venerdì 13 dicembre 2013

Senza Gesù siamo al buio!. Domenica 15 dicembre 2013.



V domenica T. Avvento (Anno A)
Lettura
Mi 5,1; Ml 3,1-5a.6-7b
Così dice il Signore Dio: Mi «E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità,
dai giorni più remoti.
Ml Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani. Io mi accosterò a voi per il giudizio e sarò un testimone pronto.
Io sono il Signore, non cambio;
voi, figli di Giacobbe, non siete ancora al termine.
Fin dai tempi dei vostri padri
vi siete allontanati dai miei precetti,
non li avete osservati.
Tornate a me e io tornerò a voi,
dice il Signore degli eserciti».
Parola di Dio.
Salmo (Sal 145(146))
Vieni, Signore, a salvarci.
Il Signore rimane fedele per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.
Epistola
Gal 3,23-28
Fratelli, prima che venisse la fede, noi eravamo custoditi e rinchiusi sotto la Legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la Legge è stata per noi un pedagogo, fino a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
(Cfr Lc3,4b)
Alleluia.
Ecco la voce di colui che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore.
Alleluia.
Vangelo: Gv 1,6-8.15-18
In quel tempo. Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Giovanni proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.
COMMENTI
Lettura del profeta Michea 5,1. Ml 3,1-5a.6-7b
La prima lettura è costituita da due frammenti uniti insieme: il primo è tolto dal
profeta Michea, costituito da un solo versetto, il secondo dal profeta Malachia.
Michea 5,1
Al tempo di Michea la situazione economica e politica di Israele sta soffrendo
violenza e corruzione. Dai giudici dei tribunali, dai sacerdoti e dai profeti il popolo
si aspetterebbe giustizia, senso religioso e sobrietà e invece il popolo si sente
perseguitato dalla prepotenza di una minoranza e dalle classi dirigenti che sfruttano i poveri. Il re Ezechia è un buon uomo, ma troppo debole. In questo contesto Michea annuncia la profezia di speranza: sta per nascere colui che dominerà Israele, e proprio in un paese insignificante, il villaggio di Betlemme. Gli oppressi dovrebbero ricordarsi che alcuni secoli prima, a Betlemme, era nato il re Davide: da pastorello, Dio lo aveva posto in un nuovo regno e lo aveva trasformato in grande sovrano.
Ml 3,1-5a. 6-7b
Il seguito di questa prima lettura è costituito dalla profezia di Malachia che
preannuncia la venuta di Gesù.
Anche nel contesto di Malachia ci ritroviamo in un tempo di grande decadenza
(siamo attorno all'anno 450 a.C.). Il popolo si lamenta anche perché trova una grave contraddizione tra la propria convinzione religiosa e l'esperienza. La convinzione, che si direbbe avvalorata dalla visione della vita, è garantita nel versetto del Salmo 37,25: "Sono stato fanciullo ed ora sono vecchio, non ho mai visto il giusto abbandonato né i suoi figli mendicare il pane"; ma l'esperienza mette, ogni giorno, sotto gli occhi, l'oppressione dei poveri da parte dei ricchi che prosperano, mentre il Signore non interviene.
Il Signore promette attraverso il profeta: "Manderò il mio messaggero e dopo di lui
un secondo e misterioso personaggio chiamato: "il Signore", "l'angelo dell'Alleanza", "il Signore dell'universo" (v 1).
Egli entrerà nel tempio e, come fuoco e come lisciva, purificherà i figli di Levi (v 3).
È importante questo richiamo alla purificazione del tempio che fa sorgere la
coscienza nuova di un popolo. Gesù si lamenterà dei sacerdoti e della classe
dirigente che avevano ridotto il tempio a "spelonca di ladri" (Mc 11,17).
La comunità cristiana rilegge la venuta di Gesù come una presenza nuova di Dio che porta fuoco e purificazione: la Parola e lo Spirito.
È chiaro che questo testo riconduce ad una riflessione sul nostro rapporto con Dio
nella Chiesa: nella chiesa come celebrazione dell'Eucaristia e nella chiesa come
presenza del popolo credente.
Se è pur vero che l'Eucaristia è carica di segni, questi segni vogliono manifestare una presenza nuova, ricca dei doni di Gesù: la Parola e lo Spirito dovrebbero aiutarci a preparare noi stessi come credenti che vivono nel mondo, rinforzati da forza nuova, dalla chiarezza dell'entusiasmo, dalla libertà interiore.
Fa tenerezza la conclusione di questo brano in cui si esprime la nostalgia di un
incontro e la difficoltà di dialogare nei rapporti con Dio: «"Tornate a me e io tornerò
a voi", dice il Signore degli eserciti».
Anche a noi viene rivolto lo stesso invito.

