mercoledì 27 ottobre 2010

Domenica 31 Ottobre 2010 II DOPO LA DEDICAZIONE

Avvisi:

Martedì 2 novembre in cappella liuc (ore 13.00) si celebrerà la santa messa per tutti i defunti

In fondo al testo troverete informazioni per una serie di incontri di formazione sociopolitica rivolta ai giovani. Mi pare degna di attenzione.


La necessità del vangelo

Lettura del Vangelo secondo Matteo 22, 1-14

In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

La necessità assoluta del vangelo

Nella precedente riflessione abbiamo lasciato da parte il tema della necessità del Vangelo per la vita degli uomini. Tale necessità deriva direttamente dal comando di Gesù di battezzare e fare discepole tutte le genti.

Il vangelo di oggi ripropone questa necessità: “Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali”.

Il re della parabola non si lascia scoraggiare dal rifiuto dei primi invitati e fa entrare al suo banchetto ogni sorta di persone. A ciascuno è stato dato l’abito nuziale come omaggio del padrone di casa (si capisce allora la grave mancanza di chi non l’ha indossato).

Quindi, secondo il Vangelo, dobbiamo entrare alla festa con l’abito nuziale. Detto altrimenti il Vangelo deve essere predicato e deve rivestire la vita di ciascuno.

Quand’ero bambino

I missionari erano guardati con profonda ammirazione, perché impegnavano e spesso sacrificavano la loro vita per fare quello che avremmo voluto fare tutti: far conoscere il volto di Cristo agli uomini che lo ignoravano.

Oggi i missionari sono apprezzati perché aprono scuole, ospedali, insegnano a coltivare la terra, scavano pozzi per l’acqua.

I missionari hanno sempre fatto le due cose insieme.

Siamo cambiati noi. Ci interessa poco che gli uomini conoscano Cristo. Se tutto va bene siamo ancora sensibili alle opere di carità.

Giovanni Paolo II

In una sua enciclica (Redemptoris Missio) ha detto che negli ultimi 50 anni la Chiesa ha perso lo slancio missionario.

Tra le tante cause di questo fenomeno il Papa citava l’idea che bisogna rispettare la coscienza degli altri e l’idea che ognuno ha la sua religione e non ha senso proporgliene un’altra.

Forse la vera causa della perdita dello slancio missionario è la secolarizzazione interiore che ha indebolito la nostra fede.

Le due cause di sopra sono due scuse per giustificare un modo povero di vivere la fede, quello individualista.

La fede come farmaco per il nostro bisogno di spiritualità origina un modo di vivere il cristianesimo privatistico, senza slancio missionario e comunitario.

È questo il motivo per cui ci sono ancora tanti credenti, ma la Chiesa ha poche forze per annunciare il Vangelo.

Smontiamo le idee sbagliate

Numero 1. Pensate che la coscienza possa avere paura della verità? Pensate che la parola di Cristo, con la sua bellezza e profondità, possa danneggiare la ricerca di verità che ogni uomo di buona volontà compie? Spero che diciate di NO.

E allora come possiamo pensare che proporre nella libertà la persona di Gesù, possa essere una ferita per la coscienza degli uomini?

Numero 2. Nel mondo ci sono tante religioni. Fanno parte del Mistero di Dio, che non lascia mai gli uomini senza un minimo di luce. Ma il fatto che gli uomini abbiano un po’ di luce non deve impedire che possano essere illuminati da Cristo: “Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Le religioni sono lo sforzo dell’uomo verso Dio. Si tratta di un cammino accidentato che si avvicina alla verità di Dio, ma in mezzo a tanti elementi di incertezza. Nel Cristianesimo è Dio che è venuto e viene incontro a noi. La sua verità, il suo amore, la sua amicizia danno bellezza, senso, forza alla nostra vita.

Per me vivere è Cristo

Disse così S. Paolo. E siccome non erano parole visse tutta la sua vita cristiana da missionario.

Abbiamo scoperto allora la necessità della predicazione del Vangelo. C’è piena identificazione tra Cristo e annuncio del Vangelo.

