giovedì 8 novembre 2012

Cristo Re 2012 e Piccola scuola della fede



Riprendendo la fortunata esperienza dell’anno passato, vi propongo la

“Piccola scuola della fede”

Nei venerdì 16 23 30 novembre 2012 dalle 13.05 alle 13.35 in cappella LIUC

Venerdì 16 fede e ragione
Venerdì 23 fede e dolore del mondo
Venerdì 30 fede e progetto di amore

Prendete nota sulla vostra agenda.

Ciao
Don Michele

1. Domenica di Cristo Re 11 novembre 2012
Lettura
Is 49,1-7
Ascoltatemi, o isole,
udite attentamente, nazioni lontane;
il Signore dal seno materno mi ha chiamato,
fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome.
Ha reso la mia bocca come spada affilata,
mi ha nascosto all’ombra della sua mano,
mi ha reso freccia appuntita,
mi ha riposto nella sua faretra.
Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria».
Io ho risposto: «Invano ho faticato,
per nulla e invano ho consumato le mie forze.
Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore,
la mia ricompensa presso il mio Dio».
Ora ha parlato il Signore,
che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre a lui Giacobbe
e a lui riunire Israele
– poiché ero stato onorato dal Signore
e Dio era stato la mia forza –
e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo
per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti d’Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni,
perché porti la mia salvezza
fino all’estremità della terra».
Così dice il Signore,
il redentore d’Israele, il suo Santo,
a colui che è disprezzato, rifiutato dalle nazioni,
schiavo dei potenti:
«I re vedranno e si alzeranno in piedi,
i prìncipi si prostreranno,
a causa del Signore che è fedele,
del Santo d’Israele che ti ha scelto».
Parola di Dio.
Salmo (Sal 21(22))
Dal legno della croce regna il Signore.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
perché egli non ha disprezzato
né disdegnato l’afflizione del povero,
il proprio volto non gli ha nascosto
ma ha ascoltato il suo grido di aiuto. R.

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.
Perché del Signore è il regno:
è lui che domina sui popoli! R.

Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!». R.
Epistola
Fil 2,5-11
Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
(Cfr Gv12,32)
Alleluia.
Io, quando sarò innalzato da terra,
attirerò tutti a me, dice il Signore.
Alleluia.
Vangelo: Lc 23,36-43
In quel tempo. Anche i soldati deridevano il Signore Gesù, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Parola del Signore.


"Anche i soldati deridevano il Signore Gesù". Storia di allora e di sempre. Lo hanno incoronato di spine e preso in giro come re da burla. Anche oggi deridono la Chiesa e i cristiani. Non hanno potere e prestigio mondano. Che serve essere con Cristo? Ben altri sono i problemi da risolvere e i mezzi necessari per cambiare questo mondo difficile!
"Costui è il re dei Giudei": un titolo da re che però sta in cima alla croce. Ci vien da dire: Come può venirci salvezza da un fallito? Che re è questo che è sconfitto? Forse quella di Gesù è una regalità speciale, una signoria che ha un suo modo di regnare e guidare il mondo. E forse una sua particolare efficacia.
E' sempre lo scandalo della croce che ci interpella; che identifica i cristiani e sfida il mondo. Merita che oggi si mediti bene la Parola di Dio.

1) UN RE CROCIFISSO

Cioè una esaltazione e una vittoria che deriva dalla croce. Perché, naturalmente, quel crocifisso è risorto. E' il cuore del nostro mistero. "Per questo Dio lo esaltò", cioè proprio perché "umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte". Il valore è l'obbedienza al Padre, una obbedienza provata col sacrificio di sé, senza privilegi o pretese. Difatti "pur essendo nella comunione con Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo". E' l'atto di fede più alto, cioè di fiducia in Dio. Di Lui si dice che "dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio" (Eb 12,2). Questa obbedienza ottenne a lui la signoria sulla morte, e a noi la redenzione. E' il primo contenuto della regalità di Cristo.

"Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici" (Gv 15,13). La croce di Gesù è lo spettacolo più provocatorio di un Dio che ci mette la pelle per noi. Paolo ne è incantato: "Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?" (Rm 8,32). Se la causa del male e della morte di noi uomini è il peccato, cioè il rifiuto dell'amore di Dio, Dio vuol stravincere in amore e perdono per conquistare il cuore dell'uomo; vuole una vittoria sul cuore perciò ci soverchia d'amore. Un amore che gli costa sulla pelle, che esprime tutta la concreta fedeltà alla causa dell'uomo divenuta la causa di Dio stesso.

Il nostro è un re crocifisso perché col suo sangue ha riscattato gli uomini alla vita e all'amore di Dio. "Tu, Padre santo - ci fa pregare il prefazio -, hai consacrato sacerdote eterno e re dell'universo il tuo unico Figlio, Gesù Cristo, perché, sacrificando se stesso sull'altare della croce come vittima immacolata di pace, portasse a compimento il mistero della nostra salvezza e presentasse a te, Dio altissimo, un regno di santità, di giustizia, d'amore e di pace".

"Il mio regno non è di questo mondo" (Gv 18,36), disse Gesù a Pilato. Quando, dopo la moltiplicazione dei pani, la folla lo voleva fare re, egli scappò via e si rifiutò. La medesima scelta l'aveva fatta nel deserto quando satana "gli aveva mostrato tutti i regni del mondo con la loro gloria" (Mt 4,9); Lui l'aveva scacciato. Il suo modo di fare il Messia non era di tipo politico, come era stato falsamente inteso fin dai tempi di Davide; ma era un salvatore sullo stampo del Servo Sofferente, cui fa cenno la prima lettura: "Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori, è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti" (Is 53,4-5). Dio non vuol vincere con la potenza, ma con l'amore. Dirà Gesù - nei confronti dei re della terra - "il Figlio dell'uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mt 20,28).

2) OGGI CON ME SARAI NEL PARADISO

Sul calvario ci sono tre croci; attorno a Gesù stanno due malfattori crocifissi come lui, che rappresentano due atteggiamenti dell'uomo di fronte al Dio messo in croce: uno lo maledice, l'altro è pieno di fede. Costui intravede in quell'uomo innocente ("Egli non ha fatto nulla di male"), capace di perdono dei nemici ("Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno", Lc 23,34), e pieno di fiducia in Dio ("Padre, nelle tue mani metto il mio spirito" Lc 23,46), il Messia salvatore venuto così a iniziare il suo regno, al quale quindi affidarsi con abbandono per un destino di riscatto e di vita. "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". E Gesù, con risposta solenne, lo conferma nella sua intenzione di fede: "In verità ti dico, oggi con me sarai nel paradiso". Oggi, è l'ora della croce che salva il mondo.

Rifugiamoci allora sotto questa amorosa regalità di Cristo. In fondo tutto il disegno di Dio mira a questo ricupero dell'uomo al ritorno a Dio: "E' lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati" (Col 1,13-14). Non col sentirci giusti e quindi degni di questo regno di Dio. E' commovente "come il Buon Ladrone rubò il cuore di Cristo e si aprì le porte del cielo. Tra gli uomini, alla confessione segue il castigo; innanzi a Dio invece, alla confessione fa seguito la salvezza. Nessuno perciò deve disperare, bensì coltivare la ferma speranza dell'aiuto divino" (Sant'Ambrogio). San Tommaso con umiltà ci fa pregare: "Peto quod petivit latro penitens", bisognosi di perdono, chiediamo come ha chiesto con coraggio il ladro in croce.