Lettera di san Paolo apostolo ai Galati 3, 23-28
Paolo, molto critico rispetto alla legge ebraica, ricorda, tuttavia, il senso profondo di un dono che, scritto da Dio, ha il compito di essere come un pedagogo. Il pedagogo era lo schiavo che si occupava dei figli di minore età del padrone, li conduceva a scuola per affidarli al maestro e aveva il compito di sorvegliare, preservare, mettere in guardia. La legge perciò ha svolto un compito prezioso, non si è contrapposta alla promessa che Dio ha fatto ad Abramo, unilaterale, dipendente da Dio e quindi stabile. Ma la legge ha mostrato i suoi limiti con la fede.
Giunti alla maggiore età, siamo diventati figli autonomi e liberi nella casa del Padre.
Con il battesimo siamo stati "rivestiti di Cristo". E a Cristo appartengono tutti i
credenti senza discriminazione. Qualsiasi differenza sussista nei diversi ambiti
(sessuale, sociale, civile, religioso) diventa irrilevante nell'ottica della identità nuova che viene conferita a chi diventa "uno in Cristo Gesù". Perciò le divisioni sociali e religiose non ci sono più in Cristo: giudei e pagani sul piano religioso; schiavo e libero, dal punto di vista dei diritti civili e sociali; maschio e femmina sul piano dell'identità di genere.
Noi, attraverso Gesù, raggiungiamo la maggiore età e una preziosa grandezza e uguaglianza agli occhi di Dio e quindi agli occhi di ogni umanità.
Essere figlio di Dio, appartenere a Cristo, vuol dire ricevere la promessa fatta ad
Abramo, promessa di vita e di benedizione per tutti coloro che riconoscono in lui il
benedetto da Dio, cioè colui che è capace di promuovere la vita non solo della sua famiglia, ma delle nazioni del mondo.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 1,6-8. 15-18