Chi conosce veramente Cristo e se ne innamora comprende al volo che il dono più grande che può fare agli altri uomini e di portare essi pure alla conoscenza del Signore.

Se hai riempito lo stomaco di un piccolo africano, hai fatto bene. Ma per dargli speranza dovrai fargli conoscere Cristo.

Oggi come al tempo della parabola, la gente va ai propri affari. Sembra che si possa vivere senza Vangelo. Per forza, se morissimo perché siamo increduli non ci sarebbe più la libertà di credere.

Ma non è lo stesso stare con Gesù o senza di Lui. Chi è innamorato di Cristo lo sa e brucia dalla voglia di essere missionario.

State bruciando?

Rito romano

Vangelo: Lc 19,1-10

In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: “È andato ad alloggiare da un peccatore!”. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io dò la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

PRIMO COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Daniele Salera

"È andato ad alloggiare da un peccatore". Così gli abitanti di Gerico sentenziano circa il fatto che Gesù è finalmente entrato nella casa-vita di Zaccheo. "Quanta ipocrisia, che cuore indurito!" diremmo oggi da osservatori esterni. Eppure in quegli uomini ciechi perché "auto-salvati" ci siamo noi… pensate alle tante critiche e pettegolezzi di cui si riempie la nostra bocca quando "facciamo la radiografia" di coloro che a diverso titolo ci sono accanto e magari sono anche fratelli o sorelle nella fede!
Dunque, bella questa storia… anzi bellissima, perché è il racconto di un miracolo, di una resurrezione (segna il passaggio da una vita secondo la carne ad una secondo lo Spirito, dalle opere di morte a quelle che provengono dai salvati), e ci dà anche l'occasione di fissare bene le idee su due punti in particolare:
1. Considerare come i tempi di Dio siano molto diversi dai tempi dell'uomo, soprattutto quando si tratta di convertirci e redimerci.
2. Ci aiuta a fare chiarezza su una domanda che spesso non trova risposta in noi: quanto dipende da Dio e quanto dall'uomo circa la nostra vita di santità, il nostro desiderio di compiere la sua volontà?
1: questa prima considerazione si sviluppa a partire dal testo di Sapienza 11,22-12,2 con cui si apre la Liturgia della Parola. Attraverso questo brano ci viene ricordato che il nostro è un Dio che "ha compassione e aspetta il nostro pentimento […] corregge a poco a poco e ammonisce", dunque i tempi che relazionano la sua compassione con la nostra conversione sono "tempi lunghi", sono i tempi dell'attesa e della pazienza. Normalmente coniughiamo questa virtù con la sopportazione del male o di chi ci molesta, quasi mai la correliamo al tempo che passa e che cambia il cuore dell'uomo. Sì, abbiamo un Dio paziente, che attende, e questa è la lunghezza d'onda del suo amore: ci è dato, è presente, rispetta la nostra natura umana -pur volendola deificare- e così accade.
Anche per Zaccheo e i suoi contemporanei è stato così; quante volte incontrandolo i credenti e coerenti avranno detto "ma non cambia mai!", quante volte l'avranno giudicato e definitivamente classificato come "perduto". Ma il loro subitaneo giudizio non cambiava le cose, invece la sospensione del giudizio di Dio sì!
Quando dunque preghiamo il Padre Nostro e chiediamo che vengano rimessi i nostri debiti ricordiamo questa "lentezza" del giudizio di Dio su di noi per poi deciderci a rivivere una somigliante attesa della conversione del fratello quando subito dopo affermiamo "come noi li rimettiamo ai nostri debitori". L'attesa di Dio diventi così l'attesa anche nostra, di noi che vorremmo gli altri cambiassero subito, di noi che ci facciamo prendere dall'ansia, dal nervosismo e dall'angoscia quando sosteniamo relazioni difficili e pesanti o quando ci sembra che nulla cambi di ciò che non va.
2: pensiamo a ciò che accade nel racconto: Zaccheo ha sentito parlare di Gesù, sa che sta passando da quelle parti, vuole vederlo, ma c'è un impedimento oggettivo che è in lui ma in qualche modo non dipende da lui (la sua statura, è basso) e allora che fa? Si arrende? No, usa l'intuito e la fantasia: sale sul sicomoro. In più c'è un impedimento soggettivo: è un peccatore da tutti conosciuto come tale, è uno di quelli che non solo si trova in una condizione di peccato ma è anche odiato da tutti perché servitore del potere occupante nonché disonesto a discapito della gente comune. Quel Gesù era un uomo di Dio, può un uomo di Dio avere a che fare con chi è nel peccato? Circa questo secondo impedimento non c'è intuito o fantasia cui attingere: il peccato c'è, Zaccheo lo sa, ed esso coincide con la sua vita, anzi quasi è la sua vita perché intesse e condiziona le sue relazioni ed il suo sostentamento. Qui solo Dio ci può "mettere mano"… e così accade. Gesù "fa strike" su tutta la linea, come solo lui sa fare. Zaccheo, dopo quest'incontro non è più lo stesso: la sua vita, i suoi legami col passato e con la sua disonestà non ci sono più, sono svaniti nel nulla. Ma cosa è dipeso da lui e cosa da Dio perché si arrivasse a quest'esito? Zaccheo desiderava incontrare Gesù ed è salito sul sicomoro: dunque tu risveglia il tuo desiderio d'infinito, di vita bella, d'incontro personale e profondo con Cristo e trova il tuo sicomoro o anche ricordati di non separarti da quel sicomoro su cui già sei salito magari per altri motivi (quell'amico fedele che Dio t‘ha messo accanto, quel gruppo che ti aiuta a stare col Signore, quella Sua Parola che quando la leggi t'illumina, quel passare in chiesa da solo per contemplarLo prima di andare a lavoro o a lezione, quel colloquio col don che da tanto tempo stai rimandando, ecc.); il resto lo fa Lui, abbi fiducia perché lo farà benissimo, i Suoi tempi e le Sue strade non sono i tuoi (grazie a Dio)!

