venerdì 25 marzo 2011

27 Marzo 2011 DOMENICA DI ABBRAMO - III DI QUARESIMA -

Lettura del libro dell’Esodo 34, 1-10

In quei giorni. Il Signore disse a Mosè: «Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano sulle tavole di prima, che hai spezzato. Tieniti pronto per domani mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima al monte. Nessuno salga con te e non si veda nessuno su tutto il monte; neppure greggi o armenti vengano a pascolare davanti a questo monte». Mosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione». Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità». Il Signore disse: «Ecco, io stabilisco un’alleanza: in presenza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non furono mai compiute in nessuna terra e in nessuna nazione: tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l’opera del Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te».

SALMO
Sal 105 (106)

® Salvaci, Signore, nostro Dio.
Abbiamo peccato con i nostri padri,
delitti e malvagità abbiamo commesso.
I nostri padri, in Egitto,
non compresero le tue meraviglie,
non si ricordarono della grandezza del tuo amore. ®

Molte volte li aveva liberati,
eppure si ostinarono nei loro progetti.
Ma egli vide la loro angustia,
quando udì il loro grido. ®

Si ricordò della sua alleanza con loro
e si mosse a compassione, per il suo grande amore.
Li affidò alla misericordia
di quelli che li avevano deportati. ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 3, 6-14

Fratelli, come Abramo «ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia», riconoscete dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunciò ad Abramo: «In te saranno benedette tutte le nazioni». Di conseguenza, quelli che vengono dalla fede sono benedetti insieme ad Abramo, che credette. Quelli invece che si richiamano alle opere della Legge stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: «Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della Legge per metterle in pratica». E che nessuno sia giustificato davanti a Dio per la Legge risulta dal fatto che «il giusto per fede vivrà». Ma la Legge non si basa sulla fede; al contrario dice: «Chi metterà in pratica queste cose, vivrà grazie ad esse». Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: «Maledetto chi è appeso al legno», perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 8, 31-59

In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio». Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

COMMENTO
S. Giovanni pone il tema del confronto tra Gesù ed Abramo (che qui è
ricordato 8 volte). Il discorso si divide in tre parti:
* 8,31-41a: Gesù imposta il tema della libertà mediante la verità
(del Figlio) e la discussione nel confronto della libertà dei giudei che,
dicendosi figli di Abramo, si sentono già liberi.
* 8,41b-47 legato alla parola-aggancio: Padre, ha per tema la
paternità di Dio o di Satana.
* 8,48-59 il testo passa dalla paternità dei giudei alla paternità di
Gesù.

Gesù ripropone le vere scelte di chi crede in Lui. Non basta essere nati da
una stirpe eletta. Bisogna mettere in pratica ili messaggio che viene offerto
a questo popolo.

Di fatto si può dar credito a Gesù e credere in lui senza trarne la
conseguenza.

Il messaggio di Gesù porta alla libertà che viene da Dio.

Ed essere figli di Dio significa dimostrarlo nella condotta. Chi invece è bugiardo e omicida
ha come padre il nemico dell'uomo, E infatti vogliono ucciderlo sotto il
pretesto religioso perché adempie le autentiche opere di Dio. Egli è verità e
dà una vita nuova, molto più grande di quella della razza e della
discendenza: é una vita che non conosce fine, è definitiva, rende tutti
uguali, nella stessa dignità, indipendentemente dalla nascita.
Il testo è fortemente polemico, con una discussione serrata tra Gesù e i
giudei.

Praticamente ogni rapporto di accoglienza e di comprensione si
tronca poiché Gesù sempre più si fa datore della vita: "Non vedrà mai la
morte chi compie il mio messaggio" (51). Egli è considerato "pazzo e
samaritano" poiché interpretano che Gesù parli della liberazione della
morte fisica. Si appellano alla grandezza di Abramo e dei profeti solo per
dire che sono morti anche loro (essi non hanno una vitalità ma sono
collocati nel passato).

Gesù dice invece che Abramo aveva avuta notizia del giorno del Messia:
"Vide il mio giorno e ne gioì" (56).

La risposta non intravede il profilo
Messianico e ritorna alla banalità dell’età biologica di Gesù’, provocando
la proclamazione più clamorosa e scandalosa: "Prima che Abramo fosse, lo
Sono" (58). Nel mondo rabbinico si affermava che prima della creazione
Dio aveva concepito il progetto di varie realtà fra cui la legge, Israele e il
Messia.
I giudei si sentono autorizzati a giudicarlo immediatamente un
bestemmiatore e quindi meritevole di morte (tentativo di lapidazione:
8,59).

Si contrappongono così due figliazioni: da una parte la figliazione
abramitica che non sorge dalla nascita ma dalla fede, dal "rimanere in
Gesù", dalla grazia ed ha qualità gioiose ed esaltanti: la libertà, la verità, la
vita. Dall'altra la figliazione satanica ha tragiche qualità: l'orgoglio, la
schiavitù, la menzogna e l'omicidio.

Tutto il testo, che incomincia con un dialogo con “quei Giudei che gli
avevano creduto", si risolve in un disastro. Poiché questa fede non si è
maturata nella fiducia, nella pazienza e nella fedeltà a Cristo.
A questa mancanza di accoglienza che disorienta corrisponde la volontà di
morte.
Gesù aveva scacciato dal tempio la gente perché profanava la casa del
Padre (2,15). Adesso il Padre non è più nel tempio che è occupato da
assassini e bugiardi e perciò Gesù esce dal tempio.

COME APPROFONDIMENTO
LEGGIAMO ROMANI 4, CAPITOLO NEL QUALE PAOLO PROPONE ABRAMO COME TESTIMONE DELLA VERA FEDE.



