle ma­ni di Dio. Perché il mondo quale lo conosciamo, col suo ordine fondato sulla for­za e sulla violenza, già co­mincia a essere rovesciato dalle sue stesse logiche. La violenza si autodistruggerà (M. Marcolini).
Il Vangelo si chiude con un'ul­tima riga profezia di speran­za: risollevatevi, alzate il ca­po, la vostra liberazione è vi­cina.
In piedi, a testa alta, liberi: co­sì vede i discepoli il vangelo. Sollevate il capo, guardate lontano e oltre, perché la realtà non è solo questo che si vede: viene un Liberatore, un Dio esperto di vita.
Sulla terra intera e sul picco­lo campo dove io vivo si scaricano ogni giorno ro­vesci di violenza, cadono piogge corrosive di menzo­gna e corruzione. Che cosa posso fare? Usare la tattica del contadino. Rispondere alla grandine piantando nuovi frutteti, per ogni rac­colto di oggi perduto impe­gnarmi a prepararne uno nuovo per domani. Semi­nare, piantare, attendere, perseverare vegliando su o­gni germoglio della vita che nasce.

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