lunedì 5 dicembre 2011

Immacolata Concezione della beata Vergine Maria e V domenica di Avvento

carissimi,

commento delle due feste di questa settimana

buona lettura.

1. Festa dell’Immacolata

Lettura del libro della Genesi 3, 9a-b. 11c. 12-15. 20

In quei giorni.

Il Signore Dio chiamò Adamo e gli disse: «Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?».

Rispose Adamo al Signore Dio: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

Allora il Signore Dio disse al serpente:

«Poiché hai fatto questo,

maledetto tu fra tutto il bestiame

e fra tutti gli animali selvatici!

Sul tuo ventre camminerai

e polvere mangerai

per tutti i giorni della tua vita.

Io porrò inimicizia fra te e la donna,

fra la tua stirpe e la sua stirpe:

questa ti schiaccerà la testa

e tu le insidierai il calcagno».

L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

Sal 86 (87)

Rit.: Di te si dicono cose gloriose, piena di grazia!

Sui monti santi egli l’ha fondata;

il Signore ama le porte di Sion

più di tutte le dimore di Giacobbe.

Di te si dicono cose gloriose, città di Dio! R

Iscriverò Raab e Babilonia

fra quelli che mi riconoscono;

ecco Filistea, Tiro ed Etiopia: là costui è nato.

Si dirà di Sion: «L’uno e l’altro in essa sono nati

e lui, l’Altissimo, la mantiene salda». R

Il Signore registrerà nel libro dei popoli:

«Là costui è nato».

E danzando canteranno:

«Sono in te tutte le mie sorgenti». R

Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 1, 3-6. 11-12

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,

che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.

In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo

per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,

predestinandoci a essere per lui figli adottivi

mediante Gesù Cristo,

secondo il disegno d’amore della sua volontà,

a lode dello splendore della sua grazia,

di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.

In lui siamo stati fatti anche eredi,

predestinati – secondo il progetto di colui

che tutto opera secondo la sua volontà –

a essere lode della sua gloria,

noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.

Vangelo

Luca 1, 26b-28

In quel tempo.

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

COMMENTO

«Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».
Lc 1,28


Come vivere questa Parola?

La lieta notizia che è il vangelo non può non presentarsi che nelle vesti della gioia: con un "rallegrati" Dio fa il suo ingresso nel mondo, prendendo dimora nel grembo verginale di Maria. Sarà ancora nell'alveo della gioia che i pastori ne apprenderanno la nascita, di gioia viene inondato il cuore dei Magi nel vedere la stella che indicava loro il cammino verso il "neonato Re dei Giudei".

Dio si china sul mondo per donare la sua gioia!

È in questa luce che si situa Colei che, acconsentendo al messaggio divino, si offre quale porta regale perché Dio possa fare il suo ingresso nel mondo.

Immacolata: primizia di quanti "con mani innocenti e cuore puro potranno salire al monte del Signore", cioè godere della sua presenza.

Ma, attenzione! Immacolata, non per suo merito, bensì per grazia. Da parte sua c'è stata solo l'umile, pronta e gioiosa corrispondenza. Una via luminosa che si schiude anche dinanzi a me che posso aprirmi ad accogliere il dono di un cuore puro e di mani capaci di seminare il bene di Dio.

Questa bellissima festa, situata ai primi accenni dell'avvento, mi dice che Cristo, oggi, viene per me, per ridonare innocenza alle mie mani infangate e limpidezza al mio cuore. Posso diventare anch'io, quindi, una via regale che permette a Gesù di rendersi presente in quell'angolo di mondo affidato a me. Contemplerò, quest'oggi, in Maria la magnificenza del Signore che riveste di luce quanti gli permettono di entrare nella loro vita. Lascerò, quindi, che la lode e il ringraziamento sgorghino spontanei dal mio cuore.

Lode a te, Signore, che trasformi in diamanti le umili gocce d'acqua affidate al filo d'erba. Lode a te, che rifletti la tua bellezza in Maria, la piccola-grande nostra sorella. Lode a te, che in ciascuno di noi effondi sprazzi della tua luce che impreziosiscono questa povera creta.