Il testo del Vangelo di Giovanni riprende la figura del Battezzatore sulle rive" del
Giordano. La prima "parte" (1,6-8). presenta il ministero di Giovanni Battista in
termini di testimone del Verbo (la Luce), così come è presentato nel prologo.
La seconda parte (1,15-18) ricorda il primo dei tre giorni in cui è collocata (nel IV
Vangelo) la testimonianza storica del Battista rispetto a Gesù.
- Giovanni (significa: "Dio è clemente") è un uomo mandato da Dio. Viene espressa la missione che ha origine divina e che è stata già significata dall'imposizione del nome fin dalla nascita.
- Testimone/testimonianza: Giovanni è testimone. (Nei vv.7-8 viene ricordato 3 volte il termine testimone/testimonianza per richiamare il valore teologico (e non solo il valore giuridico come se si dovesse parlare davanti ad un tribunale). Infatti, è "una voce" che parla a nome di Dio: testimone di Dio.
- "Cristo, Elia, il profeta" sono le tre espressioni dell'attesa messianica che verranno subito dopo ricordate (1,19 ss). Il Cristo è "il Consacrato" che porta la potenza di Dio. Elia è atteso come il profeta che ritorna vivo alla venuta del Messia (Mc.3, 22- 23-Mt.l7,10-13).
- Il Battista ripeterà per tre volte: "Non sono io né il Cristo, né Elia, né il profeta"
(1,20) per negare ogni presunzione ed ogni grandezza. Qui anticipa: «Era di lui che io dissi: «Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me» (v 15).
E così, solo dopo queste negazioni, arriverà ad un'affermazione umile, ma
coraggiosa e positiva: "lo sono voce di uno che grida nel deserto".
- v 15: vengono richiamate le precedenze rispetto all'alleanza con Dio. Giovanni
nega di essere lo sposo del popolo dell'alleanza poiché prima di lui qualcun altro, che venga dopo di lui, gli passa davanti. Nel contesto della presentazione, Giovanni ricorda: "Non sono io il Cristo, ma sono stato mandato davanti a lui. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa, ma l'amico dello sposo, che è presente, ascolta ed esulta di gioia alla voce dello sposo. "Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere, io invece diminuire" (Gv 3,28-30).
- v 16: nel richiamo della luce, essa viene contemplata nel Verbo di Dio (v 14:
contemplare la gloria) e viene ricevuta. La comunità cristiana è testimone di questa esperienza di Gesù che porta la grazia attraverso l'amore di pienezza che Egli ha donato. Essa esprime una professione di fede in ciò che Gesù ha portato. Si potrebbe dire che "grazia su grazia" è la pienezza, il rapporto che Dio ha iniziato con la creazione, con Abramo, con Mosé sul Sinai ed ora completa con Gesù: è la pienezza di vita.
- v 17: viene qui contrapposta la Legge che fu un patto bilaterale tra Dio e il suo
popolo con la grazia e la verità totalmente gratuiti. La legge è stata offerta da Dio
attraverso Mosé, e attraverso Gesù diventano realtà la grazia e la verità, cioè la
rivelazione perfetta e la salvezza, aperte completamente come dono a tutti gli
uomini, solo con Gesù.
- v 18: nell'Antico Testamento è continuamente richiamata l'impossibilità di vedere il volto di Dio. Lo stesso Mosé si sentì dire: "non potrai vedere il mio volto perché
nessun uomo può vedermi e restare vivo" (Es 33,20). Ma nella coscienza della
comunità cristiana, Gesù, colui che hanno conosciuto, visto, ascoltato e che ha
profondamente conosciuto il Padre, può permettersi di farlo conoscere e di rivelare
la ricchezza di Dio, del suo pensiero, la sua novità: "Tutto ciò che ho udito del Padre, l'ho fatto conoscere a voi" (15,15). In tal modo Gesù ci ha introdotti nel mondo di Dio, nella pienezza, fino al punto da farci diventare figli di Dio.

In conclusione è necessario ricordare alcune cose importanti nel nostro rapporto con il Signore:
Conosciamo Dio, non perché siamo intelligenti, ma solo perché Egli ci viene incontro con amore.
Dobbiamo permettergli di farsi conoscere così come Egli è, e non come lo vorremmo noi. In questo modo conosceremo la bellezza del suo cuore e come possiamo diventare noi se lo accogliamo con fiducia.
Gesù è colui che ci introduce nel mistero di Dio, bisogna sempre ritornare alla sua parola. Solo la parola di Gesù è luce che illumina i nostri pensieri, i progetti, le relazioni e ci muove a viverli in modo che siano luce, pienezza di dono. Senza Gesù siamo al buio.

RITO ROMANO

III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete
Prima Lettura
Is 35,1-6.8.10
Dal libro del profeta Isaìa

Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano,
lo splendore del Carmelo e di Saron.
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.
Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto.
Ci sarà un sentiero e una strada
e la chiameranno via santa.
Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto.
Salmo responsoriale (Sal 145)
Vieni, Signore, a salvarci.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Seconda Lettura
Gc 5,7-10
Dalla lettera di san Giacomo apostolo

Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore.
Acclamazione al Vangelo
(Is 61,1)
Alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me,
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Alleluia.
Vangelo: Mt 11,2-11
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
Le opere di Gesù sono la risposta alle domande di Giovanni che aveva annunciato un Messia "più potente", che "battezza col fuoco", brucia lo scarto della trebbiatura e agita quell'arnese a forma di pala per ventilare il grano. Solo che la forza di Gesù è quella dell'amore che ridona la vista, raddrizza gli storpi, risana le piaghe, ridona l'udito, risuscita dai morti, annuncia la misericordia e il perdono. Gesù è diverso da come lo attendevano allora e da come ce lo aspettiamo oggi. Così com'è, il Vangelo della croce mette a dura prova la fede di tutti. Gesù è una bellissima sorpresa. Anche per Giovanni il Battista.

Anche Giovanni è sorprendente: un uomo fermo nella verità anche davanti ai potenti, un uomo povero come tutti gli inviati di Dio. Per questo Gesù lo chiama "più che un profeta", "il più grande tra i nati di donna".