SECONDO COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Rocco Pezzimenti

1. Personaggio emblematico e modernissimo, Zaccheo "cercava di vedere chi fosse Gesù, ma non ci riusciva". Basso di statura, a significare che, da sé, non poteva arrivare a vedere, come tanti oggi e sempre. Come pochi è, però, mosso da un gran desiderio: Vedere, ascoltare, quasi toccare il Maestro. Zaccheo "era capo dei pubblicani e ricco" rileva il Vangelo, quasi a significare la sua distanza dalla grazia, come pubblicano, e la sua "impotenza" da ricco che non riusciva a vedere il Salvatore. Sembra essere in un momento cruciale della sua vita, ad una svolta, e si arrampica su un albero, mosso dal sincero desiderio di vedere.

2. Il Signore passa proprio lì sotto, alza gli occhi a mostrare che una simile curiosità andava, in qualche modo, ripagata perché, in questo caso, evidenzia una ricerca, un principio di fede. Zaccheo è premiato per questo suo ardire. Gesù lo invita a scendere. Il testo sottolinea "in fretta" perché deve fermarsi con lui. Che sollecitudine manifesta il Signore! Da parte sua il ricco pubblicano non perde tempo: "Scese subito e lo accolse con gioia". Come sempre, capita in tanti altri episodi evangelici, non mancano i mormoratori: "È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!". Come sempre, invece di rallegrarsi, c'è chi insinua, chi pecca di presunzione.

3. Ci sarebbe da essere felici - diceva Ambrogio - per tutti; infatti, se si può salvare il capo dei pubblicani, chi può disperare della salvezza? Invece no, l'invidia porta ad ignorare la portata dell'evento ed a criticare persino la somma bontà di Gesù che con la sua misericordia apre il cuore del peccatore ad altro bene. Zaccheo, di fatto, resta sorpreso e si apre alla carità: "Signore, do ai poveri la metà dei miei beni e se ho rubato a qualcuno gli restituisco il quadruplo". I mormoratori, gli invidiosi, restano attaccati alle loro misere considerazioni, spesso peccaminose, mentre Gesù sentenzia: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa".