La voce di un testimone

A noi, come a Elisabetta, il nome di Maria richiama luminosi e lieti pensieri, una pietà senza macchia, una purezza angelica, virtù quali mitezza, modestia e pazienza, una persona che brilla solo nella luce del suo Figlio e nell'ineffabile irradiazione dello Spirito di potenza che discese su di lei.
Card. Newman

2. V DOMENICA DI AVVENTO

Il Precursore

Lettura

Isaia 11, 1-10

In quei giorni. Isaia disse: / «Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, / un virgulto germoglierà dalle sue radici. / Su di lui si poserà lo spirito del Signore, / spirito di sapienza e d’intelligenza, / spirito di consiglio e di fortezza, / spirito di conoscenza e di timore del Signore.

Si compiacerà del timore del Signore. / Non giudicherà secondo le apparenze / e non prenderà decisioni per sentito dire; / ma giudicherà con giustizia i miseri / e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. / Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, / con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. / La giustizia sarà fascia dei suoi lombi / e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.

Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; / il leopardo si sdraierà accanto al capretto; / il vitello e il leoncello pascoleranno insieme / e un piccolo fanciullo li guiderà. / La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; / i loro piccoli si sdraieranno insieme. / Il leone si ciberà di paglia, come il bue. / Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; / il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.

Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno / in tutto il mio santo monte, / perché la conoscenza del Signore riempirà la terra / come le acque ricoprono il mare. / In quel giorno avverrà / che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. / Le nazioni la cercheranno con ansia. / La sua dimora sarà gloriosa».

Sal 97 (98)

® Vieni, Signore, a giudicare il mondo.

Cantate inni al Signore con la cetra,

con la cetra e al suono di strumenti a corde;

con le trombe e al suono del corno

acclamate davanti al re, il Signore. ®

Risuoni il mare e quanto racchiude,

il mondo e i suoi abitanti.

I fiumi battano le mani,

esultino insieme le montagne. ®

Esultino davanti al Signore che viene

a giudicare la terra:

giudicherà il mondo con giustizia

e i popoli con rettitudine. ®

Lettera agli Ebrei 7, 14-17. 22. 25

Fratelli, è noto che il Signore nostro è germogliato dalla tribù di Giuda, e di essa Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio.

Ciò risulta ancora più evidente dal momento che sorge, a somiglianza di Melchìsedek, un sacerdote differente, il quale non è diventato tale secondo una legge prescritta dagli uomini, ma per la potenza di una vita indistruttibile. Gli è resa infatti questa testimonianza: «Tu sei sacerdote per sempre / secondo l’ordine di Melchìsedek».

Per questo Gesù è diventato garante di un’alleanza migliore.

Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.

Vangelo

Giovanni 1, 19-27a. 15c. 27b-28

In quel tempo. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: / Rendete diritta la via del Signore, / come disse il profeta Isaia».

Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me, ed era prima di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Commento