Il discorso, però, continua. Se Giovanni è "il più grande tra i nati di donna", tuttavia "il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui". Si passa dai figli dell'uomo ai figli di Dio che sono i "più piccoli". La vera grandezza è la piccolezza. La grandezza è del Padre.

L'eco delle opere di Gesù arriva in fondo al carcere dove sta Giovanni che, attraverso i suoi, pone la domanda che contiene tutta l'attesa del popolo di Dio: sei tu quello che viene? La risposta di Gesù al grande profeta è essa stessa profetica perché indica il luogo dove riconoscere l'avveramento delle promesse messianiche. Purché non ci si scandalizza di lui, della sua croce, della debolezza dei suoi ministri, della piccolezza dei figli del Padre.

Gesù dice ai discepoli di Giovanni: "Andate e riferite ciò che voi udite e vedete". Si crede per aver sentito, ma anche per aver visto. Questa è la testimonianza sostanziale per comunicare il Vangelo.

La predicazione di Giovanni prepara la via a Gesù. Il Signore, a sua volta, esalta l'opera di Giovanni. In realtà, per entrambi, è la croce il grande mezzo dell'esaltazione e di tutta la profezia contenuta nelle Scritture. Ecco perché non è facile riconoscere il messia di Dio.
Giovanni, la roccia che sfidava il ven­to del deserto, che era «anche più di un profeta», «il più grande» di tutti entra in crisi: sei tu o no quello che il mon­do attende? Il profeta dubita e Gesù conti­nua a stimarlo. E questo mi conforta: an­che se io dubito la fiducia di Dio in me re­sta intatta. Perché è umano, di fronte a tan­to male, dubitare; di fronte al fatto che con Gesù cambia tutto: non è più l'uomo che vive per Dio, è Dio che vive per l'uomo, che viene a prendersi cura dei piccoli, a guari­re la vita malata, fragile, stanca: i ciechi riac­quistano la vista, gli zoppi camminano, i sordi odono, ai poveri è annunciato il Van­gelo, tutti hanno una seconda opportunità. Gesù elenca sei opere non per annunciare un fiorire di miracoli all'angolo di ogni stra­da, ma che Dio entra nelle ferite del mon­do, per trasformarlo. Gesù non ha mai promesso di risolvere i problemi della sto­ria con i miracoli. Ha promesso qualco­sa di più forte ancora: il miracolo del se­me, il lavoro oscuro ma inarrestabile del seme che fiorirà.
Beato chi non si scandalizza di me. È lo scandalo della misericordia, Gesù è un Dio che non misura i meriti, ma guarisce il cuo­re; che invece di bruciare i peccatori, come annunciava il Battista, siede a tavola con loro. È lo scandalo della piccolezza. Le sei opere d'amore che Gesù elenca non han­no cambiato il mondo, per un lebbroso guarito milioni d'altri si sono ammalati; nessun deserto si è coperto di gigli; anzi, il deserto con i suoi veleni si espande e cor­rode le terre più belle del nostro paese.
Ma quelle sei opere sono l'utopia di un tutt'altro modo di essere uomini, ed è sem­pre l'utopia che fa la storia. Sono le mani di Dio impigliate nel folto della vita. Sono il centro della morale cristiana, che consiste proprio nel fare anche noi ciò che Dio fa', nell'agire io come agisce Dio.
Gesù è una goccia di fuoco caduta dentro di noi e non si spegne. E noi viviamo di lui e lui dilata da dentro le nostre capacità di amore perché diventiamo santuari che ir­radiano amore: chi crede in me compirà o­pere ancora più grandi ( Gv 14,12) «Perciò, se riesco ad aiutare una sola per­sona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. È bello essere popolo fedele di Dio. E acquistiamo pienezza quando rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di volti e di nomi!» (Evangelii gaudium, n. 274).
Gli uomini vogliono seguire il Dio della vi­ta. E se noi siamo capaci di rendere, con Lui, la vita più umana, più bella, più felice, più grande a qualcuno che non ce la fa da solo, allora capiranno chi è il Signore che noi cerchiamo di amare e di incarnare: è dav­vero il Dio amante della vita.

Nessun commento:

Posta un commento