"Oggi con me sarai nel paradiso". Cos'è il paradiso? Vi è una bella immagine del paradiso nel libro dell'Apocalisse: "Mi mostrò un fiume d'acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall'altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte all'anno, portando frutti ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni" (Ap 22,1-2). Quella città definitiva del Regno si estende all'oggi nella Chiesa, autentico fiume che attraversa la storia portando il Dono dello Spirito che guarisce le nazioni. Ecco il luogo della regalità di Cristo cui "ogni ginocchio si pieghi nei cieli, nella terra e sottoterra, e ogni lingua proclami: Gesù Cristo è Signore" (Epist.).

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Lavorare nel Regno a volte scoraggia, perché non sempre si costatano grandi risultati: "Invano ho faticato per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio" (Lett.). Anche per il discepolo si ripercuote lo stile del Regno dei cieli, che è "simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami" (Mt 13,31-32).

Ancora sul buon ladrone: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno

Gesù lo aveva detto: Lui avrebbe riconosciuto come suo discepolo dinanzi al Padre celeste ogni persona che si fosse schierata per lui sulla terra. Noi confessiamo e riconosciamo sulla terra la verità di Gesù. Gesù nel cielo confessa e riconosce la nostra verità di suoi discepoli e ci accoglie nel suo regno.

Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l'anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. (Mt 10,26-33).

Gesù è sulla croce. Assieme a Lui vi sono due malfattori, o ladroni. Uno di questi lo insulta, sfidandolo: " Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!". Ecco il significato delle sue parole: Che Cristo sei tu, se non riesci neanche a salvare te stesso. Salva te stesso, salva noi e noi ti riconosceremo come nostro Cristo, nostro Salvatore, nostro potente aiuto. Un crocifisso non può essere il Cristo di Dio. Il Cristo di Dio è onnipotente, grande, glorioso, è un vero liberatore. Non è un crocifisso come tu lo sei. È questo un vero peccato contro la verità di Gesù. Il vero Cristo è proprio un Crocifisso.

L'altro malfattore, comunemente detto il buon ladrone, prende le difese di Gesù. Fa la differenza tra loro due e Lui. Gesù è un uomo giusto. Non ha fatto nulla di male. Ha operato sempre il più grande bene. Rimprovera il cattivo ladrone giudicandolo uomo senza alcun timor di Dio. Un crocifisso deve avere pietà per un altro crocifisso. Nella sofferenza si deve dimenticare la cattiveria di un tempo, cambiare cuore, sostenere i fratelli che soffrono. Non si può rimanere spietati, crudeli, senza cuore fino all'ultimo. La pena deve cambiare il cuore, la mente, la volontà, i desideri. La pena deve produrre una vera conversione. Si è veramente convertiti, se si comincia ad amare proprio i compagni di sofferenza, di prigionia, quanti stanno scontando la stessa pena. In realtà anche nella prova della sofferenza gli uomini si dividono, come in ogni altra situazione.

Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Il buon ladrone non solo riconosce Gesù come uomo perfettamente giusto. Lo vede dalla croce come vero re d'Israele. Quella scritta posta al di sopra della croce è vera: " Costui è il re dei Giudei". Non conosce il mistero di quella sofferenza, ma sa che la croce è la via per entrare in possesso del suo regno. Forte di questa fede, innalza la sua preghiera: " Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno". So che oggi, tu, crocifisso come noi, sarai intronizzato. Riceverai il regno promesso. Quando sarai acclamato re, ricordati di me. Ti ho difeso. Ho riconosciuto la tua verità in un momento in cui nessun uomo sulla terra lo avrebbe fatto. Tu sei veramente il re dei Giudei.

Gesù accoglie questa preghiera elevata in purezza di fede e glielo dice: " In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso". In tutto il Vangelo Gesù è riconosciuto re di Israele per i suoi strepitosi miracoli. Solo una persona lo confessa come vero re d'Israele nel momento in cui Gesù si manifesta nella più grande umiltà, nel suo più grande annientamento, nella più assoluta povertà. La croce è il trono regale di Gesù.


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