Anche noi voce profetica

Nel rarefarsi dei profeti - sono davvero pochi, nel nostro tempo! - con rinnovata attenzione ci poniamo in ascolto di questo grande profeta. Non è lui il Salvatore, e lo dice chiaramente. Giovanni non si è lasciato travolgere dalla gloria e dal successo nel vedere tanti che accorrono a lui. Noi, per molto meno, ci sentiamo dei piccoli messia e, comunque, pretendiamo di stare sempre al centro dell’attenzione. Nella sua umiltà, tuttavia, egli non si tira indietro, né si nasconde, anzi, nella coscienza della responsabilità che gli è stata affidata, afferma davanti a tutti: "Io sono voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore".
Alla lezione di umiltà segue quella sulla responsabilità; una particolare responsabilità: essere "voce". Ogni cristiano dovrebbe applicare a se stesso le parole di Giovanni: "Io sono voce". Per costituzione i credenti sono "voce", ossia annunciatori del Vangelo. È qui la radice del compito di evangelizzazione che grava su ogni discepolo. Paolo, consapevole di tale responsabilità, ammoniva se stesso: "Guai a me se non predicassi il Vangelo" (1 Cor 9,16). Il credente, prima che un cumulo di opere, è una voce, una testimonianza. Questa è l’unica vera forza del Battista. Ma è una forza debole. Cos’è infatti una voce? Poco meno che nulla: un soffio; basta davvero poco per non farci caso, né ha poteri esterni che possano imporla. Eppure è forte, tanto che molti si accalcano attorno a quella parola. La ragione sta nel fatto che quell’uomo non indica se stesso; non parla per attirare su di sé l’attenzione altrui; non blocca la gente desiderosa di guarigione e salvezza sulle sponde di quel fiume, anche se benedette. Quella voce rimanda oltre, verso qualcuno ben più forte e potente: "In mezzo a voi c’è uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali", dice Giovanni; e lo afferma ancora oggi.
Giovanni Battista ci riconduce a ciò che è essenziale, perché non ci smarriamo ed orientiamo tutto il nostro cuore verso il Signore. Giovanni è una "voce". "Chi sei tu?", domandano i giudei. Che cosa dici di te stesso? Ogni uomo è un mistero ed il mondo spesso viene a volgarizzarlo, deve definire, analizzare, catalogare. Giovanni non moltiplica interpretazioni, non indulge nelle mutevoli e a volte contraddittorie parole su di sé. Per dire chi è ha bisogno di un altro, che dia senso alla sua vita, a colui che è la parola, al verbo, la prima e l’ultima lettera di ogni nostra parola. Giovanni è forte perché la sua vita ha senso se è utile a qualcun altro, a colui per il quale prepara la strada e rinnova i cuori! Rende testimonianza. La sua forza non è splendere per se stesso, ma perché la luce si veda. E Dio è luce, che illumina anche le tenebre più fitte! Grida. Annuncia il Vangelo. Non attira l’attenzione su di sé, secondo un protagonismo così prepotente e normale. La sua voce rimanda e indica qualcuno che è già "in mezzo a voi", "che non conoscete", "uno che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali". La nostra voce può fare fiorire la vita nel deserto. Noi, uomini così comuni, siamo chiamati a fare conoscere a tanti colui che sta in mezzo a noi. Deboli, siamo forti. Tristi, siamo lieti. Perché il Signore viene, fa germogliare la terra, la rende di nuovo un giardino, il suo giardino. Vieni presto Signore.

Io sono voce di uno che grida nel deserto: rendete diritta la via del Signore.

Come vivere questa Parola?
La Parola non nasce tra le disquisizioni accademiche e i simposi, nasce dalla bocca di uno che si veste di peli di cammello e si ciba di locuste, perché così vuole il Signore.
Sì, per venire tra noi, Dio sceglie la via dell’umiltà della semplicità e della povertà. È il Signore della storia eppure non sceglie né le fanfare, né i grandi schermi né il web per annunciarsi. Sceglie il deserto e la voce di un eremita! Viene dal silenzio!
Il suo modo di ‘regnare’ è oltre e fuori ogni rumorosa azione sociale e appariscente forma di grandezza.
La Parola di Dio di questa V domenica di Avvento è un forte invito a fermarci un attimo: ovunque noi siamo, qualunque lavoro facciamo, isoliamoci un po’, facciamo un po’ di deserto intorno a noi, per poter udire l’annuncio, per poter intravedere la stella… e abbeverarci all’unica vera fonte di salvezza e di gioia che è la Parola di Dio.
Allora, con i nostri occhi vedremo ciò che il profeta Isaia annuncia: vedremo la giustizia, la gioia dell’essere abitati dallo Spirito del Signore! Vedremo raddrizzarsi i sentieri dei nostri pensieri, vedremo riempirsi i burroni delle nostre fragilità, vedremo abbassarsi i monti e i colli delle nostre apparenze narcisistiche.

Oggi cerco un posto silenzioso e tranquillo, contemplo il cielo (anche se nuvoloso e piovoso) e cerco la ‘Stella’… ascolto la ‘Voce’, e prego:

Spirito di Dio, donami di contemplare nel profondo del mio cuore abitato dal Gesù i segni della sua presenza: le vesti di salvezza, il mantello della giustizia, il diadema dello sposo; la gioia diffusiva della comunione universale tra tutti i viventi.



La voce di un grande cercatore di Dio
Quando al mattino / mi sveglio e innalzo a te il mio spirito, / Signore, Dio mio, tu sei il primo,
tu mi ami sempre per primo.
È sempre così: / Tu ci ami per primo / non una sola volta, / ma ogni giorno, sempre.
S. Kierkegaard

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