4,1-12 L’esempio di Abramo
Che diremo dunque di Abramo, nostro progenitore secondo la carne? Che cosa ha ottenuto? 2Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio. 3
Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia. 4A chi lavora, il salario non viene calcolato come dono, ma come debito; 5a chi invece non lavora, ma crede in Colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. 6Così anche Davide proclama beato l'uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:


Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate
e i peccati sono stati ricoperti;
8beato l'uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato!

Ora, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo infatti chela fede fu accreditata ad Abramo come giustizia. 10Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non dopo la circoncisione, ma prima. 11
Infatti egli ricevette il segno della circoncisione come sigillo della giustizia, derivante dalla fede, già ottenuta quando non era ancora circonciso. In tal modo egli divenne padre di tutti i non circoncisi che credono, cosicché anche a loro venisse accreditata la giustizia 12ed egli fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo provengono dalla circoncisione ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione.

4,13-25 Le promesse di Dio e la fede

Infatti non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede. 14Se dunque diventassero eredi coloro che provengono dalla Legge, sarebbe resa vana la fede e inefficace la promessa. 15
La Legge infatti provoca l'ira; al contrario, dove non c'è Legge, non c'è nemmeno trasgressione. 16Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi - 17
come sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli -davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che non esistono.
18Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divennepadre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. 19
Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara. 20Di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, 21pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. 22Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.
23E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, 24ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore,
il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.



RITO ROMANO

Giovanni 4,5-42


In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».


Giovanni è un narratore raffinato che lavora su diversi livelli di significato e
sull’ironia come strumenti letterari per far accedere i propri lettori alla fede in Gesù
Cristo.
Il racconto dell’incontro tra Gesù e una samaritana ha come sfondo gli incontri al
pozzo che sfociavano in un matrimonio narrati nel libro della Genesi e che
riguardano i patriarchi d’Israele.
La situazione vede Gesù arrivare a un’ora insolita a un pozzo, insolita perché
generalmente il pozzo era frequentato alla mattina o alla sera. Qui siamo a
mezzogiorno, l’ora più calda mentre i discepoli sono andati in città a cercare da
mangiare.
Gesù si ritrova solo con una donna che fa parte di un popolo che non ha rapporti
amichevoli con i Giudei a causa di antiche divergenze territoriali, politiche e
teologiche.
Gesù e la donna si riconoscono subito per quello che sono e a quale popolo
appartengono. Alla richiesta di Gesù la donna risponde con una domanda brusca.
Qui inizia un dialogo che vede Gesù muoversi come un maestro per scoprire
insieme alla donna la verità della vita, di cui egli è il custode, pronto a renderla
fruibile a chiunque voglia accostarsi con sincerità di cuore. Non è questione di
idee, ma di una relazione viva con lui e con il Padre mediante lo Spirito.
Gesù invita la donna a chiedere lei stessa un acqua viva e deve fare un po’ di fatica
per farle comprendere che non si tratta dell’acqua del pozzo, ma di un’acqua
spirituale che dà la vita vera, la comunione con il Signore.
La deviazione della conversazione sulla questione del marito della donna può
sembrare non c’entrare nulla con il resto del dialogo, ma l’adulterio – in Israele –
era un chiaro modo per alludere all’idolatria del popolo. E infatti il discorso gira su
quale sia il luogo più appropriato per adorare il Signore.
Gesù ora inaugura una nuova liturgia: non più il luogo, ma il cuore dell’uomo là
dove lo spirito e la verità faranno da guida a coloro che cercano il Signore con
cuore sincero. Questo perché il Signore è spirito e occorre adorarlo secondo la
medesima modalità: in spirito e verità.
La donna confessa la sua fede nel Messia che deve venire e Gesù, solo a questo
punto, svela la propria verità: Sono io, che è il nome con cui Dio si è presentato al
popolo ebraico.
Il dialogo viene interrotto a questo punto per far riapparire sulla scena i discepoli
che tornano con le provviste e sono meravigliati di Gesù che si ritrova solo con una
donna samaritana a discorrere di questioni che riguardano Dio, fatto davvero
insolito per l’epoca. Tuttavia si tengono in disparte consapevoli che Gesù è capace
di agire in modo nuovo e al di fuori delle convenienze sociali dell’epoca.
La donna torna in paese riportando il fatto veramente significativo per lei: mi ha
detto tutto quello che ho fatto. L’onniscienza è un attributo di Dio, da qui la
domanda: Che sia lui forse il Cristo?
Nel frattempo Gesù avvia un dialogo con i discepoli sul cibo. Se con la donna ha
parlato di acqua, qui si tratta di cibo vero, quello che dà la vita per sempre, e che
Gesù identifica con la volontà del Padre che lo ha inviato. Per Gesù compiere la
volontà del Padre è ciò che lo nutre e lo sazia, cioè gli dà vita, orientandola
all’amicizia con gli uomini. E’ lui che ha seminato la parola del Signore e i
discepoli ne raccoglieranno i frutti, se sapranno anche loro fare la volontà del
Padre.
Ora giunge l’intero paese da Gesù. E’ bastata la parola di una donna, che pure non
aveva una vita cristallina, a convincere tutto il paese a presentarsi da Gesù per
verificare se sia lui il Messia oppure no. E sono bastati due giorni di discorsi con
Gesù per convincerli, ben più delle parole della donna, che Gesù è il salvatore del
mondo.
Ascoltiamo anche noi la parola di Gesù che ci invita ad adorare il Padre in Spirito e
verità e a fare la sua volontà, così da trovare la vita vera come acqua che zampilla e
disseta.

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