4. Era ricco, ma prima egoista, poi generoso. Non è la ricchezza il problema, ma il suo utilizzo. Zaccheo è diventato generoso perché si scosta dalla folla, cioè dal modo comune di pensare. Prende coscienza, vuole capire chi è Cristo e, una volta capito, sa di non poter più essere lo stesso. Dovremmo pregare per questo, perché, come ci ricorda oggi la lettera di San Paolo, il Signore "dia buon esito ad ogni vostra volontà di bene e all'opera della vostra fede".

5. Per capire tutto questo bisogna conservare, tramite la preghiera, una serenità d'animo veramente cristiana tanto che, ancora San Paolo, ci ricorda: "di non lasciarvi facilmente agitare nel vostro animo e spaventare da oracoli o discorsi" di vario genere. Opinioni fatue e fallaci che oggi, ancor più di ieri, tendono a farci reputare inutile il messaggio evangelico, con l'unico scopo di ingannarci sul vero senso della vita.

Crescere con la
Buona Politica
PRESENTAZIONE DEL CORSO
Lo scopo di questo corso è duplice: fornire gli
strumenti concettuali per una seria e profonda
educazione politica e formare persone interessate
a partecipare in prima persona all’agone politico.
I primi incontri sono di carattere storico con
excursus approfonditi nella vita dei maggiori partiti
di massa che hanno guidato l’Italia. Attraverso la
storia della DC, del PSI, del PCI e della Destra,
dei suoi valori e dei suoi protagonisti, il corso si
propone di comprendere meglio i partiti politici
odierni e le loro dinamiche.
La seconda parte invece approfondisce alcuni
temi importanti e attuali della nostra società: la
sicurezza, il federalismo, il mondo del lavoro e i
principi di solidarietà.
Il corso vedrà la partecipazione di relatori e ospiti
di spicco del mondo politico e intellettuale.
Il corso si rivolge agli studenti della scuola
secondaria, agli studenti universitari
e a i giovani fino ai 35 anni.
Partecipazione gratuita.
Frequenza obbligatoria.
Attestato di partecipazione a fine corso.
Iscrizione: entro il 5 Novembre.
Dove e quando:
Calendario degli incontri:
11 Novembre (giovedì) La partecipazione politica:
la forma partito è ancora attuale?
Padre BARTOLOMEO SORGE
26 Novembre I partiti politici nel 2010
ANDREA BIENATI
10 Dicembre Storia dei partiti politici: il PSI e il PCI
PAOLO TENCONI , PAOLO PILLITTERI, LUIGI CORBANI
14 Gennaio Storia dei partiti politici: la DC
PAOLO TENCONI, PIERO BASSETTI
28 Gennaio La Destra e la trasformazione degli anni ‘90.
MARCO RIZZI
11 Febbraio La politica della sicurezza
ACHILLE SERRA
25 Febbraio Federalismo e autonomia
GIANCARLO PAGLIARINI, PAOLO SABBIONI
11 Marzo Impresa, lavoro e società pubbliche
GIULIO SAPELLI, ELIO BORGONOVI
25 Marzo Le politiche per il welfare e i principi di
solidarietà nella “Caritas in Veritate”
Mons. GIAMPAOLO CREPALDI, SAVINO PEZZOTTA
8 Aprile Analisi dei dati elettorali e organizzazione
di una campagna mediatica
ANTONIO VALENTE, ANTONGIULIO BUA
Frequenza quindicinale, ogni venerdì.
Apertura corsi ore 18:00 con aperitivo
e inizio incontro ore 19:30
Società Umanitaria
Via Daverio, 7
Milano
Enrico Marcora, consigliere reg. Lombardia
Alessandro Sancino, consigliere prov. Milano
Collegio San Carlo e dell’Istituto Leone XIII.
È un’iniziativa di:
con la partecipazione